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Rapporto OCSE 2008

Secondo il rapporto, nel anno 2006 la migrazione verso i paesi dell’OCSE (e cioè i 30 paesi più sviluppati economicamente e demograficamente del mondo) è cresciuta del 5% dal 2005 anche se ad un passo più lento rispetto agli anni precedenti. Nel 2006 gli immigrati regolari residenti permanentemente nell’area OCSE contavano 4 milioni, più i 2 milioni temporanei. Il risultato è il 12% di popolazione straniera all’interno dell’area OCSE, senza contare gli immigrati irregolari.

I tre principali paesi di origine degli immigrati sono la Cina con 10,7%, la Polonia con 5,3% e la Romania con 4,6%. Le statistiche mostrano che l’Europa assorbe il 85% delle migrazioni provenienti dal Nord Africa mentre i migranti dall’Africa Sub-sahariana scelgono solitamente come meta paesi OCSE non europei.

Le statistiche rivelano come principale motivo di immigrazione il ricongiungimento familiare o i matrimoni (44%) in tutti i paesi OCSE escluso il Giappone. Nel 2006 in Italia i possessori di permessi di soggiorno per motivi familiari erano 763 000 da un totale di 2.4 milioni di immigrati regolari.

La ricerca di un lavoro (14%), spesso scarsamente qualificato, è il secondo motivo più importante che predomina nei paesi europei come l’Italia, l’Irlanda, il Portogallo e il Regno Unito. Ad esempio, una gran parte del fabbisogno di manodopera poco qualificata nel Regno Unito è soddisfatta da lavoratori stranieri. In Italia nel 2006 1.5 milioni di stranieri risiedevano con permesso di soggiorno per motivi di lavoro (da un totale di 2,4 milioni di permessi). In tutti i paesi OCSE tranne in Australia i salari degli immigrati sono più bassi (negli USA del 20%!) anche se il divario retributivo tra uomini e donne supera quello tra immigrati e lavoratori nazionali.

Inoltre, si registra una crescita dell’occupazione straniera che in Italia e Svezia costituisce il 60% dell’aumento del tasso occupazionale sul livello nazionale. Nel 2006 in Italia, Spagna e Irlanda gli immigrati rappresentavano il 8,6% della forza di lavoro contro il 3,5% del 2002. Il tasso di occupazione degli immigrati in Italia è di 81,9% per gli uomini e 49,9% per le donne – medie più alte di quelle italiane (rispettivamente al 69,6 e 46%). I settori di lavoro solitamente scelti dagli stranieri sono: le estrazioni e l’energia (Italia 23,6%), le costruzioni (Italia 14,2%) e servizi domestici (Italia 10,4%).

Il rapporto OSCE inoltre descrive una diminuzione delle richieste d’asilo all’interno della zona OCSE. In testa ai paesi riceventi sono gli Stati Uniti, Canada, Francia, Germania e Regno Unito mentre i paesi maggiori d’origine sono l’Irak, il Montenegro e la Serbia. In Italia le domande d’asilo sono cresciute leggermente a 10 348 nel 2006. Solo il 7,2% ha ricevuto status di rifugiato mentre al 36,7% è stato rilasciato permesso di soggiorno umanitario.

Secondo l’OCSE tra il 2000 e il 2005 il numero degli studenti stranieri nei paesi dell’OCSE è aumentato del 50%. I paesi con maggiori percentuali di studenti stranieri sono gli USA, il Regno Unito, il Canada, la Francia e l’Australia. L’Italia resta una metà poco scelta dagli studenti stranieri.

Secondo l’OCSE in molti paesi riceventi gli immigrati costituiscono un importante fattore per la crescita demografica. La crescita complessiva dovuta agli stranieri è del 40% mentre in paesi come l’Austria e la Repubblica Ceca addirittura del 80%. Nel 2006 le persone nate all’estero costituivano il 12% della popolazione dell’area OCSE (18% di più del 2000).
Le nazioni che hanno visto maggiore crescita nella loro popolazione straniera sono Irlanda, Finlandia, Spagna e Austria. In Italia, nel 2007, la comunità rumena si è raddoppiata arrivando a 500 000 persone regolarmente residenti in Italia, così superando i numeri della popolazione albanese che aveva il primato negli anni precedenti.