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da Repubblica.it del 1 ottobre 2008

L’associazione Amici d’Africa. “A Parma soprusi ogni giorno”

Jean Claude Didiba, segretario generale dell'Associazione Amici d'Africa di Parma, parla del caso di Emmanuel Bonsu: "Non ho dubbi che si tratti di un caso di razzismo. La situazione per noi stranieri sta peggiorando sempre di più"

di Carlotta Sisti

Il clima è teso nella comunità africana di Parma, e lo si capisce dal tono con cui Jean Claude Didiba, segretario generale dell’associazione Amici d’Africa parla del caso di Emmanuel Bonsu. È agitato, parla in fretta, la voce è quasi affannata, le parole sono pesanti: persecuzioni, maltrattamenti, violazione dei diritti. Questo ogni giorno, secondo Didiba, che porta a esempio un episodio accaduto a lui stesso in mattinata: “Io abito a San Secondo e come ogni mattina alle 8 meno cinque accompagnavo mio figlio a scuola. Sull’auto ho il contrassegno per gli invalidi, per il bambino. Ho parcheggiato vicino alle bancarelle del mercato, com’era mio diritto, ma due vigili appena mi hanno visto si sono avvicinati per farmi allontanare. Senza chiedermi nulla, senza dirmi nemmeno “buongiorno”: per loro dovevo sloggiare. Io ho risposto che prima di tutto si saluta, poi si domanda se c’è una ragione per cui ho parcheggiato lì, infine ho detto che avevo a bordo il bambino e che avevo il contrassegno. Mi hanno chiesto “Che c’entra il bambino con gli invalidi?” Ecco, cose del genere succedono di continuo”.

Parla di Parma, Jean Claude, che “Dovrebbe essere una città europea, e invece è chiusa, barricata, spaventata dagli stranieri, che devono essere emarginati”. La rabbia accumulata di un immigrato che in 8 anni di vita a Parma non ha mai smesso di sentirsi tale, e che oggi con il caso di Emmanuel esplode: “Non ho dubbi che quello che è successo al giovane ghanese sia un atto di razzismo e xenofobia. L’ennesimo, ma stavolta almeno denunciato e fatto vedere all’opinione pubblica. La situazione per noi sta peggiorando, soprattutto con questo nuovo governo. Io mi definisco apolitico ma non posso far finta di non vedere che negli ultimi mesi c’è una caduta libera della tutela dei diritti di noi stranieri”.

Quella busta, poi, con la tristemente celebre scritta “Emmanuel negro” lo turba più di tutto: “L’ignoranza è di per sé una cosa terribile, ma diventa inaccettabile da parte delle forze dell’ordine. Sono sincero: non so per quanto ancora potremo sopportare tutto questo. Non vorrei usare la parola rivolta ma…”. Non ci sarà una rivolta, non nell’immediato almeno, nei piani di Jean Claude Didiba, ma una protesta pacifica sì: “È tutto il giorno che faccio telefonate alla comunità camerunese, a quella del Burkina faso e ovviamente alla comunità ghanese di Parma. Entro sera decideremo quando e come muoverci”.