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Da Il Mattino di Padova del 25 settembre 2008

Padova – In città vivono 25 mila immigrati regolari e la percentuale di stranieri sfiora il 12%

Erano 24.775 (12.156 uomini e 12.619 femmine) gli stranieri residenti a Padova al 31 agosto 2008. Ovvero l’11,7% della popolazione residente, pari a 211.750 unità (99.583 uomini e 112.167). Il numero degli arrivi è sempre sostenuto, se è vero che un mese prima ammontavano a 24.521 (ovvero 256 in meno). E che al 31 dicembre 2007 la presenza straniera era di 21.623 unità (con un incremento di di 3 mila persone). Il fenomeno produce ovviamente riflessi sulla composizione delle 98.730 famiglie padovane, giacchè risultano sempre più numerosi i nuclei unipersonali.

Lo studio presentato ieri, a Palazzo Moroni, dall’assessore ai Servizi demografici, Gaetano Sirone, e dalla responsabile del settore Programmazione Controllo e Statistica, Maria Novello, prende in esame però le 96.829 famiglie residenti nel capoluogo al 31 dicembre 2006 (con una popolazione totale di 206.154 persone) e una numerosità media di 2,15 componenti (una cifra in inarrestabile calo: nel 1989 era pari a 2,38). Il dato più eclatante è l’incremento di famiglie unipersonali, che sono ormai 38.794 (ovvero il 40,06% del totale, con una crescita, dal 2002, dell’11,8%). In questo contesto le famiglie di due componenti (non necessariamente marito e moglie) rappresentano il 26,73% del totale, quelle di tre il 18,03%. I nuclei numerosi (con sei persone e più) non arrivano ormai nemmeno all’1%.
Se, dunque, la «solitudine dei numeri primi» (per dirla con Paolo Giordano) è un dato sempre più concreto, va sottolineata, per le famiglie unipersonali, una netta differenza legata al sesso: tra le donne quasi la metà (il 49,5%) di quelle che vivono da sole ha più di 65 anni, mentre tra i maschi si scende al 18%. Gli uomini, invece, vivono soli, prevalentemente, fra i 24 e i 64 anni (il 78,5%). Una particolare attenzione viene riservata, ne «La famiglia a Padova nel 2006», ai nuclei unipersonali stranieri, che ammontano a 5.473. In questo caso vi è una netta prevalenza maschile (2.922 uomini e 2.551 donne): la quasi totalità di queste famiglie (2.913, pari al 99,7%, tra gli uomini; 2.504, pari al 98,2%, tra le donne) è concentrata nell’arco dell’età lavorativa (fino a 64 anni). La classe d’età più frequente è quella tra i 25 e i 34 anni (il 39,5%, contro il 13,7% che si registra tra gli italiani), mentre la meno numerosa è quella degli over 65 (l’1% contro il 42,5% di quella italiana). Altro dato interessante è quello che riguarda le famiglie monogenitoriali (in cui solo la madre o solo il padre vivono con uno o più figli) straniere. Si tratta delle situazioni determinate da vedovanze, separazioni, divorzi, convivenze o anche dalla scelta di procreare al di fuori del matrimonio.

Se, in generale, la monogenitorialità è un fenomeno a netta prevalenza femminile (nel 79% dei 12.040 casi il genitore è la madre), i rapporti mutano significativamente per i nuclei stranieri. Qui il 40,9% delle famiglie è composto da madre e figli, mentre per il 23,6% nuclei troviamo madre e figli con altri. Il padre vive con i figli solo nell’8,5% dei casi, mentre padre e figli con altri costituiscono il 27% dei nuclei. Le famiglie non parentali (cioè l’insieme di persone che vivono insieme senza legame di parentela con l’intestatario della scheda) sono 2.290, ovvero il 2,4% del totale. E’ in questa tipologia che sono ricomprese per lo più le convivenze.

Claudio Baccarin