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Parma. Pestaggio di Emmanuel – Iniziano gli interrogatori in Procura

Ed emergono importanti verità: “nessuna telefonata tra Emmanuel e lo spacciatore”

A quasi un mese dalla denuncia del pestaggio da parte di uno studente parmigiano, di origini ghanesi, cominciano ad emergere importanti frammenti di verità, che contraddicono quanto dichiarato dalla Polizia Municipale e dalle più alte cariche cittadine.

Secondo il Procuratore Laguardia non vi sarebbe stata nessuna telefonata fra lo spacciatore presente al parco al momento del fermo ed Emmanuel Bonsu. I tabulati telefonici, minacciosamente menzionati nei primi giorni di polemiche, escludono quindi un contatto tra il pusher e quello che secondo i vigili urbani era il suo nervoso “palo”, Emmanuel. E i due non si conoscevano.
Emmanuel ora torna ad essere solo uno studente davanti alla scuola prima delle inizio delle lezioni.
Ora però, secondo quanto riferito dal suo avvocato, rinuncerà alle serali per paura di uscire col buio, anche in seguito ad una lettera di minacce ricevuta dopo la coraggiosa denuncia sporta il 30 settembre.

Si è svolto anche, nei giorni scorsi, un lungo interrogatorio ad Emmanuel, di fronte alla pm Roberta Licci, durante il quale sono stati identificati tre dei suoi aggressori. “Emmanuel ha ancora un ricordo molto vivo dei fatti” ha affermato l’ avvocato. Il giovane non sarebbe mai caduto in contraddizione, è stato deciso e avrebbe raccontato i diversi episodi della sera del 29 settembre quando è stato fermato al parco Falcone e Borsellino.

I vigili saranno sentiti nei prossimi giorni in veste di indagati. Intanto la procura sta esaminando le testimonianze dei numerosi testimoni, alcune delle quali andate in onda durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”.

La cortina delle accuse a carico di Emmanuel così finalmente si dirada ma purtroppo non si dirada il silenzio delle istituzioni sulla vicenda. Se il colore della pelle di Emmanuel può aver provocato gli insulti dei vigili e un trattamento forse ancor più crudele, gli interrogativi che apre la vicenda Emmanuel vanno oltre l’accusa di razzismo e rimangono senza risposta nella città perfetta, quinta la qualità della vita, secondo una classifica agitata ad uso dell’opinione pubblica: quale è il limite alla ricerca di sicurezza? Come difendesi dalle carte dei sindaci?

E in città non si fermano le mobilitazioni che chiedono chiarezza sulla vicenda e che mettono sotto accusa l’intero impianto della Carta di Parma e dei pacchetti sicurezza. Nel corso del Consiglio Comunale del 14 ottobre si attendevano dichiarazioni del Sindaco e del Consiglio comunale, ma l’unica posizione chiara della maggioranza è quella contro chi sta protestando e sottolinando la gravità di quanto accaduto in città. I lavori sono stati così interrotti dalla protesta dei ragazzi dagli studenti Spam e Punto24 che gridando “vergogna” hanno chiesto le dimissioni di Monteverdi, distribuendo volantini e mostrando la foto di Emmanuel prima di essere allontanati dall’aula e minacciati di denuncia dal presidente Elvio Ubaldi per avere interrotto la seduta.

La discussione sulle tematiche del razzismo e del controllo si stanno intrecciando in queste ore a quelle della riforma Gelmini nelle numerose assemblee di studenti che in questi giorni stanno portando anche a Parma la mobilitazione esplosa in numerose altre città, senza bisogno di usare bombe carta. Altro episodio questo, quello del lancio di ordigni contro la sede della Polizia Municipale, che racconta come la città vetrina nasconda una profonda linea di crisi. A forza di cavalcare le tensioni e le contraddizioni sociali Parma, la città tranquilla, la città bomboniera, si riscopre piena di tensioni.

Intanto purtroppo si chiarisce la linea del Comune sullo scandalo creato ad agosto dalla foto della ragazza fermata nel corso di una operazione di Polizia Municipale contro la prostituzione. Questa mattina, nella Questura di Parma, il collaboratore di Repubblica Parma Mario Robusti ha ritirato l’avviso di garanzia scritto dal pm Francesco Gigliotti in merito all’inchiesta sul caso della prostituta nigeriana. Nonostante le parole del presidente del Senato Renato Schifani: “da quella foto è nato quasi un movimento di opinione inteso a riaffermare l’importanza della tutela della dignità umana della persona in qualsiasi situazione, di restrizione della libertà personale essa si trovi ed a qualsiasi etnia o razza essa appartenga”.

Elisabetta Ferri, Progetto Melting pot Europa

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