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Permesso di soggiorno a punti: proposte leghiste per un razzismo creativo

L’ultima uscita della Lega in materia di immigrazione ha qualcosa di sicuramente apprezzabile dal punto di vista della creatività e della fantasia.
Certo, il sistema dei punti che si perdono o si riacquistano sul permesso di soggiorno, a seconda del comportamento di chi ne è titolare, esiste già in qualche paese occidentale. Quel che appare inedito è però il livello di progettualità discriminatoria che questo partito al potere sta raggiungendo attraverso un quadro composito di proposte, provvedimenti, commenti e proclami.

Però non chiamateli razzisti. L’idea di introdurre referendum sui diritti delle minoranze è per loro solo un tentativo di far funzionare in maniera più sana la democrazia.
Il fatto di colpevolizzare a priori le vittime e assolvere quasi sempre i colpevoli, soprattutto se si tratta di vittime senza cittadinanza italiana ( o con la pelle scura) e di colpevoli in divisa, è una maniera per difendere la giustizia e la sicurezza degli elettori.

E non sono certo loro, nessuno di questo governo, ad andare in giro a spaccare il naso ai cinesi o a uccidere a sprangate giovani ragazzi africani per le strade di Milano. Loro non c’entrano proprio nulla.
Sono piuttosto quelli che contro questi episodi chiedono il pugno di ferro da parte della polizia e della magistratura, quelli che invocano pene esemplari per dimostrare che si tratta solo di qualche isolato fuori di testa e fuori controllo.

Davvero non ha alcuna colpa chi ci governa (e, a dirla tutta, anche chi ci ha maldestramente governato in precedenza) se il razzismo sembra avere trovato una linfa vitale e una legittimazione collettiva che non aveva dai tempi più bui di questo paese?

Ogni legge emanata, ogni decreto, ogni semplice proposta e disegno, ogni commento di ogni singolo politico che ha accesso all’amplificazione mediatica di giornali e televisione, ha un peso nella costruzione e nella decostruzione della società in cui si colloca.
Ogni parola è pesante, in determinati momenti e contribuisce a crearli, determinati momenti.
La paura e l’ansia indotte e meticolosamente suscitate con uno stillicidio di notizie orientate e filtrate: rumeno-stupratore/zingara-ladra-di bambini/africano-spacciatore, hanno riempito l’immaginario, hanno fornito un’alibi per sfogare le proprie frustrazioni nel vivere in un mondo in mutazione, veloce, inaffidabile, già nuovo.

I poliziotti picchiatori sono allora solo la rappresentazione legittimata di un controllo sociale violento offerto come unica soluzione ad un’insicurezza che ha origini complesse che nessun politico si sogna davvero di affrontare perché assolutamente sprovvisto di mezzi e capacità per farlo.
I cittadini picchiatori sono il frutto diretto di milioni di parole e di immagini sempre uguali che disegnano stereotipi razziali del tipo: con quelli là, coi neri-cinesi-mulatti te lo puoi permettere. Sono niente. Sono donne e uomini a metà. Sono vite a punti.

Ma esistono infinite contraddizioni. La prima e più importante: la società del futuro è già qui. Le seconde generazioni alzano la testa. Non ci stanno più, recriminano ai loro padri di avere troppo a lungo subito. E i punti, a volte, li danno loro, i migranti vecchi e nuovi, come a Milano e a Calstelvolturno, come Emanuel e come i due ragazzi camerunensi di Padova, che hanno trovato voce per giudicare a loro volta i loro ‘punitori’.
Il responso, per come è stato impostato il conflitto, non può che essere di natura oppositiva e non pacificata.

La seconda contraddizione è quella che il controllo sociale violento da parte delle forze dell’ordine e del governo non riesce più ad essere così selettivo.
Se per i non italiani si inventano iniziative vivaci come il permesso di soggiorno a punti, contro gli italiani poveri, messi ai margini, non allineati, esiste una repressione meno sbandierata perché più difficile da giustificare attraverso il consenso nonostante le puntigliose opere di criminalizzazione.
Esiste sempre più gente, soprattutto a sud di questo paese, sfrattata, umiliata, deprivata di tutto, volutamente abbandonata alle reti dell’economia sommersa, spaventata.
Esistono gli sfrattati di Palermo costretti a rifugiarsi dentro la cattedrale con le loro decine di bambini infreddoliti e febbricitanti sotto la pioggia, nella stessa notte delle auto incendiate e delle barricate contro la polizia nella medesima città per la morte evitabile di due ragazzini inseguiti da una volante.

Certo è che, come sta accadendo a Castelvolturno, in questi casi è molto più facile che si inneschi una guerra tra poveri, secondo il divide et impera da sempre tanto caro a chi detiene il potere.
Ma quanto potrà durare?

Il razzismo è una macchia ad espansione. Comincia coi neri, finisce coi poveri, riprende con gli invalidi e si conclude con chiunque alzi la testa.
Ma a quel punto arriva il conflitto e i neri i poveri gli invalidi e le teste calde si ritrovano finalmente tutti dalla stessa parte.

C’è un mondo in ebollizione e forse fa bene, la lega, a distrarsi con il gioco dei permessi di soggiorno a punti, inconsapevole o meno ormai poco importa, di quanto stia soffiando sul fuoco.

Permesso di soggiorno a punti – Il commento alla proposta leghista
a cura dell’Avv. Marco Paggi