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da Repubblica.it del 14 novembre 2008

Parma – Vigili accusati, non solo Bonsu. Violenze e minacce a tre minori

di Stefania Parmeggiani

Botte non solo per Bonsu, quella sera. Minacce e violenza anche nei confronti di tre minorenni, perquisiti al parco ex Eridania e portati al comando a forza. Per i vigili sotto accusa, arrivano altri guai giuziari.

Violenza privata e perquisizione arbitraria ai danni di tre minorenni. Sono indagati anche per questo gli otto agenti, il commissario capo e l’ispettore capo che comandarono, coordinarono ed eseguirono l’operazione antidroga del 29 settembre, quella terminata con il fermo di Emmanuel Bonsu Foster. Il ragazzo, scambiato per il palo di uno spacciatore palestinese, non è stata l’unica presunta vittima dei vigili urbani.

Quel pomeriggio al parco c’erano anche tre ragazzini, tutti minorenni, che sono stati portati al comando e che poi sono stati ascoltati dalla Procura. Nell’avviso di garanzia notificato agli agenti si parla anche di loro, si scrive che sono stati portati in caserma “con violenza e minaccia”. Per fermarli gli agenti gli avrebbero “puntato una pistola contro”, gli avrebbero requisito gli scooter e poi li avrebbero fatti salire in auto a forza, “trattenendoli per le braccia”. Uno degli adolescenti, che probabilmente si divincolava, è stato colpito “con un pugno al petto”. E una volta in via Del Taglio, mentre Emmanuel veniva costretto a spogliarsi e a fare flessioni, insultato con parole quali “negro” e “scimmia”, i tre ragazzini venivano perquisiti. Nei loro confronti sarebbero volate anche parole grosse, insulti come “figlio di puttana”.

Probabilmente gli agenti pensavano di avere di fronte i clienti dello spacciatore o comunque ragazzi che avessero a che fare, in qualche modo, con il palestinese e il suo presunto palo. Poi sono stati rilasciati, ma la perquisizione viene considerata arbitraria, il pugno, il trasferimento al comando e gli insulti una violenza privata. Altre ipotesi di reato su cui indagare, altre accuse da cui, in caso di rinvio a giudizio, gli agenti dovranno difendersi e che già delineano i contorni di un’operazione antidroga singolare. Non solo nel suo svolgimento, ma anche nel suo preludio e nel suo epilogo.

Innanzitutto perché prima di entrare in azione gli agenti si erano appostati al parco da qualche giorno e poi perché, una volta fermato Bonsu senza darne comunicazione all’autorità giudiziaria, le note successive erano incomplete o “false” come ipotizza la procura al fine di coprire una serie di errori commessi.