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Parma – La foto della vergogna: ma l’operazione non era di “professionalità esemplare”?

Si avvia a conclusione l’indagine preliminare della Procura di Parma sulle pesanti denunce di Emmanuel relative al pestaggio del giovane studente ghanese avvenute nel parco antistante alla scuola.
Il fatto, secondo quanto raccontato dal ragazzo, sarebbe avvenuto il 29 settembre e protagonista è il corpo speciale della Polizia Municipale voluto dal Comune di Parma e che fa capo all’assessorato alla sicurezza.
Mentre la denuncia di spaccio e resistenza a carico del ragazzo sembra si avvii a conclusione, ad essere archiviata, si fanno ogni giorni più pesanti le posizioni dei dieci vigili indagati.

Alcuni giorni fa, sul personal computer di uno di loro, sequestrato dalla procura, sarebbe stato trovato un file maldestramente cancellato, e recuperato. Un agghiacciante file con l’immagine di un vigile che indica trionfante l’occhio tumefatto di Emmanuel, come si trattasse di un trofeo di guerra o di un safari. Raggelante la somiglianza alle foto delle troppe stanze di tortura, alle foto di Abu Ghraib, scattate a uomini violati e privati della loro dignità, torturati e privati dello stato di persone.
Gli inquirenti, in seguito alla denuncia di Emmanuel di essere stato costretto a scattare quella foto col suo aguzzino, sono arrivati all’immagine. Tutte le dichiarazioni di Emmanuel sembra stiano trovando un riscontro da parte della Procura.

Pesanti le accuse per cui si ipotizza il rinvio a giudizio dei vigili, otto agenti, un ispettore capo e un commissario: percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d’ufficio, abuso di potere e sequestro di persona. Gli agenti, interrogati nei giorni scorsi, non hanno risposto. Solo dopo settimane dalla denuncia, il trasferimento ad incarichi amministrativi e la rimozione dal nucleo operativo speciale.

Intanto Emmanuel è ancora traumatizzato da quanto accaduto quella sera: “Non sto bene – dice – mi fa ancora male l’occhio e l’orecchio, farò altri interventi. Mi fa piacere che i vigili siano stati accusati, che venga riconosciuto il loro errore. Ma non è ancora finita. Ho ancora paura”. Emmanuel non esce di casa, non va a scuola, ha rimandato il suo servizio da volontario nella comunità di tossicodipendenza a Betania. Dice di aver ricevuto ancora minacce, di sentirsi sotto tiro e ripete di avere paura. Anche adesso, nonostante quei 10 arrivi di garanzia, nonostante “la tanta solidarietà ricevuta”.

E altre tre persone sarebbero vittime del pestaggio, tre minorenni, perquisiti al Parco ex Eridania e condotti al comando, dove, secondo l’indagine, avrebbero minacciato e percosso i ragazzi fermati.

Dal Comune non arriva nessuna ammissione, niente scuse e nessun provvedimento.
Ma città, movimenti e le varie forze politiche cittadine si chiedono come sia possibile che sindaco e assessore, che hanno voluto la carta per la sicurezza e hanno creato e coperto quel corpo speciale – oggi, grazie al coraggio di Emmanuel, indagato – siano ancora al loro posto.

Non si può accettare che niente sia accaduto dopo quanto emerso e con ancora l’eco le parole del comunicato del Comune, reso pubblico il giorno successivo al pestaggio: l’assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi ha ringraziato nella giornata di oggi gli agenti della Polizia municipale che, dopo alcuni giorni di appostamenti, hanno arrestato in flagranza di reato un pusher al parco Eridania: “E’ stata un’operazione esemplare per professionalità, risultato e correttezza visto che erano coinvolti anche alcuni minori. Era una segnalazione che arrivava dai cittadini e per questo sono soddisfatto due volte, per aver dato una risposta ad una richiesta reale che arrivava dai frequentatori del parco e, secondo, perché la Polizia municipale ha dimostrato ancora una volta di essere all’altezza dei compiti assegnati”.

Elisabetta Ferri, progetto Melting pot