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Un bambino morto a Venezia per fuggire ai controlli

Il comunicato della rete veneziana Tuttidirittiumani per tutti

Un bambino afgano è morto a Venezia, la città dell’accoglienza. È morto per sfuggire ai controlli della polizia di frontiera al porto perché ormai tutti i migranti sanno che anche se si è minorenni sempre più spesso si viene rimandati indietro, quando intercettati sulle navi, senza avere possibilità di chiedere asilo politico o anche solo di venire informati sui propri diritti. Questo bambino, come centinaia di altri migranti, fuggiva in cerca del diritto ad un’esistenza dignitosa e priva di terrore. Questo minore, dopo un viaggio probabilmente durato anni e costellato di abusi e violenze, era arrivato in Grecia, dove la violazione dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo, ma anche dei diritti umani in generale, è stata ampiamente denunciata tanto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Uniti per i Rifugiati che da Amnesty International. Entrambi gli organismi hanno formalmente chiesto agli Stati membri dell’Ue di non rimandare più nessun migrante o richiedente asilo nella repubblica ellenica. Dai porti dell’Adriatico invece , e specialmente da quello di Venezia, la prassi dei respingimenti collettivi e informali continua costantemente a verificarsi provocando, come diventa evidente in casi come questo, l’aumento della pericolosità dei viaggi di persone che tante volte avrebbero invece diritto ad un’accoglienza e ad inoltrare una richiesta di asilo, e che sempre e comunque dovrebbero venire personalmente informate dei loro diritti da avvocati e mediatori (peraltro pagati per questa ragione dal Ministero dell’Interno come nel caso del Consiglio Italiano Rifugiati, che opera al porto di Venezia). Il problema è che la polizia di frontiera respinge indietro i migranti sullo stesso vettore col quale sono arrivati senza minimamente tenere in considerazione questi doveri giuridici. Il bambino morto oggi in questa città sapeva bene che nascondersi e metter a repentaglio la propria vita era l’unico modo per non rischiare di venire respinto senza appello una volta arrivato ad un passo da quella che viene raccontata e descritta come la terra dei diritti umani. Di chi è la responsabilità di queste morti? Chi pagherà per il sangue di un ragazzino che sognava solo di potere esistere?

La rete delle associazioni Tuttidirittiumani per tutti, da tempo impegnata in un percorso di controinformazione sulla violazione dei diritti di migranti e richiedenti asilo al porto di Venezia, torna a chiedere con forza che a tutti coloro i quali arrivano al porto venga riconosciuto nei fatti il diritto d’accesso all’informazione tramite l’incontro con il personale civile, che ciascuno possa concretamente avere la possibilità di avanzare una richiesta di protezione internazionale, che vengano sospesi i respingimenti con la Grecia che violano apertamente l’art.3 della Cedu che vieta le espulsioni verso paesi nei quali le persone possono subire trattamenti inumani e degradanti, ma anche numerose altre norme di diritto interno e internazionale.