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Parma – Le foto della sicurezza. Il pestaggio di Emmanuel e le responsabilità della politica

Intervista a Paolo Gaibazzi dell’Ass. YaBasta di Parma, antropologo all’Università Bicocca di Milano

Le foto che ritraggono gli agenti della Polizia Municipale di Parma mentre mostrano Emmanuel sanguinante come un trofeo sono ormai di pubblico dominio. La Procura della Repubblica ha disposto proprio in questi giorni gli arresti domiciliari per quattro tra gli agenti coinvolti nel pestaggio.
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Sulla situazione di Parma, laboratorio delle politiche securitarie a livello di amministrazioni locali, abbiamo intervistato Paolo Gaibazzi dell’Ass. YaBasta di Parma, antropologo all’Università Bicocca di Milano

D: E’ di questi giorni la pubblicazione dell foto che ritraggono Emmanuel mentre viene ritratto come un trofeo dagli agenti della Polizia Municipale di Parma, per quattro di loro la Procura ha disposto gli arresti domiciliari. Parma come ha reagito a questa notizia?
R: Ovvio che abbiamo accolto con partecipazione la decisione della procura di arrestare questi quattro vigili, di obbligare loro agli arresti domiciliari, perchè questa vicenda assume in questo modo anche una materialità giudiziaria compromettente anche per l’opinione pubblica in città.
Dalle prime battute, da quello che si può registrare nel contesto cittadino, c’è grossa indignazione per quanto avvenuto.

D: Abbiamo avuto modo spesso di sottolinearlo. Quello di Parma non è un episodio isolato ma i fatti di cronaca che hanno a che vedere con l’abuso di potere nei confronti dei migranti o con il razzismo, sono stati diversi. In Italia si discute di pacchetti sicurezza, di restrizione dei diritti nei confronti dei migranti, di dispositivi che hanno anche sempre un alto valore simbolico.
R: Forse in questi mesi in cui la scena è stata dominata dalla crisi mondiale, ma anche da fatti estremamente positivi come l’onda dei movimenti universitari e della scuola, si è parlato un po’ meno di sicurezza. Ma quest’onda securitaria, sicuramente più maligna ed insidiosa, che ha avuto poi nella città di Parma un laboratorio importante di sperimentazione come andiamo ripetendo da molto tempo non ha smesso di produrre i suoi effetti, soprattuto a livello locali.
Ciò che è avvenuto non è un caso, come non sono un caso le dichiarazioni della Giunta comunale che sin dai primi momenti ha cercato di mascherare e giustificare la vicenda. La cosa più grave è stata proprio tutto questo tentativo di mettere in piedi questo impianto giustificatorio che è stato poi facilmente mascherato ed in ogni caso politicamente molto compromettente per la Giunta stessa.
Ciò nonostante però nessuno dei personaggi che ha gravitato intorno a questa vicenda, che ha in qualche modo tentato di coprire l’accaduto, a parte i responsabili materiali del pestaggio, sono stati rimossi e non hanno assunto alcuna responsabilità.
Ma è nel contesto del del laboratorio Parma, quello in cui si è sperimentata la Carta di Parma, che è stato possibile che la Polizia Municipale assumesse un ruolo di polizia repressiva nei confronti della cittadinanza di cui Emmanuel fa parte.

D: Quando la misura è colma però c’è anche la capacità di reagire
R: Si, il lato positivo di questa vicenda è proprio questa nuova presa di parola che si è affacciata sulla scena a partire da l’omicidio di Abba a Milano, dopo la strage di Castelvolturno e che ha avuto anche a Parma la possibilità di prendere forma. Fin dalle prime ore seguenti al pestaggio anche a Parma ha preso piede la mobilitazione. Un importante presidio e una grossa manifestazione hanno avuto luogo. E’ chiaro che questo offre la possibilità di scavare, di andare a fondo su quali siano le condizioni dentro alle quali maturano questi avvenimenti. Se a Castelvolturno la vicenda ha delle implicazioni particolari e nella metropoli milanese si è affacciata la possibilità di discutere della diffusione del razzismo all’interno della società, qui a Parma è emerso un lato ancora diverso in questo dibattito. Qui, l’abuso, la vessazione, la violenza ha assunto chiaramente i connotati istituzionali. E’ stata la stessa Polizia Municipale a rendersi protagonista di questi fatti.
Ovvio che tutto questo mette in luce un nodo centrale che riguarda il modo con il quale è concepito l’utilizzo della Polizia Municipale nel contesto cittadino ed in generale del ruolo non di poco conto che ricoprono spesso le amministrazioni locali nell’impianto di repressivo.