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da Polis quotidiano del 14 febbraio 2009

I medici di Parma non denunceranno i clandestini

Giovedì sera il consiglio dell’Ordine dei medici di Parma si è riunito per valutare le conseguenze possibili dell’emendamento alla Legge sicurezza che introduce la possibilità di denunciare gli immigrati senza permesso di soggiorno quando si rivolgono alle strutture sanitarie per farsi curare. I medici del parmense produrranno un documento per esprimere la contrarietà alla norma, approvata al Senato ma non ancora alla Camera. «Pur con qualche sottolineatura diversa – spiega il presidente Tiberio D’Aloia – siamo concordi nella critica di fondo. La delazione è contraria al codice deontologico: il medico cura il malato indipendentemente dalle sue condizioni giuridiche. Inoltre se la paura della denuncia spingesse alcuni immigrati a non rivolgersi più alla sanità pubblica per farsi curare si produrrebbero rischi importanti per tutti, dalla diffusione di una medicina clandestina alla diffusione di malattie infettive ora tenute sotto controllo fino all’impossibilità di fare qualsiasi prevenzione». La paura sta già iniziando a diffondersi. Lo Spazio salute immigrati dell’Asl, dove si rivolgono anche molti clandestini presenti a Parma è «tempestato di telefonate – come riferisce la direttrice Adele Tonini – di nostri pazienti che vogliono sapere chi e quali pericoli incontreranno». Alcuni stranieri negli ultimi giorni non si sono presentati negli ambulatori per esami già prenotati. La comunità cinese è quella che ha avvertito più delle altre il pericolo e negli ultimi giorni i cinesi sembrano aver smesso di frequentare i medici. E la paura contagia anche gli anziani italiani, quelli assistiti da badanti irregolari: «Più di un’anziana – spiega Faissal Choroma, medico dell’unità operativa del programma salute immigrati – ha ritirato le deleghe fatte perché la badante potesse prelevare i loro farmaci. Credono che qualcuno possa denunciare le badanti e rivalersi su chi le hanno assunte in nero». «I medici non denunceranno i clandestini – afferma chiara Tonini – perché la legge non è ancora approvata e perché è contraria alla deontologia. Invito l’Asl ad appendere in tutte le sedi cartelli che lo evidenzino. Certo la frattura nel processo di integrazione è già presente. Anche se l’emendamento verrà bocciato qualcosa nel rapporto di fiducia medico paziente è già andato perso». Chi da anni cura gli immigrati anche irregolari rivendica i risultati conseguiti. Si sono evitate diffusioni di malattie infettive, dalla Tbc (circa 130 casi negli ultimi tre anni), all’epatite (300 casi), alla sifilide (100). Così come si è eliminato il fenomeno della medicina clandestina, quella che interessa soprattutto le interruzioni di gravidanza. A Parma quasi un aborto su due riguarda immigrati (44% nel 2007). «Ma abbiamo anche ridotto il numero di Ivg – aggiunge sempre Tonini – grazie a corsi in diverse lingue su educazione sessuale e contraccezione». Tutto questo, con norme che non assicurano l’anonimato del paziente, può andare perduto. Ieri gli esponenti locali del Partito democratico sono intervenuti proprio per sottolineare questo rischio: «Una legge abominevole, razzista, vergognosa – dice Giuseppe Crialesi, medico e consigliere comunale – anche se credo che nessun medico denuncearà qualcuno che non ha commesso crimini ma è solo privo di documenti». Non meno tranciante Maurizio Vescovi, anche lui medico e consigliere: «Una legge inumana, schizofrenica e pericolosa. Cosa succederà, che gli immigrati si dovranno scegliere il dottore dopo avergli chiesto la posizione politica?». «In nome della sicurezza – chiude l’onorevole Carmen Motta – si stanno introducendo norme fonti di grandi pericoli per tutti senza che vi sia assolutamente alcun vantaggio per nessuno».

Giuseppe Crialesi