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Parlamento europeo – Favorire l’integrazione dei giovani migranti nelle scuole UE

Approvando con 431 voti favorevoli, 55 contrari e 94 astensioni la relazione di Hannu Takkula, il Parlamento rileva anzitutto che l’aumento della migrazione all’interno e verso l’Unione europea sta «modificando in molti luoghi la composizione delle scuole». Pur riconoscendo che la migrazione può arricchire in termini di cultura e d’istruzione, sostiene che le differenze culturali ostacolano spesso la comprensione e il dialogo tra allievi, nonché tra allievi e insegnanti, e che in assenza di misure di accompagnamento adeguate, ciò può «comportare serie divergenze». Ricordando poi che la percentuale di bambini migranti nella scuola «è destinata ad aumentare», sottolinea la necessità di maggiori sforzi a livello dell’Unione europea poiché tutti gli Stati membri devono affrontare sfide simili al riguardo.

Il Parlamento raccomanda agli Stati membri di «evitare di creare scuole simili a ghetti o classi speciali per figli di migranti», e di promuovere una politica dell’istruzione inclusiva, in virtù della quale i bambini siano assegnati alle classi in base al livello d’istruzione e alle esigenze individuali. Osservando che il livello d’istruzione dei figli di migranti «è notevolmente inferiore a quello degli altri», sottolinea che l’integrazione deve basarsi sui principi di «pari opportunità nell’istruzione», garantendo uguale accesso a una formazione di qualità, e respinge quindi qualsiasi soluzione «che si basi sulla segregazione e su un’istruzione inadeguata».

Ricordando che l’organizzazione della formazione è di competenza nazionale, il Parlamento chiede ai governi degli Stati membri di garantire l’istruzione ai figli di migranti, incluso l’insegnamento delle lingue ufficiali del paese ospitante, ai fini della loro «piena integrazione». In tale ambito, insiste affinché l’apprendimento delle lingue sia incoraggiato dall’età prescolare. Anche gli adulti dovrebbero essere pronti a «sfruttare l’opportunità», poiché è «fondamentale» che i genitori siano coinvolti nei programmi d’insegnamento, «per assicurare che i bambini non siano separati dalla società e per aiutarli a integrarsi nella scuola».

Al contempo, reputa che occorre promuovere le lingue e le culture d’origine dei migranti. Riconosce quindi l’importanza di introdurre nei programmi scolastici ore di insegnamento ai migranti nella loro lingua madre, per garantire la conservazione del loro patrimonio culturale. Chiede inoltre, per i migranti, un sostegno in termini finanziari e amministrativi a favore di corsi di lingua tenuti da personale formato che comprenda la loro lingua madre. Anche perché «nelle scuole è elevato il numero di bambini provenienti da un contesto migratorio che si trovano in una posizione socioeconomica debole».

Il Parlamento insiste inoltre sulla necessità che tutti beneficino della parità di trattamento e che le istituzioni scolastiche e gli insegnanti considerino «la diversità come una situazione normale». Chiede che le scuole con un’elevata percentuale di bambini immigranti «siano dotate del personale adeguato e delle strutture necessarie per gestire la sfida posta da classi eterogenee e consentire loro di offrire un insegnamento di qualità». Ritiene quindi importante che, nelle scuole frequentate da figli di migranti, gli insegnanti ricevano una formazione specifica che includa competenze interculturali, per consentire loro di trattare nel modo più efficace possibile la diversità nella scuola.

Il Parlamento rileva inoltre che le scuole hanno bisogno di insegnanti immigrati, «poiché offrono un’esperienza importante ai loro colleghi, rappresentano l’esito positivo dell’integrazione sociale e potrebbero costituire un modello per i bambini in difficoltà». Si dice anche «a favore di regimi di mobilità che consentano di reclutare insegnanti del paese d’origine per facilitare il contatto dei figli di migranti con la cultura e la civiltà di provenienza».

Il Parlamento chiede alla Commissione e al Consiglio di avviare un dialogo tra gli Stati membri nel quadro del metodo di coordinamento aperto al fine di scambiare migliori pratiche e sviluppare un’agenda comune volta ad affrontare le lacune nell’istruzione degli immigranti ed invita a riferire regolarmente sui progressi compiuti nell’ambito dell’integrazione dei bambini migranti nel sistema scolastico degli Stati membri.

Il Parlamento esorta poi la Commissione ad affrontare le conseguenze per i sistemi d’istruzione degli Stati membri, non solo della migrazione all’interno dell’UE ma anche dell’immigrazione verso l’Unione. A tale proposito rilevando come le attuali disposizioni della direttiva 77/486/CEE (in materia d’istruzione dei bambini migranti degli Stati membri) non corrispondano alla nuova realtà sociale dell’Unione, suggerisce l’introduzione di una modifica che contempli l’istruzione di minori cittadini di paesi terzi o i cui genitori non abbiano la cittadinanza comunitaria.