Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Venezia – Fronte del Porto. Il diritto d’asilo si garantisce dal basso

Tutti gli interventi del convegno

Tutte le violazioni del diritto d’asilo, le pratiche arbitrarie di respingimento attuate al Porto di Venezia ed in generale nei porti dell’Adriatico, sostenute da precisi richiami alla normativa nazionale, europea ed internazionale, da storie e documenti che diventeranno ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il Convegno di Venezia ha disvelato, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, la drammaticità e l’illegittimità di ciò che accade alla frontiera del Nord Est: minori e legittimi richiedenti asilo provenienti in gran parte dall’Iraq e dall’Afghanistan che, dopo essere fuggiti da guerra e torture, portando sulla loro pelle i segni delle delle violenze delle polizie dei diversi stati che hanno dovuto attraversare nella loro rotta, approdano in Grecia, Unione Europea, paese in cui le domande d’asilo hanno una percentuale di riconoscimento in prima istanza pari allo 0,0%.
Costretti a vivere nella baraccopoli di Patrasso, circa cinquemila persone provano allora quotidianamente la via della fuga verso l’Italia, imbarcandosi su navi dirette verso i porti di Venezia, di Ancona, di Brindisi. Provando e riprovando la fortuna innumerevoli volte.
E’ da questo momento che cominciamo a misurare il grado di barbarie di cui è capace il nostro paese. Non nel Sud del mondo, non nel medio-oriente degli stati canaglia, ma qui, nel paese di chi in Afghanistan o in Iraq aveva raccontato di portare il nuovo mondo, la democrazia e la pace.
I respingimenti silenziosi che avvengono ai danni di minori, ricacciati nella Grecia di Patrasso e dei pestaggi, senza che abbiano avuto la possibilità di affacciarsi alla banchina, senza che nessuno abbia ascoltato la loro domanda d’asilo, sono allora la nostra doppia vergogna: la prima è quella di un Afghanistan in cui la produzione d’oppiacei (parola di Emegency) ha raggiunto dopo il conflitto cifre senza precedenti, in cui le guerre tribali mietono morte più di prima, in cui il governo (istituito da elezioni organizzate dagli occupanti) impone leggi contro le donne. La seconda vergogna, che non sale agli albori della cronaca, è quella di chi respinge i figli della guerra che ha contribuito ad alimentare con prassi illegittime ed insieme illegali.

Qui, i medici potranno probabilmente denunciare gli irregolari mentre i figli dei senza documenti non esisteranno. Con i clandestini occorre essere cattivi aveva detto il Ministro Maroni: così, di fronte all’“invasione” non c’è normativa internazionale che tenga, ed ogni bambino, ogni richiedente asilo, è prima un clandestino. Lo spazio di arbitrarietà concesso alla Polizia in questo caso è assoluto e travalica i confini dello stato di diritto. Il Viminale può non sapere?

La rete delle associazioni veneziane Tuttiidirittiumanipertutti è andata allora a ripescare queste storie, a dar voce a chi per l’autorità italiana non è comodamante mai esistito perchè respinto non solo senza formalità, ma senza contenuti, in via preventiva.
Oggi quelle storie, grazie a questo viaggio a ritroso, hanno un nome e diventano interrogazioni parlamentari ai ministri competenti, editoriali di prima pagina (quello di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera di martedì su tutti), si trasformano in ricorsi alle istituzioni europee europee. Per la verità avevamo tristemente già potuto conoscere alcune di queste storie, quella di Zaher e di altri, una volta morti nel tentativo di superare i controlli ai porti, nel tentativo di conquistare la loro libertà ed il loro sacrosanto diritto d’asilo evitando i respingimenti illegittimi praticati dalla Polizia.

Significativo e assolutamente realista l’intervento al convegno di Massimo Cacciari, Sindaco di Venezia, incalzato dalle associazioni. Alla richiesta di mettere in campo un protocollo attraverso la Prefettura, per regolamentare e monitorare il corretto svolgimento delle procedure di richiesta d’asilo all’interno del Porto, con l’istituzione anche di un osservatorio indipendente delle associazioni che possa avere accesso all’area portuale ed alle navi, il primo cittadino ha risposto “con l’obbligo di dire cose molte precise, proprio perchè l’impegno che avete messo è serio e ad esso non può corrispondere nessuna vuota retorica” – queste le sue parole.
E ancora: “la storia dei diritti umani è la storia della violazione dei diritti umani”. “Che la situazione al porto sia totalmente fuori legge lo avete ampiamente dimostrato”. Il Sindaco ha riconosciuto che grazie al lavoro svolto dalla rete è emersa una realtà inquetante e di palese violazione delle normative internazionali e comunitarie”.
Per garantire un lavoro come quello che chiedete e che sarebbe necessario, servono però le risorse – ha detto il primo cittadino – come servono risorse per rispondere a tutti quelli che, avendo diritto ad accedere alla procedura, dovrebbero poi trovare adeguata accoglienza.
Il Comune di Venezia, è bene ricordarlo, è stato un apripista nei progetti di accoglienza per i minori non accompagnati e per rifugiati e richiedenti asilo, ma ciò che oggi emerge è l’inadeguatezza delle risorse messe a disposizione dal Ministero per far fronte a queste gravissime situazioni.

Se da un lato il Sindaco ha volorizzato quindi l’importante lavoro di denuncia svolto, ed in seguito l’Assessore alle Politiche Sociali e dell’Accoglienza, ha aperto lo spazio per l’istituzione dell’Osservatorio indipendente (già il Comune ha richiesto alla Prefettua l’apertura di un tavolo di confronto con i soggetti che operano al Porto), dall’altro ha consegnato alla platea la nuda e cruda realtà.
Il tempo della crisi è anche il tempo in cui la mediazione, la concertazione politica, le risposte dell’iniziativa istituzionale (in questo caso comunale) faticano a garantire anche i diritti più elementariì, questo a prescindere dalla volontà politica (il Comune di Venezia è stato un esempio di progettualità innovativa su questo terreno).

Il governo è impegnato nello stanziamento di ingenti fondi per la costruzione di decine di nuovi Cie. Per il riconosciemento del diritto d’asilo, per l’accoglienza, sembra ci sia il bisogno di praticare altre strade: altre garanzie ai porti, un’altra accoglienza, al di là di ciò che è previsto, al di là di ciò che è disposto. Questo le associazioni veneziane sembrano averlo capito, ora si tratta di praticarlo.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

-Tutti gli interventi del seminario-

Alessandra Sciurba, Progetto Melting Pot Europa-Associazione Razzismo Stop
[Ascolta ]

Carlo Campana, Emergency
[Ascolta ]

Alessandra Sciurba presenta Mariani Papanikolau, Associazione Kinisi di Patrasso
[Ascolta ]

Mariani Papanikolau, Associazione Kinisi di Patrasso
[Ascolta ]

Prof Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo
[Ascolta ]

Avv. Alessandra Ballerini
[Ascolta ]

Avv. Luca Mandro
[Ascolta ]

Giusy D’Alconzo, Amnesty International
[Ascolta ]

Le richieste delle Associazioni al Sindaco di Venezia
[Ascolta ]

Massimo Cacciari, Sindaco di Venezia
[Ascolta ]

Fulvio Vassallo Paleologo risponde al Sindaco
[ Ascolta ]

Luana Zanella, Assessore alle Politiche giovanili e Pace
[Ascolta ]

Alessandra Sciurba introduce Sandro Simionato
[Ascolta ]

Sandro Simionato, Assessore alle Politiche Sociali e Rapporti con il volontariato
[Ascolta ]

Le conclusioni di Alessandra Sciurba
[Ascolta ]

Vedi anche:
Ancona – Diritto di Asilo negato: migranti e richiedenti asilo tra Ancona e Patrasso