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da Il Piccolo di Trieste del 28 maggio 2009

Appalti, è nata la prima Rsu di bengalesi

Sale la tensione tra le ditte che operano nello stabilimento di Panzano

Intervento di Fincantieri per sollecitare i pagamenti agli operai croati in sciopero da due giorni

Il mondo degli appalti Fincantieri inizia ad alzare la testa. Almeno compatibilmente con l’esigenza di non mettere a rischio il proprio posto di lavoro. Stanno emergendo azioni spontanee di rivendicazione dei propri diritti, come quella avviata dalla ventina di lavoratori croati della Euronavimont che martedì, e pure ieri, si sono rifiutati di entrare nel cantiere navale di Panzano, dopo aver lavorato due mesi gratuitamente per il loro datore di lavoro, pure croato. Ma sono anche le centinaia di lavoratori bengalesi del cantiere, impiegati in una miriade di ditte soprattutto nel settore delle coibentazioni, che cominciano a organizzarsi. I primi a farlo sono stati quelli di una piccola ditta esterna che si è data la prima Rappresentanza sindacale unitaria tutta bengalese e targata Fiom-Cgil. Un passaggio difficile e coraggioso, visto che avrebbe provocato immediate reazioni da parte del titolare, un italiano, che non avrebbe apprezzato molto l’iniziativa tanto da minacciare di chiudere la ditta, con l’ovvia conseguenza di lasciare a casa i dipendenti ”rei” di aver voluto darsi una rappresentanza in grado di confrontarsi con la proprietà. E proprio nel timore di ritorsioni a danno dei lavoratori la Fiom-Cgil, che ha seguito da vicino la vicenda con la speranza di promuovere una maggiore sindacalizzazione e quindi una maggiore tutela dei lavoratori dell’appalto, ha cercato in tutti i modi di non dare pubblicità alla nomina della prima Rsu composta da lavoratori del Bangladesh.
In stabilimento gli uomini originari del Paese asiatico sono impiegati soprattutto in attività di coibentazione e proprio in questi giorni il sindacato era ritornato sull’esigenza di applicare quanto previsto nel protocollo siglato con Fincantieri per garantire la sicurezza dei lavoratori impegnati nella lavorazione. L’immigrazione dal Bangladesh, iniziata nella seconda metà degli anni ’90, rimane legata a doppio filo all’attività dello stabilimento Fincantieri. Sul flusso di cittadini dal Paese asiatico, fattosi sempre più consistente e tale da portare la presenza della comunità a Monfalcone a quota 1.265 componenti (dato fine 2008), ha aperto da tempo un’indagine, proprio per le dimensioni del fenomeno, la Questura di Gorizia. L’inchiesta pare finalizzata ad accertare non siano stati utilizzati canali o procedure irregolari per favorire l’arrivo in città di cittadini bangladesi. La questura avrebbe quindi effettuato un’analisi delle dinamiche interne alla comunità, che ruota, almeno in parte, attorno ad alcune associazioni create da connazionali, oltre che ai negozi e ai call-center gestiti sempre da persone del Bangladesh.
Intanto Fincantieri ha avviato un confronto con il consorzio formato da Cvm di Mestre ed Euronavimont di Buje, nell’Istria croata, la cui ventina di dipendenti ha deciso di non entrare in stabilimento fino a quando non riceverà gli stipendi arretrati. Il responsabile del personale del cantiere navale, Luca Fabbri, avrebbe incontrato brevemente i lavoratori entrando in stabilimento e poi nel cantiere navale i sindacati. Stando a Fincantieri, sono stati chiariti tutti i punti in discussione e un pagamento delle competenze spettanti ai lavoratori era atteso tra ieri e oggi. Si sta quindi arrivando a una soluzione della vicenda, scoppiata martedì, quando i lavoratori dell’Euronavimont hanno iniziato a protestare in blocco, lamentando di essere al lavoro da due mesi nello stabilimento senza essere pagati dal proprio datore di lavoro. In base, comunque, a un contratto croato: la paga ammonta a 3.500 kune, 500 euro soltanto. A fronte di questo caso Fincantieri ribadisce quindi ancora una volta l’importanza del dialogo e di un confronto costruttivo con i sindacati, e non solo, che è facilitato dall’esistenza di un tavolo dedicato come quello fornito dal Protocollo di trasparenza, convocato la scorsa settimana dalla prefettura di Gorizia e al quale le organizzazioni dei lavoratori non hanno partecipato a causa di altri impegni.
di Laura Blasich