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da Il Piccolo di Trieste del 27 maggio 2009

Da cinque mesi senza paga, croati in sciopero

Il loro salario è di 500 euro. Il sindacato denuncia l’episodio, la Fincantieri avvia un’indagine

Sotto accusa la situazione delle ditte private nello stabilimento di Panzano

Una ventina di cittadini croati hanno lavorato per due mesi nello stabilimento Fincantieri di Panzano per un’impresa croata, realizzando blocchi e operando come saldatori e carpentieri a bordo dell’Azura P&O che sta crescendo in bacino e sarà varata ormai a breve. Senza però mai essere pagati, anche se il compenso mensile previsto era di 3500 kune, che tradotto in moneta unica europea fa 500 euro. E non sono stati pagati nemmeno nei tre mesi precedenti, pur a disposizione essendo stati già stati assunti. Dopo essere arrivati alla fine del mese e aver constatato che sui conti correnti non era arrivato alcun bonifico, i lavoratori della Euronavimont di Buje, nell’Istria croata, in cantiere consorziata con la Cvm di Mestre, ieri mattina si sono rifiutati di entrare nello stabilimento, dichiarando che non avrebbero mosso un passo fino a quando non sarebbero stati pagati.
I delegati della Fiom-Cgil li hanno trovati ad attendere sul marciapiede antistante l’ingresso e hanno subito avvisato l’Ufficio personale, mentre la segreteria provinciale Fiom-Cgil ha segnalato il caso agli organi competenti in modo da verificare eventuali irregolarità nel trattamento dei lavoratori, assunti con contratto e buste paga croati. Fincantieri, cui risulta che i dipendenti dell’Euronavimont sono presenti in stabilimento non da due, ma da un solo mese, ha sottolineato di voler avviare tutte le verifiche necessarie sul caso, come avvenuto sempre anche in altri stabilimenti di fronte a episodi simili. I lavoratori, alcuni originari dell’Istria e di Fiume, altri di altre zone della Croazia, hanno raccontato anche di essersi visti trattenere tutti i documenti dal datore di lavoro, tranne quello di identità, cioé il passaporto.
«Ci trattiene il libretto di lavoro, il codice fiscale, il permesso di soggiorno – ha spiegato ieri Zeljko che, originario di Fiume, da tempo lavora in Italia -. Se i carabinieri mi fermano cosa dico? Qualcuno ha avuto quindi difficoltà anche per quel che riguarda l’assistenza sanitaria». A Monfalcone i lavoratori sono stati sistemati in alcuni appartamenti a spese dell’impresa. «Ci siamo ritrovati però in sei-sette in appartamenti di due camere», ha detto un altro dipendenti dell’Euronavimont. A monte ci sono però appunto i mancati pagamenti dello stipendio. «Non abbiamo visto niente per i tre mesi che abbiamo aspettato in Croazia di poter venire a Monfalcone – racconta Zeljko -, ma nemmeno dopo e io ad aprile ho lavorato 194 ore. Sono tanti anni che lavoro in Italia, prima a Porto Viro, poi a Spilimbergo, anche per la Cimolai, e non mi è mai capitata una cosa del genere. Se voglio lavorare gratis, posso farlo anche a Fiume».
«Buttatela fuori dal cantiere la ditta, così il titolare non prende in giro altra gente», sono arrivati a dire alla fine i lavoratori, dopo che un ultimo tentativo di convincimento da parte del datore di lavoro è naufragato. «Non entriamo, finché non siamo pagati», hanno detto i dipendenti dell’Euronavimont. «Se questo è il modello di Fincantieri per gli appalti, cioé che i lavoratori non siano pagati, è inaccettabile», ha detto il coordinatore della Fiom nella Rsu. «Abbiamo deciso di inviare una segnalazione agli organismi competenti per verificare eventuali irregolarità – ha spiegato invece il segretario provinciale Fiom Thomas Casotto -. Questo caso conferma come nel cantiere di Monfalcone ci siano maglie molto larghe sugli appalti: ci sono imprese che chiudono senza avvertire i loro dipendenti e riceviamo segnalazioni continue da parte di lavoratori delle ditte che ci costringono a rivolgersi all’Ispettorato del lavoro».
di Laura Blasich