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Pacchetto sicurezza – Sulla Bossi-Bossi, il governo impone la fiducia

Via anche i presidi-spia. Complessivamente un provvedimento disastroso e pericoloso

I principali punti del pacchetto sicurezza

Sarà specificata la possibilità di iscrivere i figli a scuola anche senza l’esibizione del permesso di soggiorno
Con questa formula il Consiglio dei Ministri dovrebbe confezionare il testo finale del ddl 2180 in discussione alla Camera. La specifica, da introdurre nel punto in cui si prevede l’esibizione del permesso di soggiorno per qualsiasi atto di stato civile (ad esclusione dell’assistenza sanitaria ed ora dell’iscrizione scolastica) arriva dopo giorni di polemiche condite anche dalla lettera inviata dal Presidente della camera Gianfranco Fini al Ministro dell’Interno Maroni.

Ma come per la norma sulla cancellazione del divieto di segnalazione – in cambio la Lega Nord aveva la reintroduzione delle ronde e del prolungamento dei tempi di detenzione nei Cie – anche la contropartita per la questione dei presidi-spia non è certo di poco conto. Sul pacchetto sicurezza infatti il Governo apporrà la fiducia, su spinta delle lega Nord, in cambio dell’introduzione di un punto specifico che metta a tacere le polemiche sul diritto all’istruzione dei minori (e della fiducia anche sul ddl intercettazioni sembra).
Ma la possibilità, anzi, il dovere di garantire la frequenza scolastica, a presicendere dalla regolarità o meno del soggiorno, è un principio stabilito da tutte le convenzioni internazionali, in particolare dalla Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo siglata a New York nel 1989.

Possiamo quindi essere felici se alcune norme disumane inizialmente inserite nel pacchetto sicurezza oggi vengono limate o cancellate?
Certo la loro approvazione sarebbe stata disastrosa. Certo non possiamo che tirare un sospiro di sollievo per i diritti e la vita dei migranti e per la dignità e la sicurezza – quella vera – di noi tutti.
Ma le continue concessioni, i passi indietro della Lega Nord, non possono distogliere l’attenzione – e la tensione – da un provvedimento, il pacchetto sicurezza, che nel suo complesso si presenta come una stretta micidiale sui diritti di tutti.
La Bossi-Bossi, la nuova normativa sull’immigrazione sulla cui riscrittura è centrale il peso del razzismo e della demagogia della Lega Nord, si combina ad altre norme contenute nel pacchetto che insieme ad essa disegnano un quadro nuovo nella gestione della vita sociale, della crisi e dei tentativi (maldestri) di uscita da essa.

Il ddl verrà spezzato in tre maxi emendamenti su cui il parlamento – che sulle questioni riguardanti i diritti della persona dovrebbe pronunciarsi con voto segreto – dovrà esprimere la fiduca al governo.

Per i migranti il destino è segnato dall’introduzione del reato di ingresso e soggiorno irregolare e da una sequenza aberrante di restrizioni: il trattenimento nei cpt verrà prolungato a 180 giorni, i permessi di soggiorno di lungo periodo verranno subordinati al superamento di un test di lingua italiana, i ricongiungimenti familiari, se possibile, assumeranno criteri ancor più proibitivi, il permesso di soggiorno verrà collegato ad una “raccolta punti” che ha il sapore di una presa in giro della vita stessa, per ogni richiesta di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, nel mezzo di una crisi senza precedenti, sarà richiesto un contributo fino a 200 euro (e ancora non è chiaro se in sostituzione o in aggiunta alle spese precedenti – 72 euro), la concessione della cittadinanza avrà tempi ancor più proibitivi (e costerà sempre 200 euro) e poi i matrimoni, il riconoscimento di un figlio, ogni atto di stato civile (a parte l’iscrizione scolastica) verranno inibiti dalla richiesta del permesso di soggiorno.
Ma non sono solo i diritti dei migranti ad essere in gioco. Tra i tanti punti che riguardano la vita di noi tutti non è chiaro ancora il destino di quello sull’iscrizione anagrafica, anche se il Ministro Maroni sembra confermarlo.
Si tratta di una norma che subordina la concessione della residenza alla dimostrazione di requisiti di idoneità igienico-sanitaria degli alloggi, raccogliendo e trasformando in legge le iniziative “creative” di molti sindaci che in passato avevano cercato di imporre criteri più restrittivi per concedere l’iscrizione ai registri dell’anagrafe comunale, il cosiddetto fenomeno delle ordinanze.
Cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari dovranno esibire certificati che rispondano a criteri stabiliti dagli stessi sindaci.
La tua casa non ci piace? Anche se paghi un affitto spropositato o se è concessa dallo stesso comune, non potrai iscriverti all’anagrafe. Tutto questo potrebbe dare il via a pesanti ripercussioni a catena sulla possibilità di iscrizione dei figli ai nidi comunali, al Servizio Sanitario Nazionale, sulla possibilità di accedere alle graduatorie per l’assegnazione delle case pubbliche, alle prestazioni di sostegno al reddito o all’assistenza per i disabili.
Il problema di milioni di persone che vivono in alloggi poco decorosi (o considerati tali dal Comune) diviene motivo di discriminazione e non più una questione di enorme spessore sociale, spesso frutto delle politiche scellerate urbanistiche ed abitative degli enti locali.
Prima tocca ai migranti poi a tutti, in molti nel corso degli anni avevano sottolineato come la normativa sull’immigrazione fosse un laboratorio per il controllo sull’intera società: fugato ogni dubbio!

In complesso il provvedimento articola una serie di disposizioni pesanti e restrittive ed insieme produce un immaginario che dentro la crisi rischia di rappresentare un vortice pericoloso. Per tutti.
Più volte lo abbiamo definito “il medioevo dei diritti” e non sono sufficienti le limature prospettate dalla compagine governativa per invertire questa tendenza.
I duecento euro per i permessi di soggiorno (se la crisi sono i migranti a doverla pagare questo è il prezzo più evidente), rappresentano ovviamente una stretta sulle condizioni materiali, economiche, di sopravvivenza per molti. Insieme alla tassa, il resto delle norme introdotte, prefigurano un terreno di arretramento della nostra società intera. Si gioca sulla paura, sulla restrizione dei diritti. Al lavoro sono messe le contraddizioni che vivono dentro la società globale in crisi. La discriminazione diviene selezione naturale, appaltata al corpo sociale da una normativa che ne disegna i contorni e ne stabilisce i criteri, lavorando sulle linee di frattura, le tensioni che contraddistinguono la società globale.
I migranti devono pagare! E’ giusto e fa bene a tutti, questa è la favola che il pacchetto sicurezza tenta di raccontare.
In gioco c’è molto. C’è la nostra (italiani e non) possibilità di immaginare una società che sappia guardare avanti, che non si arrenda e non ceda il passo agli arretramenti, anche quando le questioni identitarie sono poste in gioco dai migranti stessi certo.

La nota positiva è il continuo compromesso che la realtà impone a chi a sua volta tenta di imporre normative troppo ingestibili. Fare i conti con la realtà e con i brandelli di governabilità continua ad essere un elemento inaggirabile per chi governa. Di contro rimane la necesità di costruire altro. Nuovi percorsi dentro a questo scenario sociale intriso di tensioni. Ma questo non può certo venire dall’alto. Aspettando la Bossi-Bossi non possiamo non immaginare la nostra nuova capacità di stare in questa società dalla molte provenienze e dalle altrettante contraddizioni.

Il pacchetto sicurezza non è un problema dei migranti, ma di noi tutti.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

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