Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Da Il Piccolo del 10 agosto

Cie di Gradisca, tensione alta dopo la rivolta

Immigrazione - Le contestazioni

All’origine della protesta c’è il pacchetto sicurezza che prolunga fino a 180 giorni la permanenza dei clandestini nella struttura. I 190 ospiti, in gran parte nordafricani, ieri sono stati rinchiusi all’interno delle stanze

GORIZIA Rimane molto tesa la situazione all’interno del Cie, il centro immigrati di Gradisca, dove un centinaio di ospiti l’altra notte ha inscenato una rivolta, prima cercando la fuga e poi, fallita, salendo sui tetti dove è rimasto per circa cinque ore inveendo e minacciando le forze di polizia.

I 190 ospiti del centro di identificazione ed espulsione, in gran parte nordafricani, ieri sono stati rinchiusi all’interno delle loro stanze e non hanno quindi potuto godere delle ore di aria nelle zone predisposte all’interno del centro. In più sono state negate loro le sigarette e la possibilità di accedere alle macchinette per bersi un caffè o rifornirsi di una bottiglia di acqua minerale. Per tutta risposta gli immigrati hanno proclamato lo sciopero della fame e già ieri hanno rifiutato il pranzo e la cena. I più facinorosi già nella tarda mattinata di ieri hanno cercato di fare fuoco a 4 coperte e sono dovuti intervenire i vigili del fuoco. Un episodio limitato, anche perché sono intervenuti gli stessi immigrati a calmare le acque. Ma non è escluso che venga ripetuto, e a più grandi proporzioni, se nei prossimi giorni non finirà la loro “reclusione” all’interno delle stanze.

Ma il nodo della questione, che ha fatto da denotare alla protesta, è la norma del pacchetto-sicurezza entrato in vigore venerdì, che prolunga fino a 180 giorni la permanenza dei clandestini nel Cie. Quattro ospiti, che dovevano nei prossimi giorni lasciare il centro gradiscano, hanno saputo invece che dovranno rimanere ancora un paio di mesi rinchiusi nella struttura di via Udine. Ma la rivolta è stata “guidata” in modo particolare da un gruppo di algerini prossimi a venir rimpatriati. A loro si sono aggiunti altri immigrati fino a raggiungere il numero di 100, sparpagliati sui diversi tetti.

Una decina di loro avrebbe cercato una via di fuga attraverso un sottotetto, ma avrebbe poi desistito dinanzi a una massiccia presenza di polizia e carabinieri.
Così dalle 21 di venerdì e fino quasi le 2 di sabato si sono limitati a lanciare bottigliette d’acqua, pezzi di infissi e suppellettili contro polizia e carabinieri giunti in massa per sventare ogni possibile fuga. Sul posto è giunto anche un reparto del carabinieri del 13° reggimento «Friuli Venezia Giulia» in assetto anti-sommossa.
Sono stati lanciati anche slogan contro le forze dell’ordine e contro le nuove norme del pacchetto-sicurezza che penalizzano gli immigrati. Questi ultimi sono scesi dai tetti dopo una paziente opera di convincimento da parte dei funzionari di polizia e quando hanno avuto la rassicurazione che sarebbero potuti rientrare tranquillamente nello loro stanze.

Nonostante fonti della Questura sostengano che non ci sono feriti, nell’infermeria del Cie sono stati medicati tre immigrati rimasti contusi durante la discesa dai tetti e uno avrebbe riportato delle incrinature costali.
Ingenti i danni riportati dalla struttura che, secondo una prima, si aggirerebbero sui 20 mila euro. Durante la rivolta gli immigrati hanno mandato in frantumi una decina di vetri antisfondamento, danneggiato un paio di distributori automatici di bibite e messo fuori uso l’intero sistema di allarme a raggi infrarossi installato in vari punti della struttura per prevenire le fughe, sistema in parte già danneggiato nella rivolta del dicembre scorso.
Inizierà oggi, su disposizione della Prefettura, la ditta che gestisce il Cie incaricherà i periti per le verifiche tecniche sui danni riportati dalla struttura.
Franco Femna