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Da Repubblica on-line del 21 gennaio 2010

La Cassazione sugli irregolari “Con figli no all’espulsione”

Soggiorno a tempo per il clandestino che vuol vedere il figlio”. La Cassazione dice no alle espulsioni di immigrati irregolari che intendono svezzare, crescere, educare i propri bambini. I Supremi giudici hanno raccolto le ragioni di un padre e bocciato il giudizio dei magistrati della corte d’Appello di Milano: avevano revocato il decreto che autorizzava un soggiorno in Italia per due anni finalizzato all’assistenza dei figli minori. Il diritto di un bimbo a “vedere” il padre ha spinto la Corte a sdoganare il permesso “a tempo”.

Sono poco meno di 900 mila, 520 mila nati lungo lo Stivale e nelle isole, secondo il rapporto 2009 di Save the children. Molti parlano italiano, vanno a scuola (sono il 7 per cento degli studenti), professano fede cristiana. Eppure i minori immigrati e figli di immigrati sono a volte costretti a subire la più cieca delle ingiustizie, l’abbandono coatto dei genitori che vengono espulsi.

Nonostante le maglie strette delle leggi sull’immigrazione, la Cassazione non deroga ai principi della Carta di Nizza sul rapporto genitori-figli e i diritti dei bambini, approvata dall’Unione europea nel dicembre del 2000, scolpita nella giurisprudenza italiana e ribadita dalla Suprema Corte con una sentenza nel giugno scorso. Proprio quella a cui si è aggrappato Chaouch N., il clandestino che chiedeva di continuare a vedere i suoi due bambini. Il ricorso è stato ritenuto fondato.

“Non c’è dubbio che per un minore, specie se in tenerissima età, subire l’allontanamento di un genitore, con conseguente impossibilità di avere rapporti con lui e di poterlo anche soltanto vedere, costituisca un sicuro danno, che può porre in serio pericolo uno sviluppo psicofisico armonico e compiuto”, scrive la prima sezione civile nella sentenza 823, depositata ieri. “Né si può ritenere – aggiunge la Corte – che l’interesse del minore venga strumentalizzato al solo fine di legittimare la presenza in Italia di soggetti privi dei requisiti dovuti”.
Un figlio “non è una scusa”, sottolineano gli ermellini. E la deroga alle disposizioni del decreto legislativo 286/98 sulla presenza dello straniero sul territorio nazionale, secondo la Cassazione “va individuata in una incisiva protezione del diritto del minore alla famiglia e a mantenere rapporti continuativi con entrambi i genitori”. La Corte evidenzia che la legge “all’articolo 31 riconosce allo straniero adulto la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno, necessariamente temporaneo o non convertibile in permesso per motivi di lavoro”. Una norma che può tutelare dunque il diritto del bambino ad avere “rapporti stabili” con il padre e con la madre ed è favorevole all’immigrato che, in quanto clandestino, avrebbe un solo destino: l’espulsione.

ELSA VINCI