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Libia – La rivolta degli eritrei a Mistratah: arrivano i container, rischio espulsione

di Gabriele Del Grande

Che fine hanno fatto i respinti lo sappiamo già: rinchiusi in carcere in Libia. Ma adesso il problema è capire che fine faranno. Da stamattina all’alba infatti abbiamo perso le loro tracce. I container sono partiti carichi di uomini alle cinque del mattino, lasciandosi alle spalle i cancelli del campo di detenzione di Misratah. Un reparto dell’esercito ha fatto irruzione nelle celle in piena notte. Le ultime telefonate d’allarme sono giunte alle cinque del mattino. Poi il silenzio: tutti i telefonini sono stati sequestrati. I detenuti portati via sono almeno 300. Tutti eritrei, uomini e donne, compresi una cinquantina di minorenni. Tutti arrestati sulla rotta per Lampedusa, chi respinto in mare nell’ultimo anno e chi fermato nelle retate della polizia libica a Tripoli. La diaspora eritrea, da Roma e da Tripoli, ci ha chiesto di dare la massima diffusione alla notizia, perché il rischio di un’espulsione di massa a questo punto è molto alto.

Che a Misratah tirasse una brutta aria lo si era capito da un pezzo. Da quando, tre settimane fa, il governo libico aveva espulso l’Alto Commissariato dei Rifugiati delle Nazioni Unite, che proprio a Misratah aveva regolare accesso da ormai tre anni. Ma i guai sono arrivati nella giornata di ieri. I militari libici hanno consegnato ai detenuti i moduli dell’ambasciata eritrea per l’identificazione. Tutti si sono rifiutati categoricamente di fornire la propria identità all’ambasciata, temendo che fosse il primo passo per un’espulsione collettiva. Al loro rifiuto la tensione è salita, fino a sfociare in una rivolta, con un durissimo scontro con le forze di sicurezza. Qualcuno ha tentato di scavalcare il muro di cinta e fuggire, ma l’evasione è stata presto sventata e la protesta duramente repressa a colpi di manganellate.

Secondo l’agenzia Habesha, che da Roma ha potuto raggiungere telefonicamente alcuni detenuti di Misratah, ci sarebbero una trentina di feriti gravi, che sarebbero stati portati via nei container insieme a tutti gli altri. Habesha riferisce anche di tentati suicidi per evitare la compilazione dei moduli di identificazione. Il timore generale è infatti quello di essere espulsi in Eritrea. La Libia ha sospeso le espulsioni verso Asmara negli ultimi tre anni, ma la chiusura dell’ufficio dell’Unhcr a Tripoli non lascia ben sperare. Una fonte informata e presente in Libia sostiene più verosimile che si tratti di una deportazione da Misratah ad altri campi di detenzione per punire i rivoltosi e dividerli in gruppi più piccoli in altri centri. Tuttavia l’allarme per il rischio espulsione di massa rimane altissimo. La diaspora eritrea da anni passa attraverso Lampedusa per chiedere asilo politico in Europa. La situazione ad Asmara è sempre più preoccupante.