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Rovigo – Maroni: i CIE sono lager? Sciocchezze! Ma l’ipotesi Zelo comincia a traballare

Maroni ospite in Polesine fa mezzo passo indietro. Cresce intanto il malcontento nel territorio

Ospite alla festa padana di Lendinara, a pochi Km dall’ex base di Zelo, dove dovrebbe sorgere il nuovo CIE, il Ministro Maroni non ha potuto fare a meno di entrare nel merito della vicenda del nuovo centro di detenzione in Veneto, se non altro perchè proprio poco prima del suo intervento un nutrito corteo di auto ha attraversato la statale che lambisce Lendinara per raggiungere Ceneselli in protesta contro la costruzione del CIE, dopo aver dato vita ad un corteo per le strade di Rovigo.

Intervistato dalla Voce nuova di Rovigo, il Ministro ha tentato di giustificare l’idea di costruire in Veneto un nuovo CIE, ma non è difficile leggerne tra le righe un certo imbarazzo.

Per prima cosa riguardo al deficit di democrazia che le comunità del territorio sono costrette a sopportare.
Un CIE calato dall’alto proprio dal Ministro dei “paroni a casa nostra” non va giù a nessuno.
Alla domanda…Ministro, lei sa che una parte del Polesine si sta opponendo al discorso del Cie. Secondo lei, perché? lo stesso ha così risposto…“Perché è mosso da qualcuno che vuole creare problemi. I Centri di identificazione ed espulsione sono indispensabili per rimpatriare i clandestini, se no quando vengono presi vengono rimessi in libertà. Il Veneto non ce l’ha, c’è in Lombardia, in Emilia, in Friuli. Quindi bisogna farlo. Chiaro che si tratta di un Centro che ha tutti i parametri di sicurezza, e questo non viene spiegato bene, dove chi entra non può uscire se non per essere rimpatriato. Un Centro vuol dire più Polizia, più Carabinieri, più controllo del territorio. Qui il metodo che noi vogliamo seguire è quello di condividere le scelte con gli amministratori. Quindi, quando decideremo di farlo, là dove decideremo, e non è detto che sia qua nel Polesine, prima di decidere sentiremo gli amministratori, i sindaci, il presidente della Provincia, e insieme a loro valuteremo se e come realizzarlo. Questo è quello che abbiamo sempre detto. Tutto il resto sono bugie, falsità o peggio ancora strumentalizzazioni di chi vuole come al solito creare un incidente”.

Ed ancora…Oggi alla manifestazione dicevano che i Cie sono sostanzialmente dei lager.“Ah, beh, certo, è meglio avere in giro i clandestini che vanno in giro nelle case a rubare, a stuprare, ad ammazzare la gente. Io non sono d’accordo. Vorrei ricordare a queste persone che sono i professionisti dell’antirazzismo quando fa comodo a loro, che i Cie li ha inventati e li ha creati una persona che risponde al nome di Giorgio Napolitano quand’era ministro dell’interno. Perché non vanno al Quirinale a protestare? E’ come al solito gente che non sa di che cosa parla, per la quale tutto fa brodo pur di attaccare il governo. Noi siamo gente seria, i Cie servono. In due anni sono stati rimpatriati oltre 52 mila clandestini grazie ai Cie. Senza i Cie oggi in Italia avremmo oltre 52 mila clandestini in più. Se non li abbiamo è perché abbiamo le strutture. E’ un sistema che va potenziato. Il Veneto non ce l’ha, la Toscana non ce l’ha, le Marche non ce l’hanno, la Campania non ce l’ha, sono le prime quattro regioni dove verrà realizzato.

Ed in effetti i CIE lager non sono. Spesso vengono descritti come tali per dare idea della disumanità che imperversa in questi luoghi e delle condizioni drammatiche che vengono registrate al loro interno, come peraltro documentato da numerosi rapporti di organizzazioni internazzionali tra le quali anche lo stesso Consiglio d’Europa.
Ma non si tratta di luoghi collaterali, separati cioè dalle modalità di gestione delle migrazioni in Europa che, per come è costruito (producendo clandestinità) ha ovviamente bisogno dei CIE. I CIE insomma sono oggi centrali nella gestione della crisi, dell'”esubero di foza lavoro” prima richiamata esfruttata, oggi ancor più di un tempo confinata.

Il Ministro poi conferma il leit motiv che ormai da tempo impazza quando si parla di immigrazione cioè l’equazione distorta tra clandestinità e criminalità. Si dimentica però di dire che chi commette un reato dovrebbe finire in un carcere, secondo il codice penale e non è per niente vero, anzi, solo successivamente, viene condotto in un CIE. I centri sono pieni di persone che non hanno i documenti, questa è la realtà, a patto che il Viminale, a dispetto del Testo unico sull’immigrazione, non abbia deciso di trasformarli in carceri punitive.
La legge dice che servono per eseguire le espulsioni. Ed il Ministro nel dare i numeri si dimentica di dare conto dell’ordine di grandezza all’interno del quale questi numeri vanno letti. Per le 52mila espulsioni che Maroni si vanta di aver eseguito, vi è un numero di irregolari in continuo aumento grazie all’assenza di canali legali per l’ingresso in Italia e di una crisi che stà ammazzando, oltre che posti di lavoro anche il diritto di soggiorno di molti.

Ma il Ministro maroni finge di non conoscere la legge sull’immigrazione e pizzicato sull’argomento crisi (
… qualora un immigrato regolare perde il posto di lavoro, magari per fallimento dell’azienda, non avendo più i requisiti per il permesso di soggiorno, finisce al Cie
dice senza imbarazzo…
“Sono sciocchezze: c’è una legge. Allora io invito davvero gli amministratori, chi ha posti di responsabilità, prima di parlare a leggere le norme di legge. C’è una legge che risale al 2003, che si applica da oltre sette anni e che non è mai stata contestata da questo punto di vista. Quindi eviterei di dire sciocchezze su questo tema. E’ un tema su cui la sensibilità della gente è molto elevata. Chi ha posizioni di responsabilità dovrebbe appunto avere responsabilità prima di parlare, informarsi e non dire stupidaggini”.

Sono proprio gli articoli 13 e 14 del Testo Unico sull’immigrazione a stabile che, chiunque venga trovato senza il permesso di soggiorno, o non ne abbia richiesto il rinnovo è colpito dall’ordine di allontanamento (5 giorni) da parte del Questore. Lo straniero, sempre secondo la legge, sarà accompagnato alla frontiere o se non è possibile, trattenuto in un centro di identificazione ed espulsione. Questo vale anche per chi, dopo aver perso il lavoro, ha ottenuto un permesso di soggiorno per attesa occupazione, alla scadenza del quale (6 mesi) non potrà più rinnovare il suo titolo di soggiorno e sarà obbligato ad allontanarsi dal territorio.

La visita di Maroni non avrà contribuito quindi a chiarire le idee a chi abita in Polesine sul cosa sia un CIE ma non si può certo dire non sia stata utile, se non altro per comprendere ancor più limpidamente quali siano le difficoltà del Governo, ancora oggi presenti, nel legittimare l’esistenza dei CIE, nonostante le campagne contro i migranti. A Rovigo e dintorni, sembra prorio che gli abitanti “contro” siano sulla strada giusta.