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Vite da rifugiati: un libro per comprendere, riflettere, agire, sul tema dell’asilo

Un'inchiesta nelle città di Bologna, Modena, Parma e Ravenna curata da ass. Ya Basta! Bologna.

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Vite da Rifugiati

Le presentazioni della pubblicazione:
Bologna
Reggio Emilia
Rimini
Ravenna

Leggi la recensione di Redattore Sociale

Questo libro raccoglie le voci dei rifugiati che vivono in quattro province dell’Emilia Romagna: ci sono giovani e meno giovani, persone arrivate qui da moltissimi anni e altre che invece vi sono da poco. Donne e uomini che hanno rapporti differenti con la società italiana ed esperienze diverse maturate in relazione ad essa; persone solitamente poco ascoltate che prendono la parola e si lasciano andare a racconti e sfoghi, analisi e denunce, a volte con un’intelligenza e un acume che incantano. L’inarrestabile fluire delle loro parole, riportate in queste pagine così come sono state dette, senza tentativi di armonizzazione o correzioni formali che ne avrebbero edulcorato lo spirito, la musica, la sostanza. Un’inchiesta “pilota” per modalità di realizzazione, contenuti, approccio al tema, risultati raggiunti. Un testo che si lascia leggere con curiosità e passione, mentre le parole dei rifugiati intervistati si fondono con le riflessioni di chi le ha raccolte.

Un esperimento culturale, letterario e politico, di quelli fatti con la consapevolezza che occorre prima ascoltare, studiare, narrare per formarsi e informare, per poi provare davvero a incidere sulla realtà per migliorarla.

L’idea di questo libro, come si legge nelle sue parti iniziali, nasce proprio dalla voglia di capire quali storie si celino dietro le “vite da rifugiati”, quale sia la vera condizione esistenziale di queste persone che da anni incrociano realtà come lo Sportello Migranti dell’Associazione Ya Basta! che dal 2007 offre sostegno gratuito sul territorio bolognese.

Dopo sei anni di interventi nell’ambito del progetto Sprar , questo lavoro permette un bilancio e una verifica, anche se non in forma di sintesi ma di analisi delle problematicità, circa la condizione dei rifugiati in questa regione.

Chi ha curato questo libro ha anche cercato di coinvolgere i Comuni posti ad amministrare i territori nei quali l’inchiesta è stata condotta. Quasi tutti hanno colto questa importante occasione e si sono offerti come tramite per raggiungere i rifugiati, solo uno ha rifiutato. Lo scopo del loro coinvolgimento, comunque, era di ricostruire limiti e caratteristiche di un’accoglienza spesso problematica, fornendo spunti per orientare all’azione e migliorare i servizi già in campo.

Questo prototipo di inchiesta declinata su una realtà locale si propone e merita di diventare un’ipotesi di lavoro riproducibile. Molte scelte particolari ne hanno orientato lo sviluppo. Innanzitutto quella di mettere dei giovani studenti, gli intervistatori che hanno lavorato “sul campo”, a contatto diretto con le vite dei rifugiati, dopo aver dato loro alcuni strumenti basilari, ma lasciandoli liberi di muoversi all’interno di questo incontro mettendo in gioco anche le proprie soggettività. Ogni intervista in tal modo realizzata è stata poi ragionata coralmente e posta in relazione con le altre, come parte originale e unica di un tutto composito che ha preso in tal modo forma a partire dalla grande ricchezza del materiale raccolto.

Un’altra specificità, inoltre, è stata la scelta di concentrarsi non solo e non tanto sui motivi della fuga, sulle rotte sempre rischiose e rocambolesche che hanno condotto le persone intervistate fino in Italia e che sono forse, anche se mai abbastanza, la parte più conosciuta del loro percorso. Questo libro indaga cosa significhi essere un rifugiato per chi, sopravvissuto alle guerre, alle persecuzioni, ai viaggi più pericolosi, si è visto riconoscere questo status dal governo italiano, e ha cercato da quel momento in poi di inventarsi una nuova vita in questo paese.

Si scopre allora che ottenere una forma di protezione internazionale, nella maggior parte dei casi, non significa poi ricevere davvero quelle tutele e quelle garanzie che a questa condizione dovrebbero essere connesse. Si inizia poi a comprendere anche il perché molti profughi cerchino di non farsi prendere le impronte digitali in Italia e di non fare qui la loro richiesta di asilo, come imporrebbe la Convenzione di Dublino, ma di raggiungere piuttosto uno Stato europeo che prenda più seriamente questo diritto. Si capisce, ascoltando le parole dei 24 protagonisti che hanno accettato di raccontarsi in questo libro, che recuperare un’autonomia e una dignità di vita non è facile neppure per raggiunge l’agognato traguardo di un permesso di soggiorno per motivi politici, e non deve più preoccuparsi di venire espulso da un momento all’altro. Moltissimi, infatti, vivono una situazione non troppo dissimile da quella che accomuna i migranti senza permesso di soggiorno, vittime come loro dell’indifferenza quando non del razzismo, dello sfruttamento lavorativo e della precarietà oltre che, quasi sempre, della privazione irreversibile degli affetti e del passato.

Vite da rifugiati è un libro che parla di guerra, di arrivi e di rinnovate fughe, di sconfitte e piccole vittorie, ma soprattutto è un libro che narra cosa è oggi l’Italia attraverso lo sguardo di persone che senza avere deciso di farlo si sono trovate ad abitarla. Parlando di “loro”, inevitabilmente, questi rifugiati hanno parlato di “noi”, e mentre raccontavano, questo loro e questo noi diventavano in parte più sfumati, perché si modificavano a vicenda. Noi saremmo stati loro, se posti nelle stesse condizioni, mentre le loro vite, oggi, sono lo specchio della nostra capacità di dare accoglienza, di essere solidali, di rimettere in gioco identità più o meno immaginarie e pregiudizi. Meritano di essere lette con attenzione, ad esempio, le frasi stupite e incredule di queste persone che in qualche modo “ce l’hanno fatta”, quando viene chiesto loro di commentare gli attuali respingimenti dei potenziali richiedenti asilo verso la Libia da parte del governo italiano.

Senza la pretesa di trarre conclusioni e trovare soluzioni definitive, Vite da rifugiati scatta una fotografia inevitabilmente in movimento il cui sfondo è il paese che stiamo diventando, e si offre come esempio prezioso di un camminare domandando, condividendo, rielaborando le scoperte e le risposte ottenute, con umanità e coraggio di guardare e di guardarsi.

Alessandra Sciurba

Vite da rifugiati.
Condizione sociale, integrazione e prospettive dei rifugiati a Bologna e in Emilia Romagna
Un’inchiesta nelle città di Bologna, Modena, Parma e Ravenna curata da ass. Ya Basta! Bologna in collaborazione con Progetto Emilia Romagna Terra d’asilo e Melting Pot Europa.

Realizzato insieme a VolaBO Centro Servizi per il volontariato della provincia di Bologna

Il libro è disponibile gratuitamente presso
Associazione Ya Basta! Bologna
Via Casarini 17/4 40131
Email: [email protected]
Tel 051/6493234
Contatta l’associazione anche per organizzare presentazioni dell’inchiesta