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Un muro tra Grecia e Turchia. Misure europee nella guerra all’asilo politico

di Mariani Papanikolau, Kinisi Association, Patrasso

“Tutti I migranti illegali impareranno la lezione che la Grecia non è più aperta a tutti coloro che desiderano entrare nel suo territorio”. Con queste parole, il ministro della protezione del cittidadino ha annunciato il nuovo pacchetto di misure che sta pianificando con lo scopo di affrontare il problema della “ lathrometanastefsi”, come è chiamata in Grecia l’immigrazione irregolare.
Come è stato spiegato nelle dichiarazioni del ministro, la costruzione del “recinto” tra la Grecia e la Turchia è parte di una nuova e completa legge che sarà a breve attuata e che comprende anche l’istituzione di un’autorità indipendente che esaminerà velocemente le domande d’asilo già inoltrare e di uno specifico ufficio per le operazioni relative ai centri di ricezione e alla detenzione dei migranti senza documenti.

Inoltre, il quadro giuridico viene rivisto in questo periodo in modo tale da potere riorganizzare I “rimpatri volontari” dei migranti e le espulsioni obbligatorie di coloro che non hanno titolo alla protezione internazionale.
È evidente che la filosofia della nuova legge è in estrema contraddizione con la tutela dei diritti umani fondamentali. Il governo greco è determinato a mostrare la sua capacità di controllare la situazione “incontrollabile” dei migranti in Grecia, annunciando che non verrà più accettato l’ingrasso di migliaia di loro attraverso il confine tra la regione di Evros e la Turchia. In ogni caso, I politici del governo non ammettono il fatto che questo “chaos” sia il risultato delle precedenti politiche anti-immigratorie, o meglio, della totale assenza di esse.

Durante gli ultimi dieci anni, migliaia di persone sono entrare nel territorio greco senza alcun piano di accoglienza, o senza alcuna politica sull’asilo. Adesso, la nuova legge viene proposta come una magica soluzione che dovrebbe risolvere tutti I problemi. Il Governo greco sta cercando di trarre vantaggio dalla generale insoddisfazione dei suoi cittadini che è causata dalla crisi economica. In un periodo di crescente disoccupazione, di riduzione dei salari e di contrazione del welfare, additare I migranti come la causa della crisi è la soluzione più facile. Dichiarazioni come quella relativa alla “soluzione finale” del “problema immigrazione” dovrebbero in teoria riportare al governo il lustro perduto.
Sono queste le ragioni per le quali la costruzione di un muro ai confini della Grecia che impedisca ai migranti di fare ingresso sul territorio ellenico ha trovato un così alto consenso tra I cittadini greci. Recenti sondaggi mostrano come tra il 68 e l’81% dei cittadini si afavorevole all’idea di questo muro.

Certamente, il ministro greco non ha scoperto per primo l’America. Recinzioni e muri come quello che ha progettato di costruire esistono già ai confini tra Messico e Stati Uniti, a Ceuta e Melilla, in Palestina e in Korea, e nessuno di questi ha mai raggiunto gli obiettivi dichiarati per I quali era stato costruito.

Come è possibile impedire a migliaia di persone di fuggire dalla guerra, dalla dittatura, dalla povertà e dalla miseria? Come è possibile arginare questi rifugiati che chiedono protezione internazionale ai paesi occidentali, spesso responsabili delle situazioni che li affliggono in Africa o in Asia? Le migrazioni per ragioni politiche, economiche o ambientali sono un sempre state un fenomeno universale e sempre continueranno a esistere finché esisteranno le loro cause.

È questa la scomoda verità che I greci vogliono ignorare. Le soluzioni militari e razziste come quella del muro tra Grecia e Turchia vengono indicate come quelle più ragionevoli, mentre utilizzare I fondi dell’Unione europea a favore dei rifugiati o costruire delle politiche di accoglienza per le persone bisognose sembra una prospettiva fuori questione.

Sfortunatamente, la nuova legge sulle migrazioni in Grecia non viola le linee guida delle politiche migratorie dell’Ue, anche se le applica in maniera più rigida ed eccezionale. È arrivato il momento di decidere in quale tipo di Europa vogliamo vivere. In una in cui il razzismo e la paura fanno erigere muri per proteggersi dal “nemico”, oppure in una dove esistano ancora la solidarietà e il rispetto per I diritti umani di ogni persona.