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Lampedusa, Isola di permanenza temporanea

Verso il terzo giorno sull'isola prigione. Annunciati i trasferimenti. Ma gli sbarchi aumentano

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Situazione sempre più esasperata al porto di Lampedusa. Continuano i recuperi in mare: 80 persone nella mattinata, 103 nel pomeriggio. Altri due sbarchi nel corso della serata mentre si susseguono le notizie di avvistamenti a qualche miglia dalla costa. L’eco delle dichiarazioni dei Bossi, dei Frattini e dei Lombardo si infrange sulle coste di Lampedusa, sommersa dagli approdi, si perde nelle file per il pranzo, nei tentativi di organizzare i trasferimenti. La promessa/minaccia di “rispedire tutti i migranti a casa”, la generosa trovata di risarcire con “2500 dollari chi decide di rimpatriare”, i proclami risolutivi gridati ai quattro venti di trasferire le migliaia di persone arrivate sull’isola nei tredici Cie allestiti dal Governo non sembrano scuotere in alcun modo la situazione emergenziale di Lampedusa.

Al porto i giovani tunisini si organizzano per i trasferimenti: riuniti in piccoli gruppi si contano e inscenano una protesta contro il caos dei trasferimenti. Si siedono ai lati del molo con in mano cartelli di denuncia: “Basta miseria!”; “Siamo qui da una settimana”. Precisano date di arrivo e i giorni di permanenza sull’isola in condizioni disumane. Dopo le ore trascorse in fila indiana sotto il sole cocente in attesa di ritirare il pasto della giornata, non ce la fanno più. E si arrabbiano.

Il caos regna sovrano. Arriva un’altra imbarcazione. Questa volta sono 200 persone. Ricomincia la trafila: il trasbordo, l’attesa, l’auto-organizzazione per la notte. E poi la notizia del ritrovamento della nave partita dalla Libia e avvistata circa due giorni fa con a bordo circa 350 migranti per la maggior parte eritrei, somali, etiopi ma anche alcuni provenienti dal Bangladesh. Partorisce in mare una donna, soccorsa da un elicottero che la conduce al Policlinico di Palermo. Il barcone non attraccherà a Lampedusa ma a Linosa.