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“Diritti-Respinti”: la storia del CIE “Andolfato” di Santa Maria Capua Vetere

Un video-denuncia che racconta la realtà del campo della vergogna e del razzismo

Breve ricostruzione della situazione del C.I.E. (Centro di Identificazione ed Espulsione) appena allestito a Santa Maria Capua Vetere (Caserta).
L’ex Caserma Andolfato è stata allestita inizialmente come C.A.I. (Centro di Accoglienza ed Identificazione): una sigla che non ha formalmente nessuna regolamentazione giuridica per la tutela dei migranti rinchiusi all’interno. Il C.A.I. nasce sull’onda della famigerata “emergenza” di sovrappopolazione di Lampedusa di aprile e successivamente viene convertito in C.I.E. ( Centro di Identificazione ed Espulsione) in una notte di aprile con un decreto ministeriale.

Nel video vengono mostrate le condizioni delle persone ingiustamente detenute e le rivolte che ci sono state già a pochi giorni dei primi arrivi.
Corrispondenze radiofoniche, immagini dai palazzi di fronte al campo e immagini da alcuni servizi giornalistici, ci restituiscono complessivamente il livello di disumanità e razzismo istituzionale che si raggiunge quotidianamente dentro queste strutture. Strutture che per loro stessa conformazione e destinazione d’uso sono illegali e violano i diritti umani e imprigionano persone che non hanno commesso alcun reato.

Le immagini del C.I.E., dell’ospedale e quelle delle manifestazioni sono di M.I.Na. (media indipendenti napoletani) con le corrispondenze radiofoniche da Radiodimassa.
Le immagini dai cellulari sono state forniteci dalle persone rinchiuse all’interno del campo nel corso degli scontri verificatesi nei primi giorni dall’apertura del campo.
Le immagini di repertorio (a bassa risoluzione) sono di Youreporter e de “Il fatto quotidiano”.