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Arresti di massa dei profughi a Igoumenitsa (Grecia). In tanti sono stati respinti dall’Italia

Nel marzo del 2010 questo sito pubblicava un reportage sulla condizione dei profughi a Igoumenitsa e un video, “Indietro non si torna“, in cui tanti di loro venivano intervistati e raccontavano la propria storia di fuga dalla guerra, il proprio viaggio costellato di violenze e detenzioni, la disumanità della vita in Grecia e i respingimenti subiti dalla polizia di frontiera italiana ai porti dell’Adriatico.
Da Igoumenista giungono oggi notizie drammatiche. Le montagne intorno alla città, unico luogo in cui ai migranti era concesso rifugiarsi in attesa di riuscire a partire, nascosti come animali tra la vegetazione, sono state teatro di incursioni poliziesche e arresti di massa.
Dal 7 giugno sono infatti arrivati a Igoumenitsa 7 grandi autobus delle forze speciali greche e nella mattina dell’8 giugno i poliziotti hanno fatto irruzione nelle montagne.
Almeno 60 migranti sono stati arrestati, di cui molti in possesso della cosiddetta “carta rosa”, un documento che in Grecia attesta l’avvenuta richiesta di protezione internazionale, ma che nella pratica non protegge in alcun modo né dalla detenzione né dalle espulsioni.
Le forze speciali sono ancora sulle montagne, e i profughi rimasti non hanno più accesso ad acqua e cibo.
gli attivisti greci della rete no border (che ringraziamo per avere trasmesso online un report quanto sta accadendo) non riescono a sapere con esattezza quale sia adesso la situazione sulle montagne.
A fronte dell’escalation greco nella violazione del diritto d’asilo e nel trattamento violento riservato a questi migranti, i respingimenti che continuamente avvengono da Venezia, Ancona, Bari e Brindisi quando i poliziotti intercettano sulle navi provenienti dalla Grecia profughi (tra cui molti minorenni) in fuga dall’inferno ellenico, rivelano ancora una volta tutta la loro gravità.

Per avere maggiori informazioni è possibile consultare:

A short report on Igoumenitsa from late May 2011

– Two longer interviews with refugees from Sudan and Eritrea in Igoumenitsa