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Padova – Verità e giustizia per Abder! Annegato dopo essere stato buttato in acqua dai Carabinieri

La denuncia di Razzismo Stop e di numerosi testimoni: "lo fanno sempre".

E’ morto Abderramhann Salhi, 24 anni, di origine marocchina.
Era una testa calda, uno di quelli che un po’ per gioco ed un po’ per disperazione usava provocare, infastidire. E quella sera come altre, annebbiato dai fumi dell’alcool, si era lasciato andare, aveva dato il via al suo fastidioso show. Importunava Said, infastidiva, non stava ad ascoltare e diventava di troppo. Certo, chi può giustificarlo. Ma ben altra cosa è quel che è accaduto dopo, quando il suo cadavere è riaffiorato dal canale che lo aveva inghiottito, ritrovato da un contandino sulla riva con il volto tumefatto ed una evidente botta in testa.

L’Associazione Razzismo Stop non rimane in silenzio, così come la comunità marocchina del paese che già per sabato 4 giugno ha annunciato una infuocata doppia protesta contro gli abusi delle forze dell’ordine, prima a Montagna, alle ore 11, poi a Padova, nel capoluogo di provincia, alle 15.

Si è svolta intanto nella mattina di venerdì in piazza Maggiore, a Montagnana, la conferenza stampa partecipata da circa 50 cittadini italiani e marocchini insieme all’Associazione Razzismo Stop e alla consigliere comunale di Sinistra Unita per Montagnana per denunciare il caso di Abderrahmann Salhi, ragazzo marocchino, di 24 anni, trovato morto sulla riva di un canale Frassine il 24 maggio.

Ancora molti sono gli interrogativi che rimangono insoluti circa il reale svolgimento dei fatti. L’ultima volta che il giovane marocchino è stato visto vivo, sembra sia stata proprio in occasione della festa del Prosciutto di Montagnana domenica 15 maggio, giorno in cui è stato allontanato dai carabinieri, ed accompagnato presso le rive del canale per farlo “rinsavire” dall’effetto del alcool.

Dai racconti dei compaesani del ragazzo sembrerebbe che quello di Abderrahmann non sia un episodio isolato anzi emerge che lo stesso “trattamento” fosse usato da qualche militare del luogo per raddrizzare o rinfrescare le idee a che non filava per il verso giusto. Completamente contro quelle che sono le norme di un ordinamento democratico che non deve ammettere o tollerare comportamenti di questo tipo.

La magistratura in questi giorni sta indagando su 4 dei carabinieri della caserma di montagnana per capire se il comportamento dei militari sia stato corretto e se la morte dell’immigrato potesse essere evitata.

Ed il percorso per ottenere verità e giustizia interesserà ovviamente anche le aule dei tribunali con l’Associazione Razzismo Stop che, con l’avvocato Marina Infantolino, seguirà i familiari del giovane nella loro azione legale.

Intanto, parenti e amici, insieme a Razzismo Stop saranno in Piazza per una manifestazione già sabato 4 giugno alle ore 11 presso, piazza Maggiore a Montagnana per poi convogliare tutti insieme alle ore 15 presso la Prefettura di Padova per chiedere verità e giustizia per Abderrahmann Salhi.

Luca Bertolino, Associazione Razzismo Stop

Roberta Di Salvatore, Consigliere Comunale di Sinistra Unita per Montagnana

I cittadini marocchini di Montagnana

La testimonianza di un ragazzo, anch’egli finito nel canale gettato dai Carabinieri

– [ Padova – «Quando siamo ubriachi ci buttano in acqua dal ponte» ]
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Ecco un estratto della cronaca di un quotidiano locale
Tutti (o quasi) il 16 maggio avevano saputo in caserma del «trattamento», versione Guantanamo, che Abderrahmann Salhi, il venticinquenne marocchino trovato morto una settimana più tardi, aveva subito la sera precedente, ovvero il bagno forzato nelle gelide acque del canale Frassine ad opera della pattuglia di carabinieri, che lo avevano caricato a bordo di una gazzella di servizio per allontanarlo dalla Festa del prosciutto dove il ragazzo importunava soprattutto giovani donne. E non solo lui, perché quel «trattamento», probabilmente, era nello stile di qualche militare. La «cifra» che lo distingueva per raddrizzare, rinfrescare le idee o semplicemente mettere in riga chi non filava per il verso giusto. In barba a regole e norme di un ordinamento democratico che non ammette tortura o sistemi violenti per convincere a collaborare e a portare rispetto.

Ecco perché sono ben quattro i carabinieri della stazione di Montagnana finiti sotto inchiesta per la morte di quel ragazzo sbandato, extracomunitario e senza fissa dimora. Un ragazzo che, forse, per qualcuno, dimenticando la divisa indossata, meritava una «lezione».