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Messico – Passo a passo, un movimento di iniziativa civile contro i sequestri dei migranti

Oaxaca, Messico. Si sente parlare troppo poco dei migranti centroamericani che a centinaia ogni mese salutano le proprie case per partire alla volta degli Stati Uniti. A dividerli dall’agognato norte la sterminatezza del Messico.
Paese tra i più pericolosi per chi lo attraversa senza i documenti giusti, il Messico è diventato una vera e propria trappola per topi. Stupri, pestaggi, abusi fisici e morali, estorsioni, furti, menomazioni, torture, morte: alle porte della frontiera con il Guatemala si potrebbe affiggere un realistico cartello che dica “benvenuti all’inferno, scegliete il vostro girone”.
Oltre a subire le “solite”, puntuali estorsioni da parte delle diverse forze dell’ordine, negli ultimi anni i migranti sono diventati le principali vittime di sequestro da parte del crimine organizzato.
Anche se parrebbe assurdo sequestrare migranti è un business altamente redditizio: si guadagna in volume e si lavora nell’impunità più totale. Il calcolo del profitto non è complicato: si sequestrano minimo una decina di persone e per ciascuna si chiede alle famiglie di pagare un riscatto di circa 5000 dollari. In solo sei mesi si stima che vengano sequestrate più o meno 10mila persone. Normalmente le famiglie o le persone contattate fanno di tutto per riuscire a pagare – debiti presiti favori magie – e salvare la vita delle persone amate.
L’ingranaggio dei sequestri è debitamente oliato dalla collusione cronica delle autorità politiche dei diversi livelli – municipale, statale, nazionale – e dei vari corpi di polizia.
Lo stesso Instituto Nacional de Migracion non è estraneo agli abusi contro i migranti, tra agosto 2010 e aprile di quest’anno sono stati licenzianti circa 200 funzionari accusati di corruzione e vincoli con il crimine organizzato. Ma il lavoro di depurazione che da anni assicura di svolgere l’INM non sembra funzionare al meglio: a maggio scorso 7 dei suoi agenti sono stati indagati con l’accusa di consegnare migranti direttamente nelle mani dei sequestratori.
In Messico le diverse organizzazioni, religiose e civili, che cercano di denunciare i gravi abusi di cui sono vittima i e le migranti lavorano per lo più in un clima ostile. Sono numerose le detenzioni arbitrarie, i processi penali costruiti su prove fittizie, le intimidazioni, gli omicidi, tutti abusi che in maggioranza sono palesemente macchinati dalle stesse autorità.
L’ultimo caso, avvenuto il 14 di luglio scorso nella città di Tapachula, Chiapas, riguarda Cristobal Sánchez Sánchez, studente di antropologia della Scuola Nazionale di Antropologia e Storia (ENAH), attivista e organizzatore della Carovana Passo a Passo verso la Pace. Cristobal si trovava insieme ad altri amici in un bar quando agenti dell’Istituto Nazionale Migratorio, del Pubblico Ministero Specializzato in Delitti Contro i Migranti (FEDCCI) e della Polizia Statale di Frontiera hanno fatto irruzione per effettuare una retata. Dopo aver mostrato i documenti ad un agente, Cristobal e i suoi amici hanno lasciato il posto per essere di lì a poco affiancati da un veicolo dell’istituto migratorio. Uno degli ufficiali a bordo, conosciuto come “El Chino” e già segnalato per corruzione, ha iniziato ad insultare i ragazzi che stavano fotografando il veicolo con i cellulari. Subito dopo agenti della Polizia Statale di Frontiera hanno fermato i giovani e costretto con la forza Cristobal a salire a bordo del loro furgone. Nel tragitto fino alla sede del Pubblico Ministero Cristobal è stato picchiato brutalmente dai vari agenti, una volta giunti a destinazione un agente ha continuato a picchiare Cristobal minacciandolo con una pistola. Per più di due ore gli è stata negata ogni tipo di comunicazione con l’esterno e non gli è stata data nessuna informazione sui suoi diritti. Grazie alle pressioni di gruppi di attivisti per i diritti umani dei migranti, della casa per migranti di Ciudad Ixtepec “Albergue Hermanos en el Camino”, e degli accertamenti svolti dalle Commissioni Statale e Nazionale per i Diritti Umani, Cristobal è stato finalmente rilasciato il giorno 16 di luglio dopo aver pagato una cauzione di 31000 pesos (quasi 2000 euro). Cristobal ha iniziato da due giorni lo sciopero della fame per denunciare gli abusi di cui è stato vittima.

Comunicato della Carovana Passo a Passo verso la Pace, movimento civile contro i sequestri delle persone migranti in Messico:

A gennaio 2011 è nato un movimento. In risposta al sequestro di migranti nello stato di Oaxaca, avvenuto a dicembre del 2010, e dopo una lunga storia di assalti, estorsioni, stupri e impunità che hanno marcato questa regione del sud del Messico, è stata realizzata la prima tappa della “Carovana Passo a Passo verso la Pace”.
Siamo partiti dalla casa per migranti “Hogar de la Misericordia”, situata ad Arriaga, nello stato del Chiapas, da dove i migranti iniziano a viaggiare sui treni merci diretti verso nord. Abbiamo camminato lungo l’autostrada per raggiungere Chahuites, prima cittadina dello stato di Oaxaca, ricevendo il caloroso appoggio della popolazione locale che ha promesso impegnarsi per proteggere i diritti umani delle e dei migranti. Da Chahuites abbiamo raggiunto Ciudad Ixtepec, completando la prima tappa della carovana e del cammino dei migranti.

Grazie a questo movimento la rotta dei migranti tra Arriaga ed Ixtepec è ora molto più sicura. Fino ad ora non ci sono stati ulteriori sequestri massivi, lo stato inoltre ha assicurato pubblicamente di proteggere i diritti umani dei e delle migranti. Non per questo però ci fermeremo. Ora più che mai è importante mantenere alta la pressione in questa zona, per non ritornare ai vecchi tempi bui.
Allo stesso tempo dobbiamo cercare di guardare avanti, e concentrarci sullo stato di Veracruz, una delle principali aree dove vengono sequestrati i migranti.

L’origine dei sequestri delle persone migranti in Messico è fondamentalmente vincolata ai territori controllati dal crimine organizzato. Nello specifico, stati come Tamaulipas, Tabasco e Veracruz, si sono trasformati in terre senza legge, dove il controllo e la presenza assoluti della delinquenza organizzata sono chiaramente vincolati alle autorità locali, statali e federali.
In questi stati la giustizia è una utopia lontana, un miraggio, l’illusione di una democrazia fallita.

È in queste terre che puntualmente avvengono sequestri massivi di migranti, sempre sotto gli occhi di un’autorità collusa e insensibile, priva della qualsiasi intenzione e preparazione per affrontare il crimine organizzato.
In questo senso lo stato di Veracruz è stato pioniere: diventando il punto di riferimento in materia di sequestri e aggressioni ai danni dei migranti che attraversano il Messico. La stessa società civile veracruzana vive paralizzata a causa dell’inquietante grado di impunità: le autorità hanno rinunciato alla loro responsabilità di garantire il benessere sociale e la giustizia per favorire gli interessi del crimine organizzato. Di fatto la popolazione si trova in un allarmante stato d’abbandono, il semplice fatto di pronunciare la parola “Zetas”, nome di uno dei cartelli del narcotraffico più feroci e potenti operanti in Messico, può essere motivo di persecuzione, estorsione e addirittura di morte.

Gli Zetas hanno incassato profitti milionari grazie al sequestro massivo di quei migranti che, costretti dalla necessità, viaggiano per centinaia di kilometri sui tetti dei treni merci. Il costo di queste azioni si traduce in innumerabili cimiteri occultati, fosse comuni lasciate all’oblio, cadaveri sepolti nella vergogna del governo messicano.
Il massacro delle nostre sorelle e dei nostri fratelli centroamericani è evidente. Ogni sei mesi si registrano più di 10 000 sequestri, le famiglie dei migranti che risiedono negli Stati Uniti e in Centro America stanno letteralmente pagando il prezzo dell’incompetenza del governo e della corruzione che opprimono il paese.

La Carovana Passo a Passo verso la pace, riconosce il diritto inalienabile di ogni persona a migrare, ad esercitare la propria libertà di espressione e di manifestazione. Esigiamo che il governo federale garantisca alla popolazione le condizioni necessarie per un pieno sviluppo sociale ed economico, affinché sia possibile viaggiare senza subire abusi e venga restituita la pace tanto ai messicani quanto ai nostri fratelli migranti che attraversano il Messico.

Questo nuovo tratto della “Carovana Passo a Passo verso la Pace” è cruciale. Rappresenta infatti un rischio che bisogna correre per denunciare i sequestri avvenuti nello stato di Veracruz, il cui governo si è sistematicamente rifiutato di riconoscere.
Non si hanno notizie di funzionari pubblici che siano stati processati per favoreggiamento del crimine organizzato, ad eccezione di un solo agente della polizia municipale e di poche persone di origine centroamericana. D’altronde non sono mai stati accusati i capi del crimine organizzato, ne tanto meno quei funzionari governativi che, in modo più o meno connivente, hanno concesso che i sequestri avvenissero.
La nostra speranza si rivolge alla comunità veracruzana, ai fedeli delle diverse confessioni e ai rispettivi leader religiosi.

Il nostro motto “La Pace è Frutto della Giustizia”, riflette quella che è la base del lavoro di quanti sono impegnati nella protezione dei diritti umani dei migranti. Crediamo che la pace, come progetto sociale, debba derivare dalla concretizzazione della giustizia, e che non possa prescindere dalla
partecipazione della società civile, vera protagonista della creazione di un nuovo patto sociale nazionale. Così formulato, il concetto di pace richiede la fine assoluta dell’impunità e della corruzione. Ogni singola persona deve riconoscersi responsabile di fronte a quanto accade nel paese.

Obiettivi

La Carovana Passo a Passo verso la Pace intende frenare e far conoscere l’innegabile realtà dei sequestri dei migranti in transito in Messico. Questi i nostri obiettivi:

1. Incrementare la divulgazione, a livello nazionale e internazionale, del fenomeno dei sequestri delle persone migranti che attraversano il territorio messicano.
2. Coordinarci con la popolazione civile dello stato di Veracruz, dove si organizzano i sequestri, e sviluppare proposte comuni per combattere l’impunità.
3. Sviluppare un documento di informazione a partire dalle azioni della Carovana.

Per raggiungere questi propositi la Carovana, in maniera pacifica, effettuerà le seguenti azioni nel tragitto dalle città di frontiera di Ciudad Hidalgo, Chiapas e di Tenosique. Tabasco, fino a Orizaba, Veracruz.

1. Verranno presentate diverse testimonianze sul fenomeno dei sequestri e sui vincoli esistenti tra crimine organizzato e autorità specialmente in determinati punti del cammino.
2. Si effettueranno azioni simultanee contro i sequestri e l’impunità davanti ai consolati e alle ambasciate messicane in Centro America e negli Stati Uniti.
3. Si inizierà un lavoro di coordinazione e dialogo con la comunità veracruzana e con organizzazioni umanitarie locali per organizzare azioni future che possano ridurre il numero di sequestri in Veracruz.
4. Si stilerà un documento sulle difficoltà che affronta la società civile al momento di condannare sequestri nello stato di Veracruz.

Per questo esigiamo:

1. Che le autorità locali, statali e federali indaghino e facciano luce sulle aggressioni e sui sequestri di cui sono stati vittima migliaia di migranti nello stato di Veracruz. Che vengano processati e puniti, secondo la legge, i responsabili di questi delitti e i loro complici.

2. Che terminino le retate notturne realizzate dall’istituto nazionale di migrazione, con la collaborazione della polizia federale e dell’esercito. Questi operativi sono incostituzionali e provocano la sistematica e costante violazione dei diritti umani delle e dei migranti. Oltre a mettere a repentaglio la vita di migliaia di migranti, creano un clima di insicurezza e xenofobia nelle comunità in cui transitano i migranti e minano le relazioni tra i paesi della regione mesoamericana .

3. Che vengano processate penalmente le autorità governative per atti di omissione e complicità. Licenziare i colpevoli non li assolve dalle loro responsabilità per i più di 20mila sequestri che registra in un anno la Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH); per il massacro dei 72 migranti di San Fernando, Tamaulipas, che ancora rimane impune; per le recenti fosse di migranti messicani e stranieri; per i sequestri avvenuti alla fine del 2010 nello stato di Oaxaca e per la violenza che continua ad imperare nello stato di Veracruz.

È necessario continuare a riflettere sulla relazione che esiste tra questioni di sicurezza nazionale e la criminalizzazione della migrazione. Nello specifico il Plan Merida, sviluppato e finanziato dagli Stati Uniti, influisce direttamente sul controllo dei flussi migratori a livello continentale.
Questo accordo si traduce in una politica regionale di esternalizzazione delle frontiere e intende collocare sullo stesso piano il crimine organizzato, il terrorismo e le persone migranti senza documenti.

Info:

Caravana Passo a Passo verso la Pace:
Comunicato di denuncia degli abusi contro Cristobal Sánchez Sánchez:

Sulla situazione degli attivisti per i diritti umani in Messico:

Casa per migranti “Albergue Hermanos en el Camino”: