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da Repubblica.it del 25 agosto

Bologna – “Disperazione e rassegnazione fra le donne rinchiuse al Cie”

Disperazione. E ingiusta. Sono queste le parole con cui il consigliere regionale Roberto Sconciaforni, esce dal Centro di identificazione e espulsione di Bologna, visitato il giorno dopo l’ennesima, esasperata protesta delle donne rinchiuse nella sezione femminile e il deciso intervento della polizia. “Mi stupisce che la direzione e la questura dicano che queste persone non hanno alcun motivo per ribellarsi, reagire. Le donne che stanno lì dentro sono disperate, non c’è altro aggettivo. Hanno appena saputo che il tempo di trattenimento è stato allungato a 18 mesi. E continuano a non capire perchè siano private della libertà, non avendo commesso reati”.

Le storie personali sono le più disparate. “C’è una giovane nigeriana imprigionata da 5 mesi e due settimane. Contava i giorni che le mancavano a tornare fuori, consapevole che tanto non sarebbero riuscita a identificarla, perchè con certi Paesi d’origine è impossibile. Ha una bimba di 4 anni, che sta a Bologna con una sorella. Adesso dovrà aspettare ancora più di un anno per essere vicina alla figlia e vederla crescere”. E il Cie, lo dice chi è confinato all’interno, è peggio della prigione.”Ai detenuti sono garantiti i diritti minimi, la scuola, il lavoro, l’istruzione, il trattamento. Nel Centro non c’è nulla”.

Non ci sono stati, ripetono in questura, neanche
i pestaggi denunciati dalle donne che si sono ribellate. “Molte di loro – rileva il consigliere regionale – mi hanno fatto vedere i lividi che hanno sulle braccia e sulle mani. Non credo che la polizia abbia riportato la calma schioccando semplicemente le dita”. Il problema di fondo, che è anche politico, secondo lui è un altro: ” Alla luce delle direttive europee queste strutture sono illegali, totalmente illeggittime. E non servono a niente, se non a togliere dignità alle persone. La soluzione possibile è una sola: chiuderli”.

Sul Cie, all’indomani dei tafferugli, sono da registrare anche i commenti del sindacato di polizia Coisp: “Le forze dell’ordine non sono guardiani da circo. Non possono continuare a portare sulle proprie spalle il peso di un altro evidente fallimento della politica italiana. La gestione dei flussi migratori non può più essere lasciata solo ai poliziotto che, senza nessuna protezione per la loro incolumità e la salute, sono mandati allo sbaraglio, a gestire situazioni al limite umano”.