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Frontex e le “mani sporche ” dell’Unione Europea – Il rapporto di Human Rights Watch

di Alessandro Fiorini

Tratto dal blog Asilo in Europa

Pochi giorni fa avevamo parlato della ormai prossima modifica del Regolamento Frontex.
Ieri, l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha pubblicato un lungo e interessante rapporto dal titolo “The EU’s Dirty Hands: Frontex Involvement in Ill-Treatment of Migrant Detainees in Greece”.

Il rapporto, incentrato sul dispiegamento di una squadra di intervento rapido (RABIT) nella zona del fiume Evros, al confine fra Grecia e Turchia, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, si basa su una serie di visite sul campo, corredate da interviste con migranti, rifugiati e richiedenti asilo, funzionari della polizia greca e di Frontex.

La situazione all’epoca era la seguente: a seguito di una richiesta delle autorità greche, incapaci di far fronte all’arrivo di numerosi migranti, il 2 novembre 2010 Frontex ha inviato in Grecia una squadra di intervento rapido (c.d. “RABIT”), composta da 175 guardie di frontiera provenienti dagli altri Paesi dell’area Schengen, oltre a varie attrezzature tecniche.
La missione RABIT, originariamente prevista fino a dicembre, è stata poi prolungata fino a marzo e infine sostituita da una presenza permanente di Frontex (tramite l’operazione “Poseidon Land 2011”).

Secondo il rapporto “General report 2011” di Frontex, la missione RABIT è stata un successo: da novembre 2010 a marzo 2011 si è registrato un calo del 76% nel numero dei migranti fermati durante un attraversamento irregolare del confine interessato.
HRW ci presenta ora l’altra faccia della medaglia.

Il rapporto ricorda innanzitutto come la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo nel caso M.S.S. c. Belgio e Grecia, emanata proprio durante le attività RABIT in Grecia (benché non collegata ad esse), abbia, fra le altre cose, condannato il Belgio perchè, attraverso il rinvio in Grecia di un richiedente asilo, ha consapevolmente esposto quest’ultimo a condizioni di detenzione equiparabili a trattamenti degradanti.

Durante la missione RABIT, anche Frontex ha favorito in diversi modi il trasferimento di migranti in centri di detenzione in cui le condizioni, verificate da HRW, erano le stesse condannate dalla Corte di Strasburgo. Pertanto, secondo il rapporto, Frontex è responsabile per aver esposto migranti a trattamenti proibiti. Frontex, del resto, come emerge dal rapporto, era ben consapevole delle condizioni nei centri di detenzione in Grecia in quanto vi aveva condotto visite poco prima dell’invio della squadra RABIT. In quanto Agenzia dell’Unione, poi, Frontex deve rispettare la Carta dei diritti fondamentali dell’UE e, in particolare, il divieto di tortura o trattamenti disumani o degradanti (art. 4) nonché il diritto di asilo (art. 18).

Alla base di tutto c’è una contraddizione evidente. Ai sensi del Regolamento Frontex, la responsabilità per il controllo dei confini esterni è piena responsabilità degli Stati membri. Inoltre, gli “agenti distaccati” da altri Paesi durante una missione RABIT possono agire esclusivamente agli ordini delle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante e non possono adottare provvedimenti di respingimento. Frontex ha solo il compito di facilitare l’applicazione delle misure in materia di gestione delle frontiere esterne, attraverso il coordinamento delle azioni degli Stati.
Tuttavia, emerge dal rapporto di HRW, è improbabile nella pratica che le autorità di uno Stato che, ammettendo l’incapacità di gestire il proprio confine, ha richiesto l’invio di squadre RABIT, finiscano poi per non seguire le indicazioni degli agenti dispiegati. O per lo meno, se una catena di comando esisteva, con a capo gli ufficiali greci, durante le visite di HRW nella regione di Evros, questo non era evidente.

Sebbene, dunque, sia vero che Frontex non ha alcun ruolo nella gestione (quindi negli standard) dei centri di trattenimento per migranti in Grecia, è altrettanto vero che i suoi agenti e i suoi responsabili sono ben a conoscenza della situazione, soprattutto all’interno di alcuni centri, e avrebbero potuto cercare soluzioni che permettessero che l’applicazione delle regole relative al dispiegamento della squadra RABIT avvenisse nel rispetto dei diritti fondamentali.

Ad esempio, suggerisce HRW, prendere in considerazione, per il trattenimento, centri in cui le condizioni di vita sono accettabili.

Pertanto, conclude il rapporto, le attività di Frontex che hanno favorito i trattenimenti nei centri di detenzione greci, hanno violato il divieto di trattamenti disumani o degradanti e dovrebbero dunque essere immediatamente sospese fino a che non siano state prese misure che assicurino che tale divieto assoluto non venga violato.

Sul sito di Frontex si può trovare una concisa replica al rapporto.

di Alessandro Fiorni

Vai al rapporto di Human Right Watch