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Croce Rossa – Il Commissario Rocca: norme speciali per i rifugiati provenienti dalla Libia

La proposta durante l'audizione al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, presieduta da Margherita Boniver

Il commissario straordinario della Croce rossa, Francesco Rocca, in riferimento ai flussi migratori del 2011, ha chiesto norme speciali per quanti sono giunti in Italia in seguito al recente conflitto in Libia, ma non essendo libici (ha spiegato che si trovavano in quel paese perche’ avevano trovato un lavoro) il nostro Paese non ha concesso ne’ asilo ne’ protezione umanitaria. Rocca calcola che in queste condizioni si trovino circa 10 mila immigrati. E’ quanto e’ emerso dall’audizione del responsabile della Croce rossa, avvenuta oggi presso il Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen, presieduta da Margherita Boniver.

”In questo modo – ha detto Rocca – costringiamo queste persone alla clandestinita’ e, per potersi garantire condizioni minime di sovravvivenza, le avviamo sulla strada della microcriminalita’. Dobbiamo approvare norme speciali come era stato fatto per gli immigrati tunisini ai quali erano stati concessi permessi speciali”.

Rocca nel corso dell’audizione ha parlato anche della criticita’ dei Cie sostenendo, tra l’altro, che mai come ora si sono dimostrati inadeguati: ”Gli spazi sono assolutamente insufficienti per ospitare per lungo tempo gli immigrati; la permanenza ormai e’ di sei mesi, non piu’ di trenta giorni e gli spazi a disposizione – ha ribadito – comportano una limitazione grave della liberta’ peggio che in carcere”. Secondo Rocca, nei Cie esiste poi un problema di ”promiscuita’ tra immigrati usciti dal carcere e quanti non hanno alcun trascorso con la giustizia, in attesa di identificazione. ”Questo comporta – ha sottolineato – una ulteriore penalizzazione per questi ultimi”.

Nel corso dell’audizione il commissario straordinario, ha infine, ribadito che i volontari di cui dispone la Croce Rossa che ”pure hanno un ruolo insostituibile” ”non possono essere il surrogato dei professionisti”. ”Se serve nei servizi alla persona uno psicologo o un mediatore culturale questi devono avere un rapporto dipendente con la struttura per la quale operano. I volontari – ha concluso – che spesso non hanno qualifiche specifiche devono seguire le linee guida fissate dai professionisti”. (ANSA).