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Consiglio d’Europa: presentato il rapporto “Vite perdute nel mediterraneo: chi è responsabile?”

La tragedia di 63 migranti morti in mare tra l'indifferenza delle autorità

All’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa è stato presentato oggi il rapporto del proprio comitato di immigrazione, rifugiati e sfollati a cura della senatrice olandese Tineke Strik con il titolo “Vite perdute nel Mediterraneo: chi è responsabile?”. Si tratta delle conclusioni di un’indagine degli ultimi mesi che riguarda una delle tante tragedie consumante nel Mediterraneo avvenuta esattamente un anno fa.

Dei 72 migranti e rifugiati che si erano imbarcati in Libia su un gommone, 63 hanno perso la vita per mancanza di soccorso. Non sono morti a causa di naufragio bensì di sete e di fame durante i 15 giorni nelle acque del Canale di Sicilia, abbandonati a loro stessi nonostante i numerosi appelli di soccorso lanciati e navi ed elicotteri sotto il comando della NATO, nonché due navi commerciali li avessero avvistati. I 9 superstiti hanno dato testimonianze dettagliate del loro vissuto durante il tempo interminabile con la speranza che qualcuno avrebbe dato seguito al loro grido d’aiuto. Strik conclude il rapporto affermando che senza ombra di dubbio ci sono responsabilità precise ma anche delle lacune dal punto di vista giuridico e delle prassi in quanto al soccorso in mare.

“Il CIR ha collaborato con l’assemblea parlamentare in questa investigazione e riteniamo che i risultati dovrebbero dare una scossa alla coscienza collettiva ed evitare in futuro che navi che potrebbero dare soccorso semplicemente si voltino dall’altra parte”, conclude Christopher Hein, Direttore del CIR.

Scarica il rapporto (in inglese)

Rapporto “Vite perdute nel mediterraneo: chi è responsabile?” (Inglese)