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Venezia – Crisi e immigrazione: un terreno in continua trasformazione

Presentato a Palazzo Malcanton-Marcorà il Rapporto sull'economia dell'immigrazione. I video ed i materiali

Immigrazione e crisi, lavoro migrante e lavoro della crisi sulla composizione del lavoro migrante stesso. Questi i temi trattati nel rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione del 2012 presentato a Venezia durante il convegno di studio “L’immigrazione in tempo di crisi”. A presiedere il tavolo dei relatori Karima Moual, giornalista de Il Sole 24ore che ha sollecitato gli esperti sui diversi temi trattati dallo studio.

I dati
La presentazione dei dati emersi dalla ricerca e delle sue elaborazioni è invece stata affidata alla Dott.ssa Valeria Benvenuti non senza problematizzare gli aspetti critici metodologici affrontati nella realizzazione ed eleborazioni di dati che spesso tendono a non ritornare le tante sfaccettature e particolarità rappresentatate in Italia dal “mondo dell’immigrazione”.

Gli stranieri rappresentano una risorsa per il territorio nazionale soprattutto in questo periodo di crisi: in Italia si contano oltre 2 milioni di lavoratori immigrati (il 9,8% del totale degli occupati), in sede di dichiarazione dei redditi notificano al fisco 41,6 miliardi di € (pari al 5,3% del totale dichiarato) e pagano di Irpef 6,2 miliardi di € (pari al 4,1% del totale dell’imposta netta). Ma rappresentano la parte di popolazione che maggiormente ha subìto gli effetti negativi della crisi (il tasso di disoccupazione straniero è passato dall’8,5% del 2008 all’12,1% del 2011), mostrano livelli di povertà più elevati (il 42,2% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà) e le loro retribuzioni sono inferiori di oltre 300 € rispetto ai lavoratori italiani.
Questi alcuni dei risultati raccolti nel Rapporto Annuale sull’Economia dell’Immigrazione 2012 realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e patrocinato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dal Ministero degli Affari Esteri, presentato oggi 11 ottobre 2012 presso il Polo Umanistico dell’Università Ca’Foscari di Venezia nel convegno dal titolo “L’immigrazione in tempo di crisi”.

Il mercato del lavoro. Dal 2008 al 2010 si è assistito in Italia ad un aumento del tasso di disoccupazione straniera di 3,5 punti percentuali passando dall’8,1% all’12,1% e raggiungendo 310mila immigrati senza lavoro. Questo significa che nel biennio considerato un nuovo disoccupato su tre ha origini straniere. Per quanto riguarda gli occupati (che sono oltre 2 milioni di soggetti), per la maggior parte si tratta di lavoratori dipendenti (86,7%), giovani, inquadrati come operai (87,1%), dalla bassa qualifica professionale, nel settore del terziario (51,5%) e in aziende di piccola dimensione (il 54,6% lavora in imprese con meno di 10 persone).

Retribuzioni dei dipendenti. Un dipendente straniero guadagna al mese (dato quarto trimestre 2011) una cifra netta di 973€, oltre 300€ in meno rispetto al collega italiano. Ha più possibilità di portare a casa una retribuzione più elevata l’immigrato che lavora nel settore dei trasporti (1.257 € al mese) a scapito di chi lavora nel settore dei servizi alle persone (717 € al mese), dove sono occupate maggiormente le donne.

Redditi dichiarati e Irpef pagato. In Italia si contano complessivamente 3,4 milioni di contribuenti nati all’estero (dati riferiti ai redditi del 2010) che dichiarano quasi 42 miliardi di €: tradotto in termini relativi, si tratta dell’8,2% di tutti i contribuenti e del 5,3% del reddito complessivo dichiarato in Italia. Gli stranieri dichiarano mediamente 12.481 € (7mila in meno rispetto agli italiani) e si tratta quasi esclusivamente di redditi da lavoro dipendente. Nel 2010 i nati all’estero hanno pagato di Irpef 6,2 miliardi di € (pari al 4,1% dell’intero Irpef pagato a livello nazionale) che si traduce in 2.956 € a testa. Ma gli stranieri beneficiano, più degli italiani, di detrazioni fiscali a causa principalmente del basso importo dei redditi stessi: infatti il 63,9% dei nati all’estero che dichiara redditi paga effettivamente l’Irpef, contro il 75,5% dei nati in Italia.

Livelli di povertà. Il 42,2% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di povertà (dati 2010), contro il 12,6% delle famiglie italiane. Il reddito percepito non permette loro di risparmiare appena 600€ all’anno, dal momento che i consumi pareggiano quasi le entrate familiari. Entrate che provengono per il 90% da lavoro dipendente e che vengono destinate, tra le altre cose, al pagamento dell’affitto, dal momento che appena l’13,8% delle famiglie straniere è proprietaria dell’abitazione di residenza.

Disagio economico. Le famiglie straniere dichiarano maggiori difficoltà economiche rispetto a quelle italiane (dati 2009): il 21,6% dice di arrivare a fine mese con molta difficoltà (contro il 14,5% di quelle italiane), il 23,4% è stata in arretrato con il pagamento delle bollette (vs 8,2%), il 60,1% non è in grado di sostenere una spesa imprevista di 750 € (vs 31,4%) e il 53,6% non può permettersi una settimana di ferie (vs 39,2%).

I lavori
L’apertura dei lavori è stata affidata al Prof. Stefano Solari, Direttore della Fondazione Leone Moressa.

Crisi economica e disuguaglianze nel mercato del lavoro
Ad affrontare la questione è il Prof. Fabio Perocco che partendo da alcune valutazioni sulla natura e gli effetti della crisi globale ha rilevato come gli effetti sociali oltre che economici di questa crisi sulla composizione del lavoro migrante siano, oltre che legati al piano della restrizione dei diritti sociali, anche un terreno di grande scomposizione e frammentazione.

I limiti e l’ipocrisia delle politiche sul lavoro
L’esordio del Direttore generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Natale Forlani: “i decreti flussi ed i click day sono una boiata pazzesca – dice il dirigente ministeriale – la questione del mercato del lavoro degli stranieri non è un flusso e neppure una fotografia, ma è un a dinamica che riguarda ormai la composizione interna del lavoro stesso.”
Si tratta di un problema di politiche incentrate su una idea non vera delle migrazioni e del loro rapporto al mercato del lavoro. “Abbiamo bisogno di costruire un nuovo approcio legato alla composizione sociale interna del mercato del lavoro in cui gli stranieri hanno una prospettiva certamente più lunga vista la loro giovane età rispetto agli autoctoni”.
Ma se l’approcio è certamente interessante e critico è la proposta che certamente lascia a desiderare ancora. Che l’European Blue Card o gli ingressi per tirocinio formativo siano la soluzione da affiancare a nuove politiche sul mercato del lavoro interno è certamente una falsità, mantenendo proprio sul piano dei diritti connessi a questi titoli di soggiorno una situazione precaria. I permessi di soggiorno per tirocinio non sono convertibili se non attraverso il decreto flussi mentre ancora fumosa appare la questione della Carta BluUE.

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa

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Le professioni ricoperte dagli stranieri