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Pomigliano- Emergenza Nord Africa, spiragli per i rifugiati africani

Da Ilmediano.it

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La città delle fabbriche è uno degli ultimi avamposti della solidarietà nell’hinterland napoletano. Qui i rifugiati africani restano ospitati in un albergo della zona residenziale grazie alle indennità di sindaco e assessori, devolute per fare in modo che gli esuli dall’area subsahariana non vadano a dormire sotto i ponti. I fondi pubblici erano già stati accantonati al momento dell’insediamento, due anni e mezzo fa, dell’attuale amministrazione municipale proprio per far fronte a eventuali emergenze. Il problema però resta. Il danaro raccolto finora potrà durare ancora alcuni giorni. Nel frattempo è al lavoro una task force composta da esponenti del Comune e della Caritas diocesana.
In questo momento i circa 50 rifugiati di Pomigliano rimangono nell’albergo grazie alle indennità destinate ai politici e usufruiscono del vitto fornito dalla mensa dei poveri cittadina gestita dalla Caritas. Dalla precarietà alle buone notizie.

Proprio ieri don Arcangelo Iovino, direttore della Caritas diocesana di Nola, ha comunicato che l’altro gruppo di profughi composto da circa 40 nordafricani ospitati in un albergo di San Giuseppe Vesuviano ha abbandonato definitivamente la struttura ricettiva ed è stato accolto in alcuni alloggi privati. “ A San Giuseppe – racconta don Arcangelo – ci sono persone che si sono occupate direttamente di loro. Qui i rifugiati sono stati accolti dai volontari di due associazioni che li assistono nei minimi particolari. A Pomigliano – aggiunge poi il responsabile della Caritas – si sta facendo la stessa cosa. L’accordo raggiunto tra il Comune e la Chiesa sta consentendo di seguirli passo passo. Il comune – spiega don Arcangelo – si è preso l’impegno di assicurare alloggi e noi di garantire il vitto per cui ogni parroco fa il suo turno per dare ai rifugiati da mangiare ”.

E’ un momento delicato, in cui gli esuli stanno decidendo se rimanere o meno da queste parti. Secondo quanto riferito dalla Caritas diocesana alla fine di questo percorso provvisorio sia a Pomigliano che a San Giuseppe resteranno al massimo una trentina di rifugiati in tutto. “Adesso c’è la fase – sottolinea Iovino – in cui si dovrà capire quanti realmente restano qui per poi organizzarne il reinserimento. Dobbiamo provvedere alle cose più banali, più necessarie, capendo e facendo comprendere la nostra cultura e quella loro in modo tale da sollecitare l’incontro. Altrimenti si rischia di creare un conflitto ”.

Il dramma lavoro, l’assenza di certezze. “ C’è chi è riuscito ad arrangiarsi con qualche piccolo lavoro – risponde don Arcangelo – si tenta di fare un discorso di avvio lavorativo. Per esempio c’è chi ha espresso il desiderio di restare a Pomigliano. Noi presupponiamo che possano essere una decina. Ma ci sono ancora cinque persone che aspettano i permessi dì soggiorno e che hanno detto che al novanta per cento se ne andranno ”

Pino Neri
Il Mediano.it