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La “Lampedusa” di Venezia: i respingimenti dei richiedenti asilo al porto

Bettin: “Non vanificare con procedure inique il richiamo di Papa Francesco”

Il grande, straordinario gesto compiuto da Papa Francesco di recarsi a Lampedusa per testimoniare la sua vicinanza ai migranti, il suo dolore per quanti trovano la morte in mare o altrove lungo le rotte delle migrazioni contemporanee, e il suo fortissimo richiamo alle autorità competenti affinché, sul piano nazionale e internazionale, si adoperino per evitare il ripetersi di simili tragedie, ci interroga anche sulla situazione locale.

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La nostra Lampedusa, nelle debite proporzioni ma con un carico significativo di problemi e anche di tragedie, è in particolare la frontiera del porto di Venezia, dove sono soprattutto i richiedenti asilo e protezione umanitaria a non incontrare il giusto trattamento. Venezia è il punto d’arrivo, spesso nei modi più avventurosi e rischiosi, di molti in fuga da regimi e da situazioni oppressive e violente. E’ nella memoria di tutti la tragedia del ragazzino afgano Zaher Rezai schiacciato dal camion in cui si era nascosto perché le procedure non gli consentivano speranze di un regolare ingresso nel nostro paese. Una tragedia ripetutasi altre volte.

La verità è che nei confronti dei richiedenti asilo si attua una sorta di pregiudiziale politica di respingimenti sommari, non motivati da un’istruttoria adeguata e rispettosa dei diritti sanciti a livello internazionale.

Come dimostra il più recente Rapporto dell’Osservatorio Antidiscriminazioni veneziano, in collaborazione con il CIR – Consiglio Italiano per i Rifugiati e all’Associazione “Tuttiidirittiumanipertutti”, in base ai dati forniti dalla Prefettura, nel periodo gennaio 2010 –dicembre 2012, infatti, più della metà (il 54%) dei richiedenti asilo alla frontiera portuale di Venezia respinti ha incontrato soltanto personale della polizia di frontiera e non ha avuto alcun contatto con gli operatori umanitari competenti, senza poter perciò esporre la propria situazione. Si tratta di una inequivocabile e ripetuta violazione del diritto a richiedere protezione internazionale e di veder vagliata questa richiesta secondo le giuste procedure.

L’Italia ha già una legislazione inadeguata in materia di immigrazione, una legislazione che produce clandestinità e arrivi irregolari, con tutto ciò che ne consegue. L’applicazione inadeguata delle procedure sul diritto d’asilo che si verifica nel porto di Venezia è una delle ragioni che finora hanno moltiplicato le ingiustizie e le tragedie e che, se non modificata insieme alle altre norme inique e inefficienti, rischia di rendere vano l’alto richiamo di Papa Francesco.

Gianfranco Bettin

Assessore all’Ambiente e al Centro Pace

Venezia, 9 luglio 2013