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CIE – La mappa di un fallimento

Tredici centri. Nessuno in pieno funzionamento. Otto sono chiusi

Secondo il Viminale sono 13 i centri in esercizio sul territorio nazionale. Quelli di Serraino Vulpitta, Brindisi, Crotone, Modena e Bologna, sono ufficialmente chiusi in attesa di riaprire, mentre la struttura di Lamezia Terme (CZ) non è operativa perché i locali non risultano idonei alla destinazione d’uso. A questi si aggiunge la recente chiusura temporanea del centro di Gradisca d’Isonzo (GO) e lo svuotamento, nei fatti, del CIE di via Corelli, a Milano, dove i posti disponibili sono ormai ridotti all’osso. Quelli costruiti nel 2011 a Santa Maria Capua Vetere e Palazzo San Gervaso, pur attivi, sono in attesa del completamento dei lavori di adeguamento. Tutti gli altri operano invece con capienza ridotta a seguito dei danneggiamenti prodotti dalle rivolte. Il quadro fallimentare non riguarda però solo le strutture e la loro gestione. Decine di rapporti che registrano condizioni di vita disumane, centinaia di denunce che si oppongono a provvedimenti di trattenimento illegittimi, i moniti dell’UE, delle Camere Penali e quelli del Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, hanno in questi anni delegittimato di gran lunga quello che sembrava uno dei punti cardine nella gestione delle politiche migratorie italiane ed europee. Uno dei colpi più importanti inferti al circuito della detenzione amministrativa è arrivato dal Tribunale di Crotone che, con una sentenza del dicembre 2012, ha assolto alcuni cittadini stranieri privi di permesso di soggiorno che si erano resi protagonisti di una rivolta nel centro calabrese. Il provvedimento è di quelli destinati a fare scuola e non lascia spazio ad equivoci. Secondo il giudice di Crotone la condizione di privazione della libertà personale a cui erano sottoposti gli stranieri, sia perché attuata in mancanza di una convalida da parte di un giudice, sia per la situazione di degrado del centro, hanno configurato una violazione dei diritti fondamentali della persona che, proprio perché commessa da un apparato dello stato, ha reso legittima l’azione di protesta, anche violenta, all’interno del CIE. Assolti per legittima difesa. Lo dicono anche ai Giudici, è proprio giunto il momento di mettere fine a questa brutalità.