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di Marina Nebbiolo

Calais – Lo sgombero post-elettorale

La polizia ha dato il via ad una grande operazione di evacuazione dei due campi dove gli immigrati si sono insediati da quasi un anno in pieno centro cittadino.

Foto di Pascal Rossignol (Reuters/Contrasto)

Circa 600 persone, Eritrei, Sudanesi, Afgani e Siriani avevano costruito due campi temporanei per poter dormire e mangiare in attesa di emigrare in Inghilerra attraversando la Manica. Poco più di 200 tende lungo le rive di un canale e in uno spiazzo poco distante.
Lo smantellamento era stato annunciato dal prefetto del Pas-de-Calais il 21 maggio, il motivo dichiarato sarebbe l’affollamento dei migranti in uno spazio ridotto e l’insalubrità. I luoghi appartengono alla Regione governata dal PS.
In assenza di cassonetti e raccolta dei rifiuti, i migranti vivevano in una discarica a cielo aperto provocando epidemie che sono diventate pretesto per intervenire in difesa della “salute pubblica”.
In effetti, il piano logistico della prefettura, un pasto e una pastiglia la sera, docce collettive assicurate dalla Croce Rossa, non è sufficiente ad eradicare il disagio e non può considerarsi come una terapia.
Le tensioni con il vicinato erano acutizzate, in particolare all’avvicinarsi della scadenza elettorale europea del 25 maggio, al punto che i migranti si sono lamentati degli insulti accompagnati da minacce e lanci di pietre. Più del 31% dei voti di Calais è andato al FN.

Mercoledi mattina, tende, ripari improvvisati e capanne rudimentali sono state distrutte man mano che l’accerchiamento delle forze dell’ordine avanzava. La notte precedente, circa duecento migranti si sono rifugiati in un centro di distribuzione dei pasti ma la polizia è intervenuta per sgomberarlo. Poi, i migranti si sono barricati in un parcheggio con la richiesta di una mediazione con la polizia stessa.

Il parcheggio è perimetrato da una sorta di cancellata, è utilizzato per la distribuzione dell’unico pasto a cui i migranti hanno diritto, la cena. La prefettura si è impegnata a non eseguire alcun fermo ma l’invito a salire sugli autobus diretti verso una struttura dove potersi lavare prima di essere rilasciati non ha avuto molto successo. La promessa di essere “liberati” è poco rassicurante per tutti quelli che si ritrovano ad errare per settimane in una zona di transito in assenza di soluzioni dignitose e tutela giuridica.

Dall’ agosto del 2012 una circolare obbliga amministrazione e istituzioni a proporre un alloggio agli immigrati. Per i minori, la prefettura, aveva requisito un centro ricreativo. I migranti che vogliono chiedere asilo dovrebbero essere indirizzati verso le comunità alloggio, per gli altri non esiste alcuna alternativa al vagabondaggio in città o negli accampamenti tra le dune per provare a passare la frontiera in qualche settimana o in molti mesi. Oppure l’estrema precarietà delle condìzioni di vita negli squat che si sono moltiplicati.

I due campi rasi al suolo rappresentano la realtà impossibile vissuta dai migranti in Francia.
Dopo Sangatte e la chiusura del Centro nel 2002 seguita dalla distruzione della “giungla” nella zona manifatturiera di Calais nel 2009, la situazione non è cambiata.