Approderanno a Pozzallo gli oltre trecento migranti intercettati nelle scorse ore in mare da una nave della marina miliatare nel Canale di Sicilia, altri sono arrivati nelle scorse ore a Porto Empedocle.
Ma non tutti ce l’hanno fatta. Uno di loro infatti, secondo quanto riportato dai compagni di viaggio, è morto di stenti. Non si tratta di un naufragio, di una di quelle stragi come le tante avvenute nel corso del 2013 e negli anni precedenti e non si parlerà di lui come di una vittima della frontiera. Ma questa morte ci riporta con i piedi perterra, anzi, nel mezzo del mare, lì dove, operazioni militari/umanitarie o meno, si consuma quotidianamente la tragedia di chi fugge affidandosi a barconi, trafficanti e speranze. E al loro arrivo, di tragedia ne inizia un’altra: quella che li vede “accolti” ignobilmente in Sicilia, quella dell’emergenza che li distribuisce come pacchi in tutto il territorio italiano senza affidarli invece al circuito ufficiale dell Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, quella della decisione pendente sul loro diritto di rimanere in Europa, quella delle gabbie imposte dal regolamento dublino che li costringe a rimanere in Italia.
E’ evidente che se le morti in mare si sono diradate, ciò che l’Europa e l’Italia hanno messo in campo non può bastare.
Occorre chiedere all’Ue la sospensione del Regolamento Dublino e l’apertura delle procedure per i permessi umanitari in caso di “afflusso massiccio”. Visti di transito rilasciati dalle prefetture e distribuzione in tutti i paesi europei. Questa sarebbe un’altra Europa rispetto a quella che ha deciso di sbarrare le frontiere anche di fronte a chi fugge da guerre e dittature. La missione Mare nostrum va riconvertita con navi civili come traghetti. E a livello territoriale occorre rimodulare tutto il sistema di prima accoglienza con l’accoglienza dei profughi in tutte le regioni italiane. Vanno attivati subito coordinamenti regionali. Se l’Unione Europea non risponde o si limita a promettere missioni Frontex, per respingere, il governo italiano deve adottare un decreto ex art. 20 TU 286 del 1998 per un permesso per motivi umanitari a coloro che arrivano dalla Siria,dall’Egitto e dalla Libia. Paesi dai quali se non si fugge si rischia la pelle. Non si possono proporre formule magiche come i rimpatri assistiti e gli accordi bilaterali in paesi nei quali non e’ affatto garantito il rispetto dei diritti e dei corpi dei migranti.
Drammatica è poi la situazione dei minori non accompagnati che arrivano in numero crescente, spesso dopo avere subito abusi. Occorre legalizzare al piu’ presto le persone che arrivano e sottrarle ai mediatori che si arricchiscono sulla loro pelle anche nel nostro paese. Si deve raccogliere in particolare l’appello dell’ Unhcr per garantire corridoi umanitari ai profughi siriani. E vanno sospese le operazioni di respinginento collettivo dai porti dell’Adriatico verso la Grecia. Questo e’ l’ unico modo per contrastare le organizzazioni che prosperano ovunque sul proibizionismo e sul cd. “contrasto dell’ immigrazione illegale” mentre invece la quasi totalita’ delle persone che arrivano adesso hanno diritto al riconoscimento di uno status di protezione. Tutti coloro che non vogliono restare indifferenti devono organizzare sui territori reti sociali di solidarieta perche’ i sistemi di accoglienza gestiti dalle prefetture presto non daranno piu’ in grado di fare fronte agli arrivi. Anche se non si superera’ di molto il numero degli arrivi del 2011 ( 67000), quest’anno siamo di fronte ad una situazione totalmente diversa nei paesi di partenza, sono tutte partenze forzate, violenze ed abusi si moltiplicani e dobbiamo fare tutti di piu’.
Fulvio Vassallo Paleologo