Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

L’anomalia Brescia: intervista all’Avv. Manlio Vicini, Ass.ne diritti per tutti

Su 5.222 domande di emersione ne sono state rigettate 4.091

11026275_10152662074851300_504936414687603350_n.jpgD: Dalla settimana scorsa è salita alla ribalta di tutti i media main stream, la vicenda di Brescia che ha visto diverse giornate di mobilitazione i cui protagonisti sono stati migranti e quella parte di città solidale con questi ultimi, una situazione esplosa a seguito appunto dell’”anomalia Brescia” che mette in luce una preoccupante situazione che riguarda la gestione delle pratiche inerenti alla sanatoria 2012 per la regolarizzazione dei lavoratori migranti in stato di clandestinità. A ora sono state respinte circa l’80% delle domande di sanatoria a fronte di una media nazionale del 20%.
La Prefettura di Brescia ha deciso di applicare la legge in modo assolutamente restrittivo, con una sistematica operazione inquisitoria che ha visto la convocazione dei datori di lavoro e dei lavoratori che hanno presentato domanda di emersione da parte di carabinieri, Polizia Locale e Provinciale e dell’Ispettorato del Lavoro e una tempistica per dimostrare la presenza in Italia di soli 6 mesi, nettamente inferiore rispetto a quanto avvenuto nelle altre province.
Da cosa è determinata questa situazione? E’ possibile che quest’anomalia sia verificata in una città come Brescia in cui è molto alta la forza lavoro migrante?

Avv. Manlio Vicini – Le cause di quest’anomalia bresciana nell’applicazione della legge di emersione del 2012 sono molteplici.
Le istituzioni e la Prefettura in particolare giustificano il rigore con cui stanno gestendo questa situazione poiché è pendente un’indagine con richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli operatori dello sportello unico dell’immigrazione in relazione a come è stata gestita la precedente legge di emersione del 2009. C’è un’inchiesta della Procura della Repubblica che sancisce che siano stati rilasciati dei permessi di soggiorno con troppa facilità, un’inchiesta che fa sorridere se pensiamo che anche quel caso il rigore con cui era stata gestita la legge di emersione del 2009 aveva portato alla protesta dei migranti sulle gru per diciassette giorni, com’è evidente, c’è stato rigore in entrambi i casi, e da parte degli operatori questa procedura è applicata in tale maniera per tutelarsi da conseguenze penali.

Anche questa volta chi ne fa le spese sono i migranti che si sono visti rigettare circa l’80% delle domande di emersione, se consideriamo che a Brescia ne sono state presentate 5.222 e ne sono state rigettate 4.091, anche se adesso stanno un po’ diminuendo a causa dell’ondata di ricorsi giurisdizionali al TAR.
Si parla di anomalia bresciana perché la Prefettura ha ritenuto di dover interpretare in maniera restrittiva il requisito per presentare la domanda di emersione ossia che il lavoratore migrante deve dimostrare di essere presente in territorio nazionale prima del 31 dicembre 2011. Il soggetto doveva dare prova, addirittura, della sua presenza in Italia nei sei mesi prima del 31 dicembre 2011; una prova che doveva essere fornita con la presentazione di documenti provenienti da organismi pubblici.
Quindi gente che magari è residente a Brescia da anni in maniera regolare e non ha questi atti si è vista rigettare la domanda di emersione.
17383_10152662076076300_5297156406793341791_n.jpg
Questa è la tipologia di rigetto più numericamente rilevante. Inoltre c’è stato, da parte degli uffici, un controllo a tappeto e non a campione di tutte le aziende che impiegavano lavoratori migranti con la conseguente convocazione dei datori di lavoro per verificare se effettivamente il rapporto di lavoro intercorresse dal maggio 2011 e non dopo, come la normativa di regolarizzazione prevedeva. Questo, per poca chiarezza degli atti, ha creato dei malintesi che però hanno generato ulteriori rigetti delle domande di emersione. Sono anni che i migranti e le associazioni solidali sollevano questo problema in Prefettura e con i dirigenti dello sportello unico dell’immigrazione di Brescia che si sono succeduti in questi ultimi due anni senza però ottenere nessun risultato.
Queste sono le ragioni che hanno determinato l’esplodere della protesta degli ultimi giorni. Il malumore non si ferma solo all’anomalia bresciana e alla questione della legge di emersione, ma va al di là collegandosi anche ad un’aperta critica alla legge Bossi-Fini che pone un nesso molto forte tra permesso di soggiorno e rapporto di lavoro (piattaforma delle richieste). Un duplice legame che in un momento come questo di grave crisi occupazionale porta decine di migliaia di migranti, non solo a Brescia, a trovarsi in una situazione emergenziale perdendo il permesso di soggiorno poiché si trovano senza occupazione, nonostante magari siano radicati nel territorio da molti anni.
Un problema molto grave che affligge la vita di molte persone e la cui unica risposta è stata la repressione delle forze dell’ordine come abbiamo visto nei giorni scorsi.
Questo ci porta a fare l’ennesima riflessione sulla Bossi- Fini, una legge che ha ormai tredici anni e che nessuno dei governi successivi ha rimaneggiata e abolita favorendo una normazione dei diritti sui migranti, soprattutto in un contesto economico e sociale drasticamente mutato rispetto a 13 anni fa. Una situazione che va risolta poiché non possiamo concepire come soluzione l’accompagnamento di migliaia di persone alle frontiere o nei Cie.
11069392_10152662074906300_5338094789274927850_n.jpg

D – Il rischio di molte persone di ricadere nella clandestinità è ultimamente molto elevato. Per quanto riguarda i permessi di soggiorno la Questura di Brescia, infatti, sta respingendo migliaia di domande di rinnovo. Il permesso di soggiorno di un anno per attesa occupazione non viene quasi mai concesso perché la Questura impiega mediamente più di un anno a rinnovare il permesso di soggiorno (quando la stessa legge Bossi-Fini, stabilisce un termine massimo di sessanta giorni) e quindi il tempo per cercare lavoro viene “consumato” nell’attesa del rinnovo riducendo enormemente le possibilità di trovare una nuova occupazione. A questo proposito come si stanno muovendo quegli enti che si occupano di immigrazione nel territorio bresciano e che posizione stanno prendendo le istituzioni?

Avv. Manlio Vicini – E’ di pochi giorni fa una presa di posizione di associazioni di stampo cattolico, tra cui la CISL, la Curia, le Acli, che appoggiano sostanzialmente le richieste che vengono dalla piazza, ma ne criticano le modalità con cui sono state portate avanti. E’ chiaro che l’appoggio di queste associazioni è apprezzato, ma non si può accettare che provino ad insegnare come questi risultati si possano ottenere e in che forme in questa vicenda, visto che il loro muoversi soltanto sul piano delle relazioni istituzionali in due anni, non ha smosso di un millimetro le prassi della Prefettura e della Questura e non è servito ad avere risposte dalla politica.
Dall’altra parte c’è una forte rete che appoggia su tutti i campi la mobilitazione dei migranti, tra cui l’Associazione Diritti per tutti, il centro sociale Magazzino 47, ma anche il Coordinamento migranti della CGIL, e la CGIL stessa che apre alla mobilitazione di sabato; una rete che si muove in maniera coordinata, forte di altre esperienze precedenti che hanno saputo ottenere risultati grazie a mobilitazioni e alla produzione di conflitto e non semplicemente scrivendo documenti o letterine alla Prefettura, alla Questura o al Ministero, anche perché questo approccio è stato totalmente perdente e non ha portato ad alcun risultato.
La città reagisce in diverse maniere a questa situazione, complici anche i media locali che si sono prestati a fornire una versione dei fatti, quando ci sono stati momenti di tensione e le cariche da parte delle forze dell’ordine, ad opera delle veline della Questura, dimenticandosi invece di tutta quella parte informativa e di campagna di sensibilizzazione che si sta costantemente svolgendo in città.
11034208_10152657768046300_6993231063756825433_n.jpg

D – A Brescia è evidente la linea dura intrapresa dalla Prefettura, invece come si pone il Tribunale? Accoglie i ricorsi o sposa la stessa linea della Questura? Inoltre quanti migranti fanno ricorso da soli o accompagnati da degli avvocati che appoggiano queste questioni?

Avv. Manlio Vicini – Non ci sono dei dati precisi, o comunque è molto difficile ottenerli. Ci sono dei dati parziali rispetto ai ricorsi che ad oggi sono stati decisi in maniera definitiva con una sentenza. Per quanto riguarda questi ricorsi il TAR sta mutando orientamento su alcuni punti specifici rispetto a qualche tempo fa dove avvallano in quasi totalità l’operato della Prefettura, infatti a seguito di alcune sentenze del Consiglio di Stato, che crea giurisprudenza anche per i tribunali amministrativi regionali, l’iniziale rigore con cui ci si approcciava ai ricorsi si è pian piano affievolito. A oggi abbiamo 479 ricorsi che sono stati definiti con sentenza, di cui il 40% è stato accolto, il 42% respinto e il restante 18% è stato dichiarato improcedibile perché si tratta di quei casi in cui la Prefettura a seguito della presentazione del ricorso ha in autotutela ritirato il provvedimento di rigetto riaprendo quindi la procedura di emersione. Facendo una rapida valutazione, siamo circa al 60% di ricorsi al TAR che hanno avuto un esito positivo.
Si assiste però a dei casi allucinanti in cui la Prefettura e lo sportello unico per l’immigrazione dopo aver ricevuto l’esito della sentenza emettessero un nuovo provvedimento negativo cui bisognerebbe nuovamente fare ricorso.
Una situazione allucinante perché chi si trova in questa situazione è pure costretto ad un ingente esborso di fondi visto che i ricorsi al Tar vanno pagati da coloro che li presentano.
Appare plausibile che queste manovre siano una sorta di vendetta nei confronti dei migranti che risale alla mobilitazione del 2010 dato che i vertici della Prefettura sono gli stessi di cinque anni fa, inoltre c’è da considerare anche un altro fattore. La Prefettura dovrebbe infatti rifondere le spese legali sostenute da chi ha vinto i ricorsi, una cifra che ammonta a circa 72.000 euro che però non ha ancora sbordato; si tratta di soldi pubblici che sono sottratti a utilizzi sociali dall’illegittimità con cui opera la Questura.
11055393_10152657766151300_6263683743629382801_n.jpg

D: Quest’anomalia bresciana rispetto alla sanatoria del 2012, in un contesto di emergenza lavorativa, ha prodotto un incremento del lavoro in nero?

Avv. Manlio Vicini – E’ chiaro che non ci sono dati ufficiali, ma visti i rapporti che ci sono con molti migranti della città è facile intuire che gran parte di coloro che si sono visti rigettare il provvedimento di emersione siano costretti a lavori saltuari e in nero.
Purtroppo questa situazione non riguarda solo la vicenda sanatoria, ma s’intreccia anche con la mancanza di rinnovo dei permessi di soggiorno e più in generale con la crisi occupazionale che investe tutti. Il nostro auspicio è che da questa mobilitazione che è in corso a Brescia rilanci su tutto il piano nazionale la discussione e la progettualità per mettere in crisi l’assetto della Legge Bossi Fini, che non rappresenta problemi per la politica attuale, ma che invece è assolutamente da abolire.

D: Vi sono degli enti che speculano su questa situazione promettendo delle agevolazioni per ottenere i documenti?

Avv. Manlio Vicini – L’impianto della stessa legge di Sanatoria non lascia molte vie di scampo, appunto per questo piuttosto che vedersi rigettato l’ennesimo ricorso, le persone provano tutte le strade possibili. Come è già successo molte volte quest’assenza di normativa chiara porta all’emergere di piccoli gruppi criminali che speculano sulle vite dei migranti con false promesse di lavoro o documentazione falsa.
Questa purtroppo è una situazione che in Italia va avanti dalla Sanatoria del 1995 e svela per l’ennesima volta la cecità con cui sono applicate le leggi di Sanatoria in Italia, che invece di tutelare i soggetti in questione danno luogo a vie alternative per procurarsi i documenti.
10392335_10152657766396300_8733334114710244734_n.jpg
D: Un commento sulla mobilitazione di sabato 28 febbraio con la manifestazione contro la sanatoria truffa 2012, per i permessi di soggiorno subito, per l’agibilità politica degli spazi cittadini, contro razzismo e legge Bossi-Fini…

Avv. Manlio Vicini – La mobilitazione di sabato vedrà in piazza tutta la Brescia antirazzista democratica e solidale con la speranza che quest’appello venga accolto da tutta Italia. Una lotta contro la Legge di Sanatoria del 2012, contro la Bossi- Fini, ma anche per richiedere che siano rilasciati i tre migranti che, per aver partecipato al presidio permanente, sono stati sono stati portati e trattenuti al Cie di Bari, non dimentichiamoci di loro, non dimentichiamoci del migrante che è stato espulso in Pakistan e accompagnato alla frontiera. Chiediamo che possa tornare in Italia.

Links utili:
Associazione Diritti per Tutti
FB Diritti per tutti
www.radiondadurto.org
21 marzo permessi subito