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Genocidio di Stato

Li stiamo ammazzando tutti, bambini, donne ed uomini; li uccidiamo in mezzo al mare poiché nel 2015 non siamo stati ancora in grado di mettere in piedi un’operazione di soccorso navale, pur sapendo dove cercare chi mette a repentaglio la propria vita per scappare dalle zone di guerra.

Per l’ennesima volta ci si trova il giorno dopo a conti fatti, senza aver potuto evitare l’ennesima strage, forse una delle più gravi, visto il numeri dei morti – circa 400 – , sul barcone della speranza naufragato a largo della Libia.

Sono drammatiche le condizioni di viaggio a cui vengono sottoposte queste persone, d’altra parte il numero dei migranti che intraprendono questa “crociera” è in costante aumento, sono gli stessi dati della Guardia costiera che lo affermano: in questo caso 8.480 sono migranti tratti in salvo negli ultimi quattro giorni, 2.851 solo lunedì.

E’ uno sterminio pianificato che si riproduce da anni immemori quando invece la vera soluzione sarebbe riprendere il vero significato della parola “asilo”: “asylon” per indicare un luogo che non può essere violato in quanto sacro e, quindi, sicuro per i fuggitivi.

Il diritto di asilo è intrinseco alla storia dell’uomo perché appartiene all’uomo in quanto tale, gli appartiene come dato di fatto prescindendo da qualsiasi elaborazione soggettiva di criteri attribuiti come la cittadinanza, il censo, l’appartenenza familiare o razziale.

C’è un vuoto legislativo, o meglio si evita di affrontare seriamente la questione dell’accoglienza, infatti è dagli inizi degli anni ’90 che si parla di flussi migratori nel nostro Paese e ancora la questione viene relegata ad una questione di emergenza, pur sapendo che ormai è una costante e minimizzando il problema per il futuro.
Basterebbe aprire dei corridoi umanitari per evitarlo.

Andrebbero organizzati canali umanitari garantiti, per mettere al sicuro i migranti che scappano dalle zone di guerra e raccogliere così la loro richiesta di aiuto, un canale umanitario che sia un trampolino di lancio per chiedere asilo alle istituzioni europee senza doversi imbarcare alimentando il traffico di essere umani.
Ma non lo facciamo, e il Mar Mediterraneo continua a macchiarsi di sangue e così l’unica cosa evidente rimane la morte di migliaia di persone, oggi in mare; altrimenti se funzioneranno gli accordi con Libia ed Egitto, li ammazzeremo da un altra parte esternalizzando i confini.

Li uccidiamo dentro i Cie.

CDA (Centri di Accoglienza), CARA (Centri di accoglienza per Richiedenti Asilo), sono queste le sigle di “accoglienza” che offriamo in Italia.

Non vediamo più il diritto all’accoglienza come un diritto fondamentale dei popoli, dovremmo farlo, soprattutto in un periodo storico come quello attuale, segnato da cambiamenti globali che investono e condizionano quelle persone che, fuggendo da guerre e persecuzioni o per motivi economici, si muovono alla ricerca di un futuro migliore in altri Paesi, come sempre è stato – del resto – nella storia dell’umanità.

A quelli che sopravvivono gli offriamo un accoglienza che li priva di ogni dignità, li rendiamo morti viventi ed uno volta finito di spremerli creiamo fantasmi a cui viene negato il permesso di soggiorno, ma fondamentalmente viene negata l’opportunità di rifarsi una vita liberi di scegliere dove.

Che ci piaccia o no siamo responsabili tutti, l’Europa ricca in crisi di solidarietà e di umanità che non ha coraggio di guardare negli occhi le proprie vittime.
Stiamo commettendo il crimine più infame che mai si possa compiere, solo la storia renderà giustizia alle migliaia di vittime che all’inizio del terzo millennio furono sterminate dalla comunità europea.

Redazione Meltingpot

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