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In mezzo alla vita

Grazie a un progetto online alcuni giovani rifugiati vivono ora in abitazioni condivise. Problemi? Al massimo per la spesa dal macellaio. In visita a Darmstadt

Anche in Assia (uno dei sedici stati federati della Germania) ci sono già state delle aggressioni e degli attacchi verbali nei confronti dei rifugiati. Alcuni parlano di “paure comprensibili” che vive la popolazione. Lukas Meuth invece non le riesce proprio a capire. Per lui, un educatore, il siriano Salah Ali è semplicemente “un inquilino come tutti gli altri”. Lo scorso novembre si è liberata una camera nella loro casa e Lukas l’ha messa senza esitare sul sito Flüchtlinge willkommen (i rifugiati sono i benvenuti, N.d.T.). Da due mesi vivono insieme nella stessa casa.

La città natale di Salah nella Siria sud-occidentale è una zona di guerra. Nel quartiere Arheiligen di Darmstadt gli uccelli cinguettano nel giardino e fra le officine e la chiesa gorgoglia un ruscello. Salah è un po’ timido, ma ride molto mentre racconta della sua nuova vita: i vicini, l’ufficio, i macellai dell’Assia e le prescrizioni alimentari dell’Islam. Circa sei mesi fa il giovane arrivò in aereo in Europa. In Germania vuole terminare i suoi studi in Medicina. Sono passati cinque mesi dal posto di prima accoglienza a Heimen e nel frattempo gli è stato riconosciuto lo status di rifugiato ed è entrato nella casa con gli altri studenti. Ciò causa anche una quotidianità decisamente “normale”: nel mezzo della conversazione si alza per andare a stendere il bucato.

Già più di cinquecento appartamenti sono stati inseriti nella banca dati delle case per rifugiati che è stata aperta l’anno scorso. Una delle fondatrici è Mareike Geiling. All’epoca si era detta: vogliano portare i rifugiati nel centro della società, allora perché non in normali appartamenti condivisi? In particolare nella sua casa di Berlino, come fecero lei e i suoi coinquilini. L’esperienza è stata così positiva da dare loro l’idea di mettere su un sito. Chi ha una camera da offrire e tutti gli interessati si iscrivono e non appena viene trovato un candidato adatto i collaboratori di Flüchtlinge willkommen inizia a rispondere alle domande più importanti: è d’accordo il Sozialamt (un ufficio che si occupa dell’erogazione di aiuti sociali, N.d.T.)? Come si paga l’affitto della camera? Spesso è lo stesso ufficio a pagare l’affitto, altrimenti sono gli stessi collaboratori a cercare delle soluzioni alternative, per esempio attraverso gli inquilini dell’appartamento condiviso che dovrebbe accogliere il rifugiato o tramite delle piccole donazioni che possono essere fatte usando il sito. “Sono le organizzazioni che agiscono sul territorio e con le quali collaboriamo, come la Caritas o i gruppi di coordinamento dei rifugiati, a occuparsi della prima presa di contatto”.

È una novità che i rifugiati possano vivere in delle case condivise. Un motivo è la presenza di molti alloggi sovrappopolati. Tre mesi dopo il loro arrivo i rifugiati vengono distribuiti fra città e comuni. A quel punto gli assistenti sociali possono decidere di alloggiare i rifugiati in appartamenti privati o, appunto, in case condivise.

In occasioni di alcuni colloqui con le autorità Salah è stato accompagnato dai suoi nuovi coinquilini. A casa hanno sistemato insieme i suoi mobili. Una coinquilina ha perfino iniziato un corso di arabo. Solo al momento di mangiare ci sono dei problemi. Quando una volta sono stati cucinati degli spaghetti al ragù fu necessario chiamare il macellaio per scoprire se con lo stesso tritacarne fosse stata tritata anche carne di maiale. In questo caso la carne di manzo usata per il sugo non sarebbe più stata halal, cioè preparata secondo le regole alimentari dell’Islam. Questi piccoli problemi non disturbano Salah: “E allora?” dice lui e sorride alla sua coinquilina Megi: “Tutto quello che usi tu deve essere biologico”.

Per collaborare con Flüchtlinge willkommen è sufficiente avere una camera libera; bisognerebbe anche parlare almeno una lingua straniera: “A noi importa della vita in comune, è per questo che non vogliamo affittare appartamenti interi ai rifugiati” dice Mareike Geiling. Lei sottolinea che il sito di Flüchtlinge willkommen non riguarda solamente della case condivise da studenti. La metà delle case vengono offerti da coppie sposate, persone che vivono da sole e giovani famiglie. A Francoforte una madre sola ha messo una camera a disposizione di un giovane siriano. La convivenza ha funzionato così bene che il siriano è arrivato a sentirsi un membro della famiglia.

L’interesse per l’idea era enorme e nel frattempo è stata creata una nuova divisione del progetto in Austria. Arrivano richieste dal Portogallo, dalla Grecia o dagli Stati Uniti. La cosa più urgente in questo momento è un finanziamento costante, dice Geiling: finora si sostengono solo attraverso le donazioni. Ma successi come quello di Salah mettono le ali. È tornato. Mentre parla con i suoi coinquilini della vita in comune, come se fosse scontato, dice: “Non sono un ospite, questa è casa mia”.