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Vittorio Veneto (TV) – I richiedenti asilo in presidio

Siamo richiedenti asilo, non prigionieri da confinare in un luogo come merci in un negozio

Questa mattina i richiedenti asilo ospitati all’interno del CEIS di Serravalle di Vittorio Veneto (TV) si sono dati appuntamento di fronte al Comune di Vittorio Veneto insieme ai membri della Rete di Cittadinanza Solidale. Il presidio è stato organizzato a fronte del rifiuto da parte dell’amministrazione comunale di rilasciare la residenza richiesta dai ragazzi che oramai da 11 mesi si ritrovano relegati nella struttura del tristemente noto don Gigetto De Bortoli.

Per coloro che coloro che attendono il parere della Commissione, la residenza rappresenta la possibilità di uscire dal limbo infernale a cui sono costretti in quanto richiedenti asilo in attesa di giudizio (avranno sofferto abbastanza nel paese d’origine?).

I ragazzi hanno inoltre distribuito un volantino in cui denunciano nuovamente le condizioni in cui vivono, l’essere ammassati come animali in stanze troppo piccole, la mancanza di libertà vera, l’essere trattati come prigionieri, l’impossibilità di costruire e immaginare una vita vera.

Riportiamo di seguito le parole dei richiedenti asilo:

“Il principale problema che continua a preoccuparci è il seguente: il Vice Prefetto, quando venne in visita al Centro nel febbraio scorso, ci disse che la sistemazione all’interno del CEIS era un’emergenza temporanea della durata di un massimo di sei mesi. Quel discorso suona falso dal momento che ci sono persone che da ben undici mesi aspettano di essere convocati dalla Commissione. Noi vogliamo sapere perché questi appuntamenti non sono fissati, oppure vogliono trattenerci nel Centro per usarci come merce di scambio; perché si tratta di un affare vantaggioso, in cui alcuni si arricchiscono a scapito dei senza potere, degli sfortunati, dei senza voce e dei poveri.

Possiamo dirvi questo: se la situazione rimarrà la stessa, potete aspettarvi il peggio, perché ci sentiamo completamente dimenticati e ignorati, senza nessuna prospettiva positiva per alcuno. Noi abbiamo progetti e ambizioni, se non fosse così sarebbe stato meglio morire nei nostri paesi piuttosto che venire qui.

Siamo richiedenti asilo, non prigionieri da confinare in un luogo come merci in un negozio, viviamo una condizione orribile somigliante a oggetti di proprietà privata, in un luogo dove nessuno di voi vorrebbe stare. Perché allora? Non siamo forse esseri umani come voi? Perché siamo tenuti in quarantena?

Noi siamo qui per chiedere al comune di Vittorio Veneto ciò che crediamo essere un nostro diritto e un obbligo dell’istituzione: la concessione della residenza, in quanto sua responsabilità verso chi abita nel territorio di sua giurisdizione.”

In un territorio in cui il Prefetto spadroneggia abbandonando persone in ogni dove, alimentando l’odio razziale, dando sostanzialmente spalla a Zaia e compagnia, le parole di questi ragazzi sprigionano tutta la disumanità della non accoglienza del bel paese. La resistenza e la dignità dei richiedenti asilo di Vittorio Veneto diventa parte di quella lezione di civiltà che da Ventimiglia a Lampedusa chi lotta ci sta insegnando.

Restiamo umani!

Redazione

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