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Caccia ai migranti nei porti della Grecia

Storia quotidiana di un imbarco. La drammatica caccia all'uomo testimoniata in un video

di Alex Trotta, (Ambasciata dei Diritti Ancona)

Patrasso-Ancona. Imbarco di una domenica di Giugno 2015. Fila consueta di tir e macchine che passano i controlli. Subito fuori dal porto una fabbrica abbandonata, sul tetto uomini che guardano i loro compagni attraversare la strada e scavalcare i cancelli.

Uomini e ragazzi in fuga, in cerca di un passaggio, che affrontano reti e polizia per raggiungere il fondo di un camion e il ventre di una nave… evento consueto al porto di Patrasso. 
Non basta il doppio filo spinato sopra una recinzione di due metri e mezzo a scoraggiarli, non bastano tre livelli di controllo successivi, non bastano le pattuglie di polizia fuori e dentro al porto. Ci provano comunque, devono provarci.

Durante l’imbarco sui grandi moli del nuovo porto vedo di tutto.
Alcuni camionisti britannici, aiutati dalla polizia, inseguono due ragazzi che provavano a nascondersi sotto i loro mezzi e li respingono oltre le reti, un ragazzo viene inseguito da una guardia in moto, un altro scappa da una camionetta, un poliziotto in motorino scorrazza lungo la banchina inseguendo chiunque tenti di superare le recinzioni.
Altri migranti si nascondono fra le recinzioni e i mezzi parcheggiati aspettando il momento giusto per attaccarsi sotto un rimorchio…uno di loro ce la fa e si imbarca. Chissà se arriverà in Italia, se verrà respinto nuovamente in Grecia o se semplicemente sopravvivrà incolume al viaggio in nave.
Tutto questo va avanti per ore, fino a quando l’ultima delle navi non salpa. 

C’è tempo per pensare… Calais, Ventimiglia, Patrasso.. Le frontiere interne europee sono sempre più militarizzate e gli stati si rimbalzano responsabilità e quote a suon di numeri, di crisi umanitarie e razzismo.
I politici iniziano a dividere i migranti in rifugiati e “semplici” poveri, omettendo sempre che la tanto agognata crescita economica dello zero virgola qualcosa è in gran parte dipendente dall’afflusso di questa forza lavoro ricattabile proprio per la sua situazione economica e dalla vendita di armamenti a quei paesi in guerra da cui scappano.

Logiche che si ripetono anche all’interno dell’Europa, il governo britannico indica come indesiderati i troppi immigrati dal Sud Europa, il governo francese blocca alle frontiere i migranti che passano per l’Italia, e nei porti italiani si respingono indietro quelli imbarcati dalla Grecia…Una piramide dello scaricabarile da Nord a Sud.
Si spostano merci e si fermano persone. E proprio il traffico di beni di consumo nasconde fra le sue pieghe il traffico di uomini, trattati esattamente alla stessa stregua di prodotti da cui ricavare un profitto.

L’indifferenza è da tempo un atteggiamento che non possiamo più permetterci. Se la tragedia è quotidiana, deve diventarla anche la difesa dei diritti umani. In un mondo dove l’interesse economico prevale sulla giustizia sociale siamo davvero tutti clandestini.

A Patrasso i tentativi dei ragazzi in fuga avvengono sotto gli occhi di turisti e operatori portuali che continuano la routine del porto. Sbarco, imbarco, check-in, la nave chiude i portelloni e iniziano i primi messaggi all’equipaggio “il self-service a bordo è aperto -potete usufruire del casinò – per motivi di sicurezza le stive e i ponti parcheggio rimarranno chiusi durante il tragitto“.
Costretti a guardare l’ultimo traghetto partire, il gruppo di ragazzi esce dal porto e torna alla fabbrica dismessa, lunedì si potrà provare di nuovo.

Guarda il video: