Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Francia – Calais, zona di sicurezza per le merci non per la vita dei migranti

Migliaia di migranti, principalmente eritrei, etiopi, sudanesi e afgani si sono ammassati a Calais in questi mesi, la maggior parte di loro hanno attraversato il Mediterraneo.

Cento, duecento migranti ogni giorno rischiano la vita per salire sui mezzi che varcano il confine marittimo tra Francia e Gran Bretagna. La situazione è giudicata grave dalle autorità francesi e inglesi perché il traffico del tunnel viene “perturbato” dall’ “intrusione” dei migranti che impediscono il regolare flusso del trasporto merci.

L’Inghilterra ha annunciato in Parlamento il 14 luglio, festa nazionale francese, di finanziare con 15 milioni di euro la “zona di sicurezza” portuale a Calais per proteggere gli autisti e i camion. La prefettura francese, che dichiara aver bloccato 8.000 tentativi di attraversamento del confine in un mese, non ha confermato l’annuncio britannico all’AFP (agenzia France-Presse).La prefettura di Calais ha il compito di impedire che il traffico sia interrotto o sospeso a causa dei migranti che riescono ad introdursi nella zona portuale e nelle vie di accesso a tunnel. I media parlano di “assalto” ai veicoli da parte di gruppi di giovani uomini e donne africani.

I migranti visti come banditi. Intanto, nella vasta bidonville costituita tra le dune della discarica di Calais, non lontano dall’unico “Centro” diurno di ‘accoglienza’, Jules-Ferry aperto in gennaio dal Ministero dell’interno, la vita quotidiana viene organizzata come in un villaggio: caffè gestito da afgani, mensa, chiesa ortodossa e due moschee, scuola gestita da alcuni migranti sudanesi. Ciascuno sa che ha due possibilità, entrambe pericolose: mettersi sull’autostrada litorale, A16, aspettando che si formino rallentamenti del traffico e code dovute ai controlli. Il 30 giugno una giovane donna eritrea di 23 anni ha perso la vita, qualche giorno prima un etiope di 26 anni è morto sbattendo su un pilastro ai lati del tunnel mentre si arrampicava su un vagone di treno in corsa.

Oppure tentare la via del porto che è sorvegliata e protetta come una zona militare diventata simile all’enclave spagnole di Ceuta e Melilla sulla costa del Marocco. Ogni anno le barriere si alzano per impedire l’accesso ai paesi dell’Unione europea, il rischio per la vita e la sicurezza dei migranti aumenta proporzionalmente. Questo spiega la gestione di gruppo dei migranti per poter passare i confini. Tutt’altro che “attacchi” alla diligenza, si tratta di proteggersi e difendersi, organizzandosi in modo da disorientare nei limiti del possibile le forze dell’ordine. Mentre a Parigi, le evacuazioni degli accampamenti di migranti in città si susseguono dal 2 giugno.

Adesso arrivano gli autobus della prefettura o della Mairie a prelevare direttamente i migranti, come lo scuolabus che passa a raccogliere gli scolari la mattina, poi vengono smistati nelle varie strutture che forniscono alloggio “d’emergenza” in Île-de-France, lontano dalla città, dispersi i gruppi che si sono formati nel corso dei mesi per garantire a ciascuno il minimo di sussistenza vitale. I migranti alla fine ritornano quasi tutti i città dove possono riorganizzarsi la vita quotidiana con il sostegno di collettivi di solidarietà e comitati di abitanti e vicini che si sono formati nei quartieri che ospitano gli accampamenti. Seguono corsi di francese, gestiscono i pasti, hanno creato un presidio di informazione e di tutela giuridica, uno sportello sanitario.

I 2000 posti nei “centri di transito” e il piano nazionale sull’immigrazione promessi rispettivamente dalla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, e dal ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve, si sono ridotti a 156, con la previsione di trovarne “altri 600 entro settembre“. In attesa del prossimo sgombero.

Marina Nebbiolo

Links utili:
passeursdhospitalites.wordpress.com
calaismigrantsolidarity.wordpress.com