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Hanno paura della libertà

Una lettera di alcuni attivisti del Presidio permanente No Border che hanno ricevuto il "foglio di via" da Ventimiglia

Poco meno di una settimana fa ballavamo a Ponte San Luigi. Non erano danze di gioia le nostre, ma la risposta determinata alle deportazioni di un centinaio di fratelli che lottavano per la propria libertà.

La frontiera alta di Ventimiglia è un luogo scandaloso. Ogni giorno nel sud della Francia decine di migranti vengono fermati in base al colore della propria pelle, sommariamente identificati e rimandati in massa in Italia passando per questo luogo. Solo nella prima settimana di agosto sono stati 830.

Domenica notte qualcosa è cambiato. In più di cento sono saliti sul treno consapevoli che sarebbero stati fermati. Alla stazione di Menton-Garavan non hanno risposto agli “inviti” della gendarmerie a scendere dal treno. Trascinati nei container non si sono arresi al destino che la polizia frontaliera aveva deciso per loro e hanno continuato a protestare.

Oltre il recinto di transenne ad un certo punto sono arrivati dei bianchi, ma non indossavano una divisa. Tra questi c’eravamo anche noi. Siamo rimasti tutti insieme fino alla fine delle deportazioni, compresa la nostra. Battevamo le mani, urlavamo e ballavamo. Pare faccia paura che lo si faccia insieme, che si resista uniti come se le transenne, i poliziotti e le camionette non meritassero alcun riguardo.

Alla fine della nottata, dopo che quasi tutti i migranti erano stati respinti in Italia, una ventina di bianchi ha passato la notte in commissariato, italiani in Italia e francesi in Francia. Per sei di quei bianchi che avevano deciso di non accettare il razzismo di questa Europa la questura ha disposto il “rimpatrio” nei rispettivi comuni di residenza.

Photo by: Marco Panzetti
Photo by: Marco Panzetti

Per tre anni non potremo mettere piede nel territorio di Ventimiglia.
Ecco, oggi scriviamo ai nostri fratelli e alle nostre sorelle per dire chiaramente che siamo ancora lì. Abbiamo imparato a pensare la nostra libertà in maniera diversa da come la pensa il potere. L’impedirci l’accesso a un luogo non ci impedisce di continuare a lottare.

Oggi siamo insieme, noi esiliati, e sentiamo di essere insieme al nostro campo. Vogliamo dirvi che ci rivedremo presto, che continueremo a stare al fianco di chi viaggia. Da Lampedusa a Calais, da Kos a Ceuta e Melilla. Saremo nei luoghi dove l’infamia razzista e poliziesca degli arresti e delle deportazioni prosegue. Saremo dove lo sfruttamento dei migranti fa seguito al regime di controllo imposto a chi è senza documenti. Saremo lì dove riterremo serva il nostro contributo a questa lotta.

Hanno paura della libertà, e noi siamo convinti che vada anche resa evidente l’impotenza dei loro provvedimenti amministrativi. Deve essere chiaro che non bastano le deportazioni a fermare le persone in viaggio e non bastano una manciata di fogli di via a fermare i solidali.

A presto compagni di viaggio,
da Ventimiglia non si torna indietro, si parte.

Ans, Davide, Elisa, Giulia, Daitone, Rafael

Tratto da:
Presidio Permanente No Border – Ventimiglia

Logo di copertina: Una storia di Emanuele Giacopetti, Graphic News