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I ragazzi della palestra

Una storia di accoglienza a Portogruaro

Buonasera a tutti, mi chiamo Ibrahim, sono maliano, vengo dal Mali. Non so come ringraziarvi per la vostra accoglienza, siamo tutti contenti di voi. Ci avete presi come i vostri bambini e non ci sono parole per dimostrare la nostra gioia, solo Dio vi ripagherà per il bene che fate per noi. Viva l’Italia! Viva Portogruaro!”
Ibrahim
“Aperitivo multietnico 26 luglio 2015”

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Nei primi giorni di luglio a Portogruaro, 25.000 abitanti al confine tra Veneto e Friuli, sono arrivati quindici richiedenti asilo di origine eritrea. Dopo qualche giorno ne rimane un terzo: gli altri sono partiti per Milano e poi, probabilmente per il Nord Europa. Per dar loro ospitalità è stata trovata una la palestra di una scuola superiore, messa a disposizione dalla Provincia e costituita dalla palestra vera e propria, un corridoio e due stanze uso spogliatoio con docce e wc. Nient’altro.

Cinque isole di gomma gonfiabile in un mare di parquet, sopra le quali dormono i ragazzini arrivati nei porti della Sicilia qualche giorno prima, dopo aver attraversato il Mediterraneo sui barconi. Si mangia seduti sulle pedane degli spogliatoio o per terra. La notizia del loro arrivo gira e alcuni cittadini vanno a conoscere questi ragazzi, che parlano solo la lingua del loro paese, e sorridono, finalmente! Quando possono raccontano la propria storia ad un loro conterraneo presente in Italia da molti anni: sono scappati “per non fare la guerra”: l’unico lavoro a tempo indeterminato che offre (obbliga!) la dittatura che soffoca l’Eritrea.

Dopo una settimana circa, in assenza di altri luoghi di accoglienza, la Prefettura destina alla palestra una sessantina di altri ragazzi, alcuni dei quali minorenni, provenienti dal Bangladesh e da alcuni paesi dell’Africa Centro-Occidentale, dal Mali alla Nigeria.

L’arcipelago dei materassi ad aria occupa tutto il perimetro della palestra.
E’ in questi giorni che ci costituiamo, usando whattsapp, in un gruppo spontaneo, decisi a operare per dare una giusta accoglienza a questi esseri umani che possiedono solo sé stessi, la dignità, la speranza.

In pochi giorni il gruppo si infoltisce con un meccanismo che assomiglia ad un multi level in cui non si guadagna ma si dona, senza pretesa alcuna. Ogni membro del gruppo allarga la partecipazione a persone a lui vicine per “curriculum umano” e che possono fare qualcosa di utile per i profughi: parlare inglese e francese, portare beni di prima necessità, passare qualche serata in palestra, organizzare una partita di calcio, giochi da tavolo, film all’aperto.
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Contemporaneamente l‘Associazione Migranti di Portogruaro organizza ogni mattina dei corsi di italiano con insegnanti volontarie e la partecipazione alla vita religiosa sia dei cristiani che dei musulmani (siamo ancora nel periodo del Ramadan). Sono presenti anche i medici della Croce Rossa per alleviare i postumi fisici del lungo viaggio conclusosi con l’arrivo in Italia.

Gli ospiti sono meno tristi, meno preoccupati per la loro sorte, più tolleranti nei confronti degli oltre 35 gradi che persistono in questa estate particolarmente calda, più disponibili a condividere ogni cosa con i loro compagni di avventura, e qualcuno finalmente trova ascoltatori fidati, e decide di condividere la sua storia con noi.

L‘Amministrazione Comunale si limita alla richiesta di controlli sulla agibilità della palestra e ad un sopralluogo sul posto dove la prima cittadina, in rappresentanza di tutta l’Amministrazione Comunale, scortata dalle forze dell’ordine si lamenterà di non essere stata preavvisata.

Qualcuno si inventa via facebook un presidio di protesta sulle solite parole d’ordine contro i profughi trovando amplificazione in alcuni media locali e nazionali.
Il tutto si concretizza in un torrido tardo pomeriggio del 19 luglio con una protesta silenziosa… deserta!

I nostri telefoni però squillano fino a notte fonda ricevendo offerte di aiuto, messaggi di persone che vogliono contribuire in qualche modo a questo concerto per strumenti allegri, concreti, determinati, liberi da pregiudizi che suonano musica per orecchi educati all’accoglienza degna, alla vera giustizia, alla consolazione e alla speranza.

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Ma è tutta la città, orgogliosa della sua tradizione solidaristica, a reagire positivamente. Il mondo del volontariato locale (20 associazioni) si mette in moto e il 21 luglio si costituisce il Comitato di coordinamento dei volontari per quelli che vengono oramai chiamati come I Ragazzi della Palestra. Si decide di evitare ogni polemica politica e di operare sul fronte umanitario e di comunicare preventivamente ogni iniziativa al Sindaco, al Prefetto e alla Cooperativa che gestisce la palestra. I volontari si forniscono di badge di riconoscimento. Anche il nostro gruppo spontaneo si da un nome: Portogruaro Solidale.

Le giornate di quelli che ormai per tutti sono “i ragazzi della palestra”, si snodano tra scuola di italiano il mattino, doposcuola il pomeriggio, attività sportiva e ricreativa, musica con gruppi locali che hanno chiesto di portare il loro contributo, feste di compleanno, tornei a carte, feste dell’anguria, tornei di tennis da tavolo, vengono creati gruppi di lavoro, un coro e incontri per svolgere le pulizie degli spazi comuni oltre al corretto smaltimento differenziato dei rifiuti.

D’intesa con la Parrocchia dove si trova la palestra viene organizzata la prima presentazione pubblica dei ragazzi con un “aperitivo multietnico” che si trasforma in una grande festa a cui partecipano oltre duecento portogruaresi.

Poi l’incontro con mons. Giuseppe Pellegrini, vescovo della Diocesi di Concordia- Pordenone in occasione della festa di Santo Stefano, la gita nella vicina Concordia per una pizza offerta da una delle più rinomate pizzerie e i primi lavori sociali.
Il dott. Cusumano, vice prefetto di Venezia nel corso di un incontro con il Comitato, ci ha definiti come “acqua fresca nel deserto”.
Quando serve si fa l’assemblea generale per definire le regole di convivenza e i programmi delle iniziative. Altre iniziative pubbliche sono in preparazione.

Dentro quella che, a inizio Luglio, era la peggior struttura di accoglienza della provincia di Venezia giovani profughi e cittadini di Portogruaro, oramai si incontrano si conoscono e camminano fianco a fianco.
Questa accoglienza, costruita con chi ci ha raggiunto dopo essersi salvato da conflitti imposti e povertà obbligata, ci piace!
Non è facile ma rende liberi!
Molti ostacoli ma non li ricordiamo!
La parola più frequentemente pronunciata in ogni occasione da chiunque: GRAZIE!

Gruppo Portogruaro solidale
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Associazione Migranti della Venezia Orientale onlus