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Macedonia – Dichiarare lo stato di emergenza non basterà a risolvere la crisi umanitaria sollevata dalla questione dei rifugiati

di Biljana Arsovska, Shanghai Daily del 21 agosto 2015

Foto di archivio

SKOPJE, 20 Agosto: L’enorme crescita del numero di migranti e rifugiati provenienti da Asia e Medio Oriente che cercano di entrare in Macedonia passando dal confine meridionale con la Grecia ha portato le autorità a dichiarare, giovedì, lo stato di emergenza per controllare la situazione, anche attraverso lo spiegamento delle forze armate.

Le organizzazioni umanitarie hanno definite la situazione “drammatica”, mentre migliaia di persone provenienti principalmente da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan sono in attesa di entrare in Macedonia per proseguire poi verso nord e raggiungere la Serbia.

A Skopje l’attivista Jasmin Rexhepi ha raccontato a Xinhua che “le risorse per l’assistenza, come cibo e altri beni di prima necessità, erano inizialmente destinate a ogni migrante e rifugiato che attraversava il confine, ma ora tutto deve essere ridotto e riusciamo ad aiutare solo i più vulnerabili, come madri, bambini, donne in stato di gravidanza e gli anziani: non ne abbiamo a sufficienza per tutti.”

Giovedì il presidente macedone Gjorge Ivanov, a capo delle forze armate dello Stato, ha autorizzato lo spiegamento delle forze armate ai confini settentrionali e meridionali, per meglio gestire il crescente flusso di richiedenti asilo.

L’ordine in questione è stato dato dopo che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nelle regioni di confine, i due limiti di un percorso da nord a sud che dalla Macedonia si apre all’Europa davanti ai migranti e rifugiati che dall’Asia e dal Medio Oriente attraversano la Grecia.

Gli esperti di sicurezza considerano che la misura adottata sia legittima e una logica conseguenza al flusso di migranti e rifugiati che la Macedonia si è trovata ad affrontare negli scorsi mesi.

Trpe Stojanovski, professore alla facoltà di Sicurezza e esperto di questioni migratorie sostiene che assicurare la propria sovranità e aumentare i controlli di frontiera è un diritto inalienabile dello Stato, pur considerando gli aspetti internazionali e permettendo un passaggio sicuro a coloro che possono legalmente attraversare il confine.
Giovedì il portavoce della polizia Ivo Kotevski ha spiegato che “L’utilizzo delle forze armate al confine ha due obiettivi: assicurare la sicurezza della popolazione e delle regioni di confine e, in secondo luogo, permettere un approccio più umano verso i migranti e rifugiati in cerca di asilo in Macedonia o che usino questo Paese come tramite per raggiungere l’Europa”, pur ammettendo che queste misure non risolveranno la crisi umanitaria che minaccia non solo la Macedonia ma anche il resto dei Balcani e dell’Europa.

La sicurezza della regione di frontiera, secondo la legge macedone, è nelle mani delle forze di polizia, che si trovano attualmente a fronteggiare diversi problemi nella gestione del flusso di migranti proveniente dall’Asia e dal Medio Oriente: dichiarare lo Stato di Emergenza significa permettere all’esercito di raggiungere la frontiera per aiutare la polizia.

Le disposizioni della legge macedone prevedono che l’esercito possa supportare la polizia in casi di emergenza, quando la sicurezza nazionale è a rischio e la polizia non dispone di mezzi e risorse a sufficienza per prevenire o controllare la situazione.

Questa condizione può durare fino a 30 giorni e, in caso vi sia bisogno di un prolungamento, il governo avrà bisogno dell’approvazione parlamentare.
La decisione prevede anche la formazione di un quartier generale al centro di gestione delle crisi, dove dovrà essere sviluppato un piano di azione per la gestione della pressione al confine causata dalle migliaia di migranti e rifugiati che cercano di entrare nel paese e procedere verso l’Europa.

Le forze di polizia macedoni incolpano in parte della situazione i propri colleghi della vicina Grecia. Secondo Kotevski “purtroppo la frontiera meridionale non è stata assolutamente protetta dalla parte greca. I migranti illegali hanno sempre potuto attraversare clandestinamente il confine con la Macedonia e in alcuni casi abbiamo addirittura scoperto che c’erano trasporti organizzati per il trasporto alla frontiera”.
I tentativi della polizia macedone di contattare I propri colleghi greci e sollecitare una forma di cooperazione sono rimasti inascoltati. Per controllare la situazione alla frontiera, la polizia macedone spende mensilmente in media più di 800.000 euro (960.000 dollari americani. 1 euro equivale a 1,12 dollari statunitensi).

Le autorità macedoni si aspettano misure concrete e aiuti dall’unione europea per quanto riguarda il flusso di rifugiati. Per Stojanovski “questo è certamente un problema che la Macedonia non può risolvere da sola, specialmente in considerazione del fatto delicato che questo paese è sul maggior corridoio di transito illegale verso l’Europa”.

Secondo le statistiche della polizia, le autorità macedoni nelle ultime 24 ore hanno emesso 1.327 applicazioni nei confronti dei migranti e dei rifugiati che hanno attraversato il confine con il Paese, e negli ultimi due mesi, oltre 40.000 migranti e rifugiati hanno dichiarato la loro intenzione di chiedere asilo.

Secondo gli ultimi emendamenti alla legge, la Macedonia ha consentito per tre giorni per il transito gratuito per i migranti ed i rifugiati che dichiarano la propria intenzione di chiedere asilo. In caso contrario, devono lasciare il paese e continuare il viaggio. La maggior parte dei migranti e dei rifugiati ha deciso di continuare il proprio viaggio attraverso la Serbia a nord verso l’Europa, ma in 47 hanno scelto di rimanere in Macedonia e chiedere asilo in questo paese.