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La strana storia del terrorista armato di smarties

Nel grande mercato dell’editoria digitale si combatte per le visualizzazioni di pagina: i cambi di battaglia sono i social networks, le munizioni i cinguetti e gli status in bacheca; ma nonostante la rivoluzione informatica abbia spazzato via i vecchi codici comunicativi, buona parte della stampa italiana, il vizietto di sbattere il mostro in prima pagina, sembra non averlo perso.
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Quanto successo venerdì mattina, l’arresto di un giovane armato di zaino e smarties sul Thalys fermo al terzo binario della stazione di Rotterdam, infatti, non è stato altro che la più grande informata di fatti (non provati) della settimana.

Ma andiamo con ordine. Lo scorso 21 agosto tre statunitensi fermarono, sempre su un treno alta velocità che viaggiava da Amsterdam a Parigi, un uomo armato che si era chiuso nel bagno di una delle carrozze. È bastato quindi che un giovane sfuggisse al personale di sicurezza, probabilmente le guardie giurate che affiancano la polizia nella stazione centrale di Rotterdam, e salisse sul treno, chiudendosi in bagno e rifiutandosi d’uscire, a far scattare un massiccio intervento delle teste di cuoio. In due ore il giovane è stato arrestato. Nessun ferito, a parte uno degli agenti intervenuti sul posto: morso nel parapiglia da un cane poliziotto.

Il ragazzo, visibilmente spaventato se si osservano le immagini dell’incidente, è svenuto poco dopo l’arresto a causa, secondo il quotidiano Volkskrant, di un collasso nervoso ed è stato poi trasportato in ospedale dal personale medico-sanitario.
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Nel mentre #Rotterdam e #thalys diventavano “topic trends” mondiali e il popolo di Twitter assisteva pressoché in diretta alla vicenda. Parte della stampa italiana (dal Corriere al Giornale passando per l’ANSA) ha così decretato, in completa autonomia e nonostante nessun canale olandese avesse fatto menzione di bombe o attentati, che nella stazione fosse in corso la famigerata “emergenza terrorismo” e che il ragazzo fosse un “sospetto terrorista” armato e pericoloso.

Un volo pindarico, quello dei giornali nostrani, guidato forse dalla lotta per la supremazia mediatica ai tempi di internet; oppure, suggeriscono i malpensanti, dal riflesso di una pessima abitudine: quella di pescare un’informazione sensibile dal fiume delle notizie online e riportarla infarcita di sensazionalismi e falsità.

Rimane allora da chiedersi quale sia stato, venerdì, il vero terrorismo. Parte della “grande stampa” è la risposta: indigesta per alcuni, scontata per altri; ma qualcosa di nuovo sotto il sole c’è: mai come oggi gli strafalcioni e le pochezze dei giornali sono nude. Quanti più lettori se ne accorgeranno, tanto prima avremo una sfera del pubblico meno pervasa dall’odore del rusco. Che è vocabolo emiliano per spazzatura.