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Lettere dal CIE

Il nuovo docu-corto di Mario Badagliacca sui Centri di Identificazione ed Espulsione in Italia tra migranti, filo spinato e paura

Lassaad Jelassi è un uomo di origini tunisine, la sua storia comincia con un fermo di polizia e la successiva reclusione nel CIE di Roma Ponte Galeria. Proprio attraverso la sua voce, lo spettatore è accompagnato dentro gli spazi del centro, dove è stato trattenuto per quattro mesi e privato di ogni libertà e dignità.

Nelle immagini che scorrono attraverso quasi 100 scatti in bianco e nero, emerge il punto di vista del protagonista, ma, anche la sensazione del regista che afferma: “Dentro i CIE ho provato un disorientamento totale, e l’incapacità di trovare dei punti di riferimento psicologici e immaginari per spiegare a me stesso il luogo che stavo visitando”. Così circa tre anni fa è nato Lettere dal CIE, sviluppato tra i centri di Roma Ponte Galeria e Bari Palese, un progetto di documentazione visiva su questi fatti al centro di serie violazioni dei diritti umani nei confronti dei migranti.

È impossibile definire i confini tecnico-giuridici che costituiscono un CIE, si tratta di una “zona grigia” della legge italiana. Alti livelli di sicurezza, filo spinato, cani e gabbie a cielo aperto, sono i tratti distintivi dei CIE, che formalmente non sono prigioni e non accolgono detenuti, eppure, migliaia di donne e uomini ogni anno vengono privati della libertà con il trattenimento forzato nei CIE e poi espulsi. Molti dei migranti imprigionati vivono in Italia da anni e i loro figli frequentano regolarmente le scuole pubbliche. Impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno, dopo essere stati reclusi nei CIE, vengono espulsi dall’Italia. Il numero di famiglie divise da questo meccanismo è alto. In altri casi le espulsioni riguardano anche le seconde generazioni nate e cresciute in Italia, che alla maggiore età si ritrovano ad avere problemi con il permesso di soggiorno.

Le immagini sono accompagnate dalle musiche dei Nine Inch Nails, dove i suoni industrial metal della band sembrano sottolineare lo stridere dei diritti umani con la sofferenza che dimora in quei luoghi.

Mario Badagliacca è nato a Palermo nel 1980. È laureato in Scienze internazionali e diplomatiche all’Università L’Orientale di Napoli. Durante i suoi studi ha collaborato con diverse associazioni non profit. Nel 2012 si è diplomato in fotografia documentaria e fotogiornalismo a Roma, dove attualmente risiede. Focalizzato su tematiche sociali e politiche, lavora su progetti sulle comunità migranti in Italia, ponendo l’attenzione agli aspetti culturali delle migrazioni. Collabora con ricercatori e università in Italia e all’estero (tra le quali la St. Andrews University, L’Orientale di Napoli, University of Oxford) e le sue fotografie sono state pubblicate dai maggiori quotidiani e magazine italiani e stranieri.
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* Foto di Mario Badagliacca