Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Post dal confine serbo-ungherese dopo le cariche e i gas contro i migranti

Quello che abbiamo visto ieri al confine serbo-ungherese è sicuramente una delle cose più angosciati e vergognose che possano capitare alle porte dell’Europa fortezza.

Da mezzanotte di lunedì migliaia di persone sono confluite in questo punto del confine, memori dei giorni precedenti in cui si riusciva ancora a passare in Ungheria e la Merkel dichiarava di accogliere tutti. Le informazioni che il confine si stava fortificando arrivavano anche a loro, ma nessuno credeva sino in fondo che la militarizzazione sarebbe stata così spinta. Due giorni fermi lì, quindi, in piedi davanti al cancello, urlando “open the door open the door we want freedom thank you Germany“, ma niente.

All’inizio la polizia ungherese sembrava “tranquilla” sebbene in assetto antisommossa. Poi manganellate sulle mani a chi si appoggiava al cancello. Alcuni scuotono la rete e partono gli spray urticanti. Qualcuno lancia dentro degli oggetti ed immediatamente lacrimogeni.

Inizia una mezz’ora di delirio, copertoni bruciati, dal lato ungherese si avvicina un camion-idrante che spara acqua, sale e urticante.


La polizia serba osserva senza agire, suggerisce solo di stare attenti. Tutto ad un tratto la polizia ungherese indietreggia e abbassa gli scudi, lo stesso fa il camion. I migranti si fermano e si avvicinano tranquilli al cancello, felici, applaudendo e urlando “thank you thank you“.

Si apre un varco nella rete, entra la prima persona, un ragazzo siriano con un megafono gestisce la situazione tenendo calme le persone. Lentamente iniziano ad entrare le persone, si avvicinano piano alla polizia ferma, che non reagisce. Gli uomini si fermano a metà (mentre altri aprono definitivamente il cancello verde e spostano le barriere antipanico), la gestione dei presenti da parte dei ragazzi davanti è perfetta: no caos, no agitazioni. A questo punto sembra fatta: il muro della fortezza Europa è caduto, si può passare, una donna con due bambini mi abbraccia, entrambe con le lacrime agli occhi. “Troppo facile“, penso. “Fanno passare avanti donne e bambini“. Ma no, donne bambini e giornalisti davanti, non può succedere niente“. Vedo tre persone dietro la polizia con la pettorina dell’UNHCR, trattano con polizia, qualche volontario e le prima donne arrivate davanti. E’ fatta, ne sono tutti sicuri. Due, tre o quattrocento persone confluiscono a ridosso della polizia. “Ora si spostano, ora si spostano.” Indietreggio per lasciare passare questo fiume di persone che sorride e piange di felicità. “Li fanno passare!”

E’ un attimo, un rumore, un urlo.. La polizia carica. Quanti sono? 50 o 100 poliziotti, caricano tutti, manganellano, il camion spara in aria lacrimogeni che cadono sulla gente che scappa verso la Serbia, fuga, paura negli occhi delle persone, bambini che urlano e piangono dal male che fa il gas. Bambini che sanguinano, donne disperate, giornalisti feriti. Panico, 10 minuti di puro panico. Le ambulanze serbe soccorrono i feriti.

Ma c’è qualcuno che non è riuscito a tornare indietro: la donna che ho abbracciato con i suoi figli non si vede, probabilmente è stata trattenuta e sicuramente non per fare richiesta asilo. Un padre ha perso il figlio (di cui abbiamo il documento). Temiamo che ci siano feriti gravi, dentro.

La domanda è: era tutto premeditato, vero? Perché li avete fatti entrare per poi caricarli così brutalmente? Perché?

Staffetta ‪#‎overthefortress‬, 17 settembre 2015