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Parigi – La nostra emergenza e la solidarietà con i migranti

Nonostante il divieto di manifestare decine di collettivi e associazioni scendono in piazza

Malgrado il divieto di manifestare prorogato dalla Prefettura di Parigi fino al 30 novembre all’interno dello stato di emergenza dichiarato dopo gli attacchi di venerdì 13 novembre nella capitale francese, domenica 22 novembre organizzazioni e collettivi (l’appello) hanno promosso una manifestazione in solidarietà ai migranti e contro lo stato di emergenza.
I manifestanti al grido di “Solidarité avec les réfugiés“, “li-ber-té ! Li-ber-té“, “Etat d’urgence – Etat policier“, nonostante le forze dell’ordine in tenuta antisommossa abbiano tentato di fermare il corteo anche con l’utilizzo di gas urticante e manganellate, sono riusciti comunque a raggiungere Place de la République.
In un comunicato diffuso lunedì mattina la polizia comunica di aver inviato al Procuratore le identità di 58 persone che hanno sfidato il divieto di manifestare.
Reportage: ©NnoMan / OEIL: Our Eye Is Life – Collectif de Photographes
Video (Alexis Kraland):

Francia – La nostra emergenza e la solidarietà con i migranti

Parigi, 22 novembre – Da Place de la Bastille a République il percorso è solo di pochi km, ma oggi diventano una prova di resistenza, camminare insieme per quel breve tratto, considerando le distanze in città, significa rivendicare qualcosa di più della libertà di socializzare nei quartieri gentrificati, di vivere la catarsi nazionale di #parisestunefête, frequentare bar e ristoranti un po’ ‘branchés’ dai prezzi molto poco popolari o fare shopping tra i banchetti di Natale.

Certo la libertà è anche questo ma non solo. Ci sta a cuore la festa ma insieme alla libertà e ai diritti per tutti ed è questo l’unico stato d’emergenza che ci interessa, quello che riguarda la vita di centinaia di migliaia di persone che, in Francia e in Europa, non sono riconosciute come tali, con gli stessi diritti e libertà di ogni cittadino europeo.

Reportage: ©NnoMan / OEIL: Our Eye Is Life - Collectif de Photographes
Reportage: ©NnoMan / OEIL: Our Eye Is Life – Collectif de Photographes

Un dramma umano che continua a investire i nostri quartieri, le nostre città, i paesi in cui viviamo e che ci porta a vedere, toccare con mano le conseguenze delle guerre e delle crisi climatiche.

Milioni di persone in fuga arrivano alle frontiere chiuse, come a Calais dove quasi 7.000 migranti aspettano in condizioni inumane il momento giusto per passare il confine. Rischiando la vita ogni giorno pur di farcela per riuscire a trovare un posto sicuro ed essere riconosciuti uguali a tutti gli altri, a quelli che possono circolare liberamente, uscire, sedersi banalmente nelle terrazze dei caffè, dei pub o dei bistrot.

A Parigi i migranti vivono in strada nell’abbandono totale. Chi scende in piazza rifiutando lo stato di polizia denuncia la politica francese ed europea che crea e alimenta questa tragedia inaccettabile sia alle porte dell’Europa, sia all’esterno e all’interno dei suoi confini.

Reportage: ©NnoMan / OEIL: Our Eye Is Life - Collectif de Photographes
Reportage: ©NnoMan / OEIL: Our Eye Is Life – Collectif de Photographes

Chi scende in piazza chiede un piano d’emergenza per l’accoglienza dignitosa di migranti, dei sans-papiers e dei rifugiati, permessi di soggiorno, accesso all’assistenza sanitaria e all’abitazione.

Chiede la soppressione del Trattato di Dublino e lo smantellamento di Frontex, principali cause di morte e di pericolo permanente subiti dai migranti.

Il clima è teso nella capitale della Francia, controlli d’identità e perquisizioni sono diventati operazioni regolari in ogni spazio accessibile sia pubblico che privato, annunci e allarmi continui, è difficile spostarsi con i trasporti senza subire la presenza massiccia di militari con armi in allerta.

Nell’ultima settimana migliaia di giovani francesi si sono arruolati nell’esercito.
La militarizzazione diffusa, definita “imponente dispositivo di sicurezza” più che la sicurezza, nutre la psicosi. E impedisce di esprimere il dissenso sociale contro un governo guerrafondaio che importa la guerra in casa e non eviterà il riprodursi di attentati.

Sarà il Front National a spiegare alla nazione che il pericolo è tutto nazionale?
Saranno il Ministro dell’Interno insieme a quello della Difesa a spiegare nelle banlieues e nei quartieri popolari perché si deve cantare la marsigliese almeno tante volte quanto si prega verso la mecca?

E magari dimostrare pubblica e religiosa distanza da una corrente islamica piuttosto che l’altra. Come con “Je suis Charlie” e l’effetto “11 gennaio” il governo prova a creare un’unione nazionale, oggi più inquietante perché bellicosa, che gli permetta di far passare ben più di uno stato d’emergenza di tre mesi, cioé la riforma costituzionale antiterrorismo.

I veri attacchi sono contro i cittadini che si vorrebbero vedere chiusi in casa, in silenzio e contro i migranti a cui intendono dare la caccia per respingerli in Afghanistan, in Siria, in Irak o in Sudan, in Mali…

Marina Nebbiolo

Vedi anche:
Récit d’une manifestation sous état d’urgence