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Le istituzioni adottino subito una strategia di accoglienza per i migranti in transito e non si cancelli l’esperienza del Baobab

Comunicato stampa di Medici per i Diritti Umani

Il centro Baobab stava per chiudere i battenti questa mattina, lo aveva annunciato nei giorni scorsi il Comune di Roma, che in poche ore ha provveduto al suo progressivo svuotamento e al parziale ricollocamento delle circa 60 persone accolte. Dal mese di maggio ad oggi, il Baobab è stato in grado di garantire accoglienza, cibo, cure, abiti, socialità e ascolto ad oltre 30.000 persone solo grazie all’impegno, alla solidarietà e alla capacità di organizzazione di cittadini e delle cittadine.

Dalla primavera del 2014 Roma assiste al transito di migliaia di migranti forzati provenienti dal Corno d’Africa, per lo più dall’Eritrea, diretti verso altri Paesi europei nel tentativo di raggiungere conoscenti e familiari e in cerca di prospettive di accoglienza e inserimento sociale più dignitose di quelle che il nostro paese è in grado di offrire. Se decidessero di rimanere in Italia, avrebbero sicuramente diritto alla protezione internazionale e a misure di accoglienza. Si tratta infatti di uomini, donne e bambini in fuga dalla spietata dittatura militare di Isaias Afewerki, che costringe i suoi giovani uomini e donne al servizio militare obbligatorio a tempo indeterminato ed è responsabile di gravissimi abusi e violazioni dei diritti umani. Ogni giorno sono circa 300 le persone che tentano di lasciare il Paese.

A pochi giorni dallo sbarco in Sicilia, sopravvissuti alle sistematiche violenze, privazioni e torture subite lungo le rotte migratorie e in particolare in Libia, transitano nella nostra città per pochi giorni, il tempo necessario ad organizzare la prossima tappa del viaggio. Ad accoglierli hanno trovato nel 2014 i loro connazionali, presso baraccopoli, insediamenti precari ed edifici occupati, in condizioni estremamente precarie. Quest’anno invece le istituzioni hanno deciso di intervenire con le ruspe, sgomberando nel mese di maggio uno di questi insediamenti, la baraccopoli di Ponte Mammolo, senza alcuna proposta alternativa, se non quella di indicare ai presenti l’indirizzo del centro Baobab, un’ex struttura di accoglienza in disuso. Da allora ad oggi, cittadini e cittadine si sono organizzati e in modo volontario hanno attivato la solidarietà dell’intera città, riuscendo ad accogliere, senza alcun finanziamento né supporto istituzionale, oltre 30.000 persone, alle quali sono stati garantiti un posto dove dormire, cibo, cure, abiti, socialità e ascolto.

Oggi le istituzioni sono tornate ad intervenire con l’intento di sgomberare la struttura e chiudere l’esperienza del Baobab. Un atteggiamento opaco, irresponsabile e miope, dal momento che nei prossimi mesi si assisterà con ogni probabilità allo stesso fenomeno, in assenza di una strategia concreta e di soluzioni da mesi annunciate – quali l’apertura di una struttura di accoglienza per transitanti in un edificio ceduto dalle Ferrovie dello Stato al Comune di Roma – ma mai attuate.

MEDU ritiene con fermezza che mettere i lucchetti al Baobab sia sbagliato perché significherebbe chiudere una straordinaria esperienza di solidarietà e volontariato che ha visto coinvolti centinaia di cittadini e decine di associazioni, senza che le istituzioni – Comune di Roma e Ministero dell’Interno in primis abbiano dimostrato la capacita o la volontà di proporre alcuna opzione concreta per valorizzarla e ricollocarla. E’ sbagliato perché si pensa – con la vista assai corta – che questo straordinario luogo di energia umana, forse non è poi più così necessario. E’ sbagliato perché è suicida, dopo quanto è successo con mafia capitale, non dare una prospettiva alla parte più sana di una città che ha un enorme bisogno di riscatto etico. Il camper per i diritti di MEDU e i suoi volontari che da giugno ad ottobre 2015 hanno prestato assistenza sanitaria presso il Baobab a circa 300 persone, solidarizzano con gli amici del Baobab e continueranno a mettere a disposizione la propria clinica mobile per le persone più vulnerabili come hanno fatto a Ponte Mammolo e come continuano a fare al Baobab fino a quando gli sarà consentito di operare.

Nell’immediato, MEDU torna a chiedere un impegno concreto da parte delle istituzioni competenti la valorizzazione dell’esperienza del Baobab e l’immediata indicazione di luoghi e percorsi di accoglienza per i migranti in transito, nella convinzione che la tutela di diritti, dignità e pratiche virtuose di solidarietà e cittadinanza rappresenti l’unica risposta politica coraggiosa ed efficace.